venerdì 29 aprile 2011

"Senza nome" di Wilkie Collins

Esistono autori su cui puntare a colpo sicuro per cedere al gusto della lettura, uno di questi è Wilkie Collins. Contemporaneo di Charles Dickens di cui era amico e collaboratore Collins appartiene al filone di autori che tanto hanno caratterizzato la letteratura inglese di metà '800. Non a torto Collins può considerarsi, senza volerne ridimensionare i meriti, il padre del poliziesco; certo le sue opere incatenarono i lettori alle riviste del tempo dove venivano pubblicate a puntate le sue opere piene di suspence e sentimento. Narrativa popolare che al cospetto della massa informe di pagine prodotte da molti pseudoscrittori contemporanei si fa alta, conquistandosi a dovere il titolo di 'classico'. Collins soleva dire, pensando ai suoi lettori, 'fateli piangere, fateli ridere, ma soprattutto teneteli sulla corda'. E' quanto accade anche in 'Senza nome' più melodramma che intrigo -se pensiamo ai suoi capolavori più conosciuti 'La donna in bianco', 'La pietra di luna', 'La legge e la signora'. Protagoniste sono due sorelle, Magdalen e Norah lasciate, 'senza nome' letteralmente senza identità e patrimonio, come suggerisce il titolo, per un'intricata storia di eredità usurpate e drammatici eventi. Le due sorelle reagiranno in modo diverso alla tragedia subìta, la più matura, Norah accetterà l'aiuto degli amici prima di impiegarsi come istitutrice; la piccola e indomita Magdalen facendo punto di vendicare il padre si lancerà in una serie di pericolose e incredibili avventure, ingaggiando così una guerra aperta ad una serie di nemici odiosi e ostinati fidando solo in se stessa e nell'impavido aiuto di un truffatore d'eccezione: Mr Wragge, lontano parente dalle inarrestabili capacità. Ad averla vinta su tutto sarà la bontà, l'amore, i buoni sentimenti viatico di una morale che premia chi si comporta bene, chi perdona, chi ha fiducia nel prossimo.
A rendere meraviglioso questo lungo romanzo, 725 pagine, è la scrittura diabolicamente accattivante di Collins. I suoi sono personaggi vivi, caratterialmente ben definiti, di cui il lettore finisce per sentirsi complice, amico. Le storie sono intrecci macchinosi, geniali, eppure credibili. La narrazione si giova di artifici rubati al teatro, e non solo.. il carteggio tra i vari protagonisti allenta la tensione e defatica la scrittura compulsiva legata all'agire della sua protagonista, Magdalen. Collins sembra che pennelli la scena, conoscitore accorto della società del suo tempo, in cui non mancano avvocati, notai, commercianti, marinai, fagocita il lettore in una storia in cui è possibile trovare tutto: amore, odio, gelosia, vendetta, passione, ironia, attenzione per i più umili, voglia di riscatto, altruismo. In una parola: un romanzo sfacciatamente godibile.

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