lunedì 31 ottobre 2011

"Jane e i fantasmi di Netley" di Stephanie Barron

Costa di Sothampton, 1808. Jane Austen si aggira tra le rovine dell'abbazia di Netley assieme a due dei suoi giovani nipoti. Uno strano figuro vestito di nero l'avvicina provocandole un brivido d'apprensione, è latore di una missiva di un suo caro amico, Lord Harold Trowbridge, un nobile a servizio di Sua Maestà. Il breve incontro che segue tra i due preannuncia sventure in quel d'Inghilterra a partire dal rogo di una fregata della Marina, l'insurrezione dei prigionieri francesi, le sorti della guerra che vede opposto Napoleone Bonaparte agli inglesi e la stessa vita del re, schiacciato tra scandali, matrimoni segreti e lotte di religione.
Jane avrà l'arduo compito di sorvegliare quella che lo stesso Trowbridge considera il peggior nemico dell'Inghilterra, lady Challoner, tanto bella quanto spietata, una spia la cui determinazione rischia di trascinare a morte troppi innocenti. Arguta, intrepida, testarda Jane sosterrà il suo caro amico in un'indagine pericolosa, dal finale dolorosamente inaspettato.
Settima indagine curata dalla Barron con Jane Austen nei panni di un'insolita detective, "Jane e i fantasmi di Nestley" testimonia la geniale capacità dell'autrice di proporre inchieste valide e credibili dal punto di vista storico, sociale, politico e va da sé logico. Nulla è lasciato al caso, nemmeno il proposito di indagare sulla figura letteraria della Austen, che conquista con la sua forte personalità il lettore più recalcitrante. "Non posso evitare di essere selvaggia come una fiera, se questa è la mia natura".

domenica 30 ottobre 2011

"La setta degli angeli" di Andrea Camilleri

Palizzolo. 1901.
Siamo in un piccolo paese siciliano. Un circolo di notabili. Sette chiese vanto del paese. Nobili famiglie, fanciulle timorate di Dio e tanta povera gente. Un avvocato, tale Matteo Teresi solito denunciare dai fogli di un giornale prepotenze, illeciti e vigliaccherie dei potenti. Per questo inviso ai più, oggetto di scherno e pubblica denuncia dagli altari delle chiese. Figurarsi quando in paese si sparge la voce di un'epidemia di colera? E chi se non Teresi ha attirato l'ira di Dio sul paese? Merita di essere punito.. magari brutalmente malmenato ma in una notte di paura, fughe, assalti e violenze può capitare di tutto anche di scambiare per colera il riserbo silenzioso di un medico che non sa spiegare una bizzaria nel paese: tante giovani fanciulle misteriosamente gravide di un presunto Spirito Santo? Peccato che i loro parenti pensino a farsi giustizia con maschi in carne e ossa e ingenerare un pandemonio portato a freno solo dal provvido arrivo dai carabinieri guidati dal determinato capitano Montagnet, un uomo di legge capace di tener testa alle pressioni dei notabili, dei politici e della Chiesa.. eh sì perchè dopo intense indagini al fianco dell'avv. Teresi proprio sei dei sette preti del paese sembrano coinvolti nello strano affaire delle gravidanze. Scandalo, peccato, orrore.. e tutto portato alla ribalta delle puntuali cronache del Teresi che pago di aver dato valore alla parola 'verità' e certo di aver supportato il Montagnet nel far 'giustizia', sa di essersi fatto il vuoto intorno. La gente non vuol sapere certe cose, preferisce che i panni sporchi restino in famiglia, che gli scandali degli abusi di religiosi siano risolti dalle autorità ecclesiastiche stesse per evitare che la gente perda fiducia nei religiosi.. così scoperta e punita la setta degli angeli, fanciulle disonorate date in spose a giovani consenzienti, padri riportati alla ragione, tutto in paese sembra tornare in pace tranne per Teresi che solo e minacciato non ha che da far le valige ed emigrare in America.
"Questo paìsi, egregio avvocato, è come un gatto che dorme. Teni l'occhi chiuiuti, non si catamina e uno si persuade che dorme. E 'nveci il gatto sta a contare le stiddre del cielo. In questo paìsi perciò si veni a sapiri tutto di tutti, non si può tiniri ammucciato nenti"
Da un fatto di cronaca vera la maestria di Camilleri nel descrivere un microcosmo che a distanza di più di un secolo pare in tutto e per tutto simile all'oggi dove tacere, nascondere, sopportare in silenzio le angherie e i soprusi in nome di un privilegio, un elemosina di vita è ancora la prassi. Una narrazione come sempre coinvolgente, una cronaca d'autore che lascia l'amaro in bocca, per quello che sarebbe potuto essere e non è stato e forse mai sarà.

"Matilda" di Mary Shelley

"Malgrado ogni sforzo per cacciarlo, questo amore mi attanaglia sempre di più, questo amore colpevole, più innaturale dell'odio, che inaridisce le tue speranze e che distrugge me per sempre.. meglio aver amato la disperazione a verla impunemente baciata.."
Una ragazza racconta.. il suo nome è Matilda.
Sola, in fuga dal mondo, a un passo dalla morte, ricorda ad un tenero amico, suo inaspettato confidente, la sua breve esistenza di intensa gioia e inenarrabile dolore, la cui fonte è l'uomo che avrebbe dovuto al mondo più averne cura: suo padre. Tormento, colpa, immenso disagio, impossibilità ad accettare la passione proibita di cui è oggetto.
Disillusa, angosciata, provata nel corpo e nella mente Matilda sente che la sua vita non può essere vissuta: "...come chi muore nella speranza e si desta all'Inferno".
Un libro intenso, struggente, doloroso, riflesso dello stato d'animo dell'autrice che lo scrisse in un periodo infelice della sua vita costellata dalla perdita del figlio, la crisi dell'unione con Percy Shelley e l'ingombrante presenza della figura del suocero; ma anche denuncia della condizione di vita delle donne del tempo spesso oggetto di passione e sopraffazione, imposibilitate a reagire, a farsi, dirsi indipendenti in una società ancora dominata dal genere maschile.

giovedì 27 ottobre 2011

"Melancholia" di Lars von Trier

Due sorelle, Justine e Claire. Due approcci differenti alla vita. Inquietudine, scoramento, depressione nella vita della prima. Pacatezza, serenità, ordine in quella della seconda. Di mezzo, la parola felicità. La si sente risuonare all'infinito nel corso della festa di nozze che Claire e il suo ricco marito preparano in un castello per Justine.
"Sei felice?" "Ma si.."
E invece no. A dispetto della scontatezza del matrimonio fallito tra i genitori delle due, l'uno cialtrone e vanitoso, l'altra nichilista e duramente sincera, le due sorelle hanno tra loro un legame forte, puro, sincero, che porta Claire a prendersi cura di una sorella che alterna a sorrisi espressioni di muta rassegnazione; tutto in Justine lei rivela la disincronia della malattia, una sorta di autodistruzione che traspare sul suo volto, sull'impossibilità a muovere un passo, ad isolarsi dagli altri. Quel che nel corso della festa di nozze di Justine è un abbozzo irrompe in coincidenza di un evento straordinario: il passaggio del pianeta Melancholia, che rischia di impattare sulla terra. A dispetto delle previsioni positive degli scienziati e delle rassicurazioni del marito, Claire teme l'inevitabile fine. In una splendida dimora lungo il lago Claire accoglie Justine, duramente provata dalla malattia. Sarà Justine a tornare in sè, quasi a rivivere in coincidenza della ipotetica fine del mondo. Fine che si rivelerà drammaticamente improcastinabile. Melancholia impatterà davvero sulla terra estinguendo il genere umano. Claire cercherà di sottrarsi sino all'ultimo all'idea di fine e quando smetterà di fuggire cercherà di prepararsi razionalizzando il tutto. Justine invece, da sempre consapevole della natura matrigna della Terra, si presenterà calma alla morte, stringendo a sé la sorella e il nipotino in una capanna di bastoni che spaccia come magica. Una stretta di mano sigilla l'aspettativa della felicità eterna a fronte della fine senza appelli di sorta.
Il film è visivamente splendido. Giochi con la macchina da presa che scavano sui volti dei protagonisti salvo scivolare dal particolare all'universale nel giro di pochi secondi. Il messaggio di un cineasta depresso che si dichiara impietoso verso un'umanità che non merita di essere salvata, fallace in ogni suo gesto se non in quella stretta di mano finale tra le due sorelle. Un film inquietante, drammatico ma profondamente vero, intenso, arriva al cuore dello spettatore scavandosi uno spazio con dolore. Straordinaria la scelta musicale, a partire dal preludio del 'Tristano e Isotta' di R. Wagner. Solo i dieci minuti del prologo valgono la visione del film. Immaginifico. Una vera opera d'arte.

domenica 23 ottobre 2011

"Io e Dio. Una guida dei perplessi" di Vito Mancuso

"La vita viene prima della ragione, e che si dice anzitutto come cuore, passione, desiderio, generosità"
Si deve attribuire al teologo Vito Mancuso il merito di aver dato parola al sentire comune di tanti che pur profondamente cattolici non sentono più alcuna comunanza con l'agire dogmatico della chiesa in quanto istituzione. L'autore pone a confronto il principio di autorità, secondo cui si è cattolici perchè si obbedisce al papa, con il principio di autenticità, secondo cui si è cattolici in quanto si vuole sempre il bene del mondo, riconoscendosi va da sé in quest'ultimo; un silente scisma sommerso tra cristianesimo spirtuale e cristianesimo istituzionale: "Sostengo il passaggio da una fede come 'dogmatica ecclesiale' a una fede 'laica', per la quale l'istanza conclusiva è la coerenza del pensiero rispetto all'esperienza concreta della vita".
In un excursus storico, filosofico, religioso, virtuoso e attento, lo scritto di Mancuso invita a pensare, ragionare, cercare, interrogarsi, condividere, confrontarsi con le idee degli altri e così liberarsi dai pregiudizi; invita cioè a lavorare su se stessi e se necessario formarsi e/o riformarsi giungendo così a percepire il libero arbitrio. La scrittura di Mancuso è chiara, percettiva di un percorso che ognuno di noi sente come necessario quando si confronta con l'impossibilità di coniugare la benevolenza di Dio con il male, ad esempio.
"Gesù concepiva la fede come disposizione del cuore, affidamento, fiducia, atteggiamento complessivo dell'esistenza. La fede di Gesù è l'orentamento di chi ha legato la libertà all'unico necessario, slegandola di molteplici idoli del potere. E' la fede come pace del cuore, e insieme come lotta contro l'ingiustizia".
Nel XVII secolo Mancuso sarebbe finito arso sul rogo, ieri sarebbe passato per eretico perchè incapace di sottomettere l'intelligenza all'autorità ecclesiastica, oggi è ancora in odore di scomunica, di certo è mal tollerato da una chiesa incapace di cogliere l'abissale distanza dal quotidiano, da un reale in cui è invece necessario immergersi perchè "l'essenza umana consiste nella relazione" e perchè, sembra quasi banale dirlo, si vuol essere semplici uomini che credono nel bene e nella giustizia, che credono nell'amore.

domenica 16 ottobre 2011

"Menti criminali" di J.Ellroy, J. Webb, A. Borowitz, J. Dunne, A. Wilkinson, D. P. Lee, D. Grann

"Non credo che sapremo mai con certezza cosa è accaduto veramente. A differenza dei libri gialli, ci tocca vivere senza risposte".
Nove tra le migliori firme del giornalismo e della narrativa americana raccontano alcuni dei crimini più efferati degli ultimi decenni. Ben lontani dal pezzo 'a sensazione' di certa stampa nazionale o dalla banalizzazione dei plastici delle trasmissioni tv, l'inchiesta americana sugli omicidi accantona curiosità e morbosità, per leggere le inquietudini che attraversano il tessuto sociale in cui tracciare il profilo del killer, spingendosi ad un approfondimento piscologico quando non cercando, offrendo una riflessione etica. Al rigore del giornalismo in 'Menti criminali' si aggiunge il pathos della letteratura, così lo scrittore prende per mano il lettore e lo accompagna nel mondo dell'orrore.
Sconsigliato ai facilmente impressionabili.. eppure la descrizione dell'autopsia di Ellen Andros ad opera del dottor Gross, firmata da Dan P. Lee, è tra le migliori pagine di letteratura degli ultimi anni. Così pure il racconto della morte sospetta di Richard Green, tra i maggiori esperti al mondo di Sherlock Holmes, passa quasi come uno scherzo letterario di Artur Conan Doyle. Tristemente, orribilmente geniale. De resto "quando hai eliminato l'impossibile, quello che resta, per quanto improbabile, defe essere la verità".

"Il mercante di libri maledetti" di Marcello Simoni

Ignazio da Toledo, un mercante di libri antichi in fuga da quindici anni.
Willalme, suo fido compagno d'armi.
Uberto, un giovane converso.
Tre uomini sulle tracce di un libro oscuro cui è legato il segreto per accedere alla massima conoscenza e, per suo tramite, al potere. Un viaggio avventuroso per mezza Europa agli albori del XIII secolo. Minacce e inquietanti inganni, truci emissari di una setta segreta, armigeri decisi a tutto, nobili e alti prelati, e un nemico che veste i panni di un insospettabile...

Bisogna riconoscere ai tipi della Newton Compton una 'faccia tosta' non da poco per sparare a mille un battage pubblicitario che propone 'Il mercante di libri maledetti' come 'un esordio che rimarrà nella storia'. L'idea che i libri siano siano ormai solo merce e che per vendere si ricorra alla pubblicità con insolenza e cialtroneria è raccapricciante. 'Il mercante di libri maledetti' arriverà al massimo al prossimo anno e per il solo fatto che verrà data alle stampe la seconda e poi la terza parte, basta. Non ha nulla della qualità narrativa e dell'erudizione non solo formale ma concettuale de 'Il nome della rosa' di Eco, né tantomeno dell'estro e della vivacità stilistica de 'I pilastri della terra' di Follett, autori a cui Simoni è stato paragonato, temo, suo malgrado. Per quanto uno possa amare i libri e avere la coraggiosa presunzione di avere in testa una bella storia da raccontare, il passo dal saperla mettere per iscritto e renderla credibile e appetibile ai lettori é spesso impraticabile. Con tutto il rispetto per l'autore, l'editor dovrebbe avere il coraggio di puntare alla ricerca della qualità e non della banalità, dell'originalità e non del convenzionale.

"Bar Sport" di Stefano Benni

Un bar, non uno qualsiasi.. il Bar Sport, con quell'insegna che sta su solo quando va bene al Signore, con le vecchiette sedute in un angolino, i tipi che fumano, quelli che sbevacchiano, quelli che parlano di sport e quelli che giocano a carte, quello che sa tutto ma proprio tutto di tutto e i don giovanni da strapazzo, il ragazzo con le sue pretese di un gelato che finirà rigorosamente spiacciccato per terra appena fuori e la brioche impietrita nel tempo che nessuno ha il coraggio di mangiare, il ragioniere con il riporto ai capelli e il telefono a gettoni a cui aggrapparsi per una telefonata infinita, l'ex giocatore di successo, lo sfigato di turno, la cassiera bellona. In breve, una carrellata di eterogenea umanità di provincia italiana, sfumata negli anni sessanta, così simile ai ricordi di un paese cristallizzato in un immaginario comune fatto di sogni e quotidianità spiccia.
Trent'anni di successo editoriale non fanno di 'Bar Sport' un libro straordinario. Di più, a dispetto di qualche buona battuta, il libro non lascia traccia di sé.

giovedì 13 ottobre 2011

"Jane Eyre" regia di Cary Fukunaga

"Il pensiero di lui era ancora con me; perché il mio amore non era una nebbia che il sole poteva dissipare, né un'impronta sulla sabbia che le tempeste potevano cancellare. Il suo nome era inciso sul marmo, e come il marmo duraturo..."
Mia Wasikowska - l'Alice di Tim Burton- veste i panni di Jane Eyre in questa nuova versione del celebre romanzo di Charlotte Bronte, il divo del momento, Michael Fassbender -il dott. Jung di Cronenberg- quelli di Edward Rochester. Nota la trama, l'orfana Jane giunge a Thornfield, nei panni di una giovane ma preparata istitutrice. Anni di patimenti e umiliazioni in un collegio femminile non hanno piegato l'animo indomito né il suo cuore libero e speranzoso di una vita felice. In breve tempo Jane si lascia vincere dalla pace che regna a Thornfield aprendosi con fiducia al futuro salvo imbattersi nel tormentato e duro Rochester, che reppresenta una sfida, l'ignoto, la passione legata ai sentimenti imberbi eppure destinati a non essere tacitati se non in rispetto alle convenzioni sociali. Ma quando l'amore esplode tra i due vincendo ogni pregiudizio il passato oscuro di lui torna a reclamere spazio minacciando la felicità di Jane. Doloroso, dolorissimo rinunciare a lui ma necessario. Jane non avrebbe più rispetto di se stessa altrimenti. Attraverso la brughiera fredda come le ombre lunghe del passato, Jane troverà asilo altrove, decisa a ricominciare ma lontano, una voce la richiama a Thornfield, da Rochester, dall'amore che a dispetto di tutto non si può negare.
Matura e capace la regia dell'americano Fukunaga, volenterosi i due interpreti, ma il film non travolge con la stessa passione delle precedenti versioni. Un compitino ben fatto che piace ma non convince del tutto.

domenica 9 ottobre 2011

"Il gusto segreto del cioccolato amaro" di Kevin A. Milne

Sophie non ama festeggiare il giorno del suo compleanno.
Non ha fiducia nella gente, ha smesso di credere alla possibilità di essere felice. E soprattutto non riesce a perdonare se stessa.
La sua vita si è arrestata bruscamente il giorno del suo nono compleanno, quando ha perso i genitori in un incidente stradale di cui si sente responsabile. Nonostante l'amore della donna che l'ha adottata, Ellen, della sorella Ev, e il suo piccolo ma ben avviato negozio di cioccolato, Sophie si è arresa all'idea di vivere sola e di aver contro la fortuna.
Del resto a cosa attribuire l'incredibile sfortuna di essere mollata dall'uomo che amava, Garrett, a pochi giorni dal matrimonio?
Disincantata, cinica Sophie ha incanalato la sua rabbia in un piccolo cioccolatino dal gusto amaro che cela un messaggio al suo interno: un biscotto della sfortuna, con frasi dure, realiste e impietose, richiestissimo da mezza città.
Ma il giorno del suo ventinovesimo compleanno Garrett ricompare nella sua vita deciso a dare un senso alla sua improvvisa fuga. Sophie è decisa a respingerlo, a non dargli il tempo di spiegare ma cede: Garrett avrà una possibilità se riuscirà a portarle cento brevi messaggi di sconosciuti che credono alla felicità.
L'impresa sembra titanica ma l'improvviso interesse dei media stravolge i piani di tutti, trascinandoli indietro nel tempo: in una sera di fine settembre di vent'anni prima, su una strada dall'asfalto bagnato dove la vita di tante persone si sono incrociate, aprendo a tragedie immani e impreviste fortune, perchè a dispetto di tutto, e Sophie dovrà ricredersi, la felicità esiste.. "è vero la vita può riservare molti momenti amari, che di tanto in tanto però vengono stemperati da dolci esplosioni di felicità che rendono l'esperienza più piacevole".

sabato 8 ottobre 2011

"Hedy Lamarr, la donna gatto" di Edoardo Segantini

Bella, bellissima.
Così per la stampa di Hollywood Hedy Lamarr.
Nata Hedwig Eva Maria Kiesler in quel di Vienna nel 1914, figlia di borghesi ebrei, verrà ricordata come la giovanissima interprete del film più censurato della storia del cinema 'Estasi', in cui compare nuda. In fuga da un marito tanto ricco quanto ossessivamente geloso, sarà tra le stelle della MGM forse la più bella, la più ammirata ma anche quella meno conosciuta. Straniera, anche a se stessa, alla sua religione, all'orrore che di li a breve scoppierà nella sua patria d'origine scuotendo l'Europa -lo sterminio degli ebrei- Hedy sarà sempre una donna determinata, autonoma, sfacciatamente decisa a fare da sé, anche a sbagliare in proprio, per certi versi femminista ante litteram, di certo una donna audace e intelligente, che smessi i panni di scena, veste quelli di scienziata al fianco di un illuminato e moderno compositore George Antheil con cui firma un brevetto precursore delle nuove tecnologie ora usate dalla telefonia mobile, un tempo dalla difesa militare americana: il frequency happing spread spectrum, che le varrà negli anni '90 un riconoscimento ufficiale. Tardi forse per riabilitare un mito di Hollywood che non ha saputo dare affetto ai propri figli, che ha sposato tanti uomini senza mai davvero amarne nessuno, che ha creduto nella sua bellezza forse più che nelle sue capacità di attrice, che ha smarrito la lucidità scivolando in qualche episodio di cleptomania salvo continuare a divertirsi un mondo speculando in borsa, e che ha lasciato che la piccola Hedy Kiesler tornasse nella sua amata Austria davvero.. solo.. dopo morta.. le sue ceneri sparse lungo le rive del Danubio Blu.
Bella, bellissima si è detto, ma mai davvero di nessuno, nemmeno di se stessa.
"La qualità che ho sempre avuto con gli uomini è di far sentire loro che mi possiedono al novantanove per cento. Quell'ultimo uno per cento li faceva andare in furia".

mercoledì 5 ottobre 2011

"A Dangerous Method" regia di David Cronenberg

"A volte devi fare qualcosa di imperdonabile per poter continuare a vivere!
Triangolo di relazioni pericolose.. relazioni fisiche e mentali intense, profonde, morbose.
Freud, Yung e Sabina Spielrein.
Freud e Young non si sono ancora conosciuti ma all'ospedale Burgholzli Gustav Jung mette in pratica le teorie di Freud su una giovane paziente, Sabina: la sua infanzia costellata dalle violenze subite dal padre ne hanno condizionato la sua sfera sessuale.
Young saprà aiutarla, sostenerla nel suo percorso di emancipazione. Lei stessa studierà psichiatria offrendo un contributo essenziale alle teorie in evoluzione della nascente psicoanalisi.
Ma Sabine sarà anche uno dei motivi di attrito tra Freud e il suo allievo Jung con cui avrà una turbolenza relazione; Yung deciso ad elaborare sue proprie teorie contaminando il metodo con il ricorso al concetto di casualità e alla teleologia finirà per interrompere persino la corrispondenza con il suo illustre mentore.
Tre figure essenziali della psicoanali, tre menti prone al sapere, decise ad indagare la complessità dell'essere umano crogiuolo di sentimenti e pulsioni che ne connotano l'agire.
Un film essenziale, la regia di Cronenberg punta a scavare il rapporto tra Sabine e Jung quanto quello tra allievo e maestro. Pregevole la cornice storica, potente l'interpretazione della Knightley, convincente Fassbender, bravo Mortensen, calato in pieno nella parte l'istrionico Vincent Cassel. L'immagine che apre e chiude il film con l'inchiostro che si spande sulla carta richiama sì parole.. ma anche segni incisi sulla pelle, nel corpo, come pensieri che ristagnano dentro la mente alienandola.

lunedì 3 ottobre 2011

"Quo vadis?" di Henryk Sienkiewicz

Roma 64 d.C. mentre Nerone imperversa sulla città con le sue follie imperiali ignaro dei bisogni reali del popolo, crogiuolo di razze e religioni diverse, il patrizio Marco Vinicio si innamora della giovanissima Licia, figlia di un re svevo, allevata presso la famiglia del nobile Aulo secondo i precetti della religione cristiana. E’ un momento e se la passione di Marco mette in moto un meccanismo crudele di fughe, ricerche e accorati appelli, le parole dell’Apostolo Pietro e Paolo di Tarso fanno breccia nei cuori della gente. La reazione dei potenti non si fa attendere, Roma brucia e i cristiani sono indicati come colpevoli. E’ l’inizio delle persecuzioni contro i fedeli del nuovo culto e forse il declino dello stesso Nerone. Vinicio e Licia si ritroveranno per vivere il loro amore nella luce del Signore lontani da Roma mentre infuria la lotta tra bene e male: E così passò Nerone come una bufera, come un uragano, come una fiamma, come passa la guerra o la morte mentre la basilica di Pietro governa ancora, dal colle Vaticano, la città e il mondo’.
A seguire il link per scaricare la recensione completa in pdf:
http://www.box.net/shared/7agzh9zcbsyzvu2azpjs

domenica 2 ottobre 2011

"Cattive compagnie" di Ruth Newman

Una foto scattata da amici in vacanza.
Un volto, un corpo sullo sfondo di una coppia che sorride all'obiettivo.
Per Kate uno shock. Di più, l'inaccettabile.
Perché il corpo, il volto, il sorriso dell'uomo sembrano quelli di Charlie Benson. Scomparso un anno prima in mare in Sicilia nel corso di una vacanza.
Possibile che l'uomo della foto sia Charlie?
Possibile che ci sia una spiegazione a quella straordinaria somiglianza?
Affranta, dopo un anno di silenzi, colpe, tentati suicidi e analisi Kate non trova ragione di vita se non nell'appiglio di quella foto, uan speranza che fa male al suo cuore più della perdita subita eppure impossibile da ricacciare indietro.
In corsa tra America ed Europa, ripercorrendo i luoghi che l'hanno vista felice con Charlie, Kate scoprirà che dietro la speranza di ritrovare in vita il marito si nasconde una verità che non avrebbe mai preso in considerazione, una verità oscura e terribile che affronterà con determinazione e coraggio per riprendersi la felicità perduta.
Thriller sui generis la narrazione della Newman fagocita se stessa, infarcita di luoghi comuni e colpi di scena banali e devianti. Una lettura piacevole per un paio d'ore che di certo non passerà alla storia.