mercoledì 26 agosto 2020

"Passaggi segreti" di Federico Pace

"Subito prima dell'alba e subito dopo il tramonto" è il momento in cui le strade minori "hanno un fascino intenso, e sono aperte, invitanti, enigmatiche: uno spazio dove l'uomo può perdersi".
Viaggi, di poche ore, giorni. 
Attraversano le stagioni come attraversano i luoghi. Abitati, o arresi alla furia del tempo che passa. 
Tempo, nel viaggio, dilatato, magico, inatteso. Tempo condiviso, amato, disatteso. Tempo che si fa dono, rivelazione come il viaggio tutto. Che sia ispirato dal racconto di un amico, che sia riflesso negli occhi di una donna, che sia ispirato da un contrattempo, una strada sbagliata, una coincidenza perduta. Viaggio come regalo, come venire al mondo all'improvviso, sogno, messaggio per noi, noi soltanto, capitati in un luogo sfuggito agli altri, ai più, che parla e racconta chi ha abitato il luogo, chi lo ha attraversato di sentimenti.
Che sia un lago o nel fitto di un bosco, su una strada statale che attraversa un paesaggio lunare o nella laguna, tra le saline o dall'alto di una scogliera o semplicemente nella prossimità di un giardino, tutto può rivelare un passaggio segreto che ci apre il cuore inondandolo di sensazioni uniche. 
Alcuni luoghi meravigliosi e misconosciuti del nostro paese diventano l'occasione di viaggi, riflessioni, scoperte. Un segreto da condividere sull'onda di emozioni semplici che restituiscono valore alla parola tempo.
Un breviario da usare come guida tascabile per viaggiare fuori e dentro di noi, un libro che fa bene all'anima, scritto con grazia ed equilibrio di penna.
"I luoghi, quelli in cui siamo nati, quelli che scegliamo come d'adozione, quelli in cui torniamo infinite volte, i modi per raggiungerli, le strade, le vie, quelle che ripercorriamo una o più volte, si innestano con tanta precisione, con così ostinata forza dentro di noi, che finiamo per somigliargli".

sabato 15 agosto 2020

"Gli anni del nostro incanto" di Giuseppe Lupo

La rivista tra le mani di una donna.
La foto di una famiglia in Vespa. Un bambino di sette ani circa, il papà che guida, la mamma in equilibrio precario, una mano abbraccia lui, l'altra tiene ferma una piccola di pochi mesi. Sguardi sereni, la bellezza sui loro visi di giovani felici, l'aria di festa, la vita addosso.
La foto cattura un momento privato di una famiglia come tante negli anni '60 nella Milano che abbaglia tanti italiani in fuga dalla miseria di una guerra che si porta addosso come un abito stretto.
La foto rievoca nella donna tanti ricordi, troppi, inattesi e la sconvolgono al punto da farla precipitare nel silenzio prima, smarrimento poi, amnesia infine.
Mentre la nazionale di calcio di Bearzot trascina il paese tutto verso la gioia sfolgorante di una vittoria mondiale, una ragazza aiuta sua madre a ricordare, a ricostruire la sua vita a partire da quella foto.
Che racconta della ribellione di un figlio del Sud ad una vita già scritta, di una grande città che accoglie ma chiede sacrifici e duro lavoro tra mille contraddizioni; dell'amore per una donna e i figli da accontentare in tutto; la felicità a portata di cambiale all'Upim; gioie materiali che pure non bastano a rattoppare il cuore ferito dai dolori: il mancato perdono del padre morto all'improvviso, le vacanze al sud che lasciano la malinconia addosso, un figlio che sposa il silenzio dell'abito talare prima e l'indefinito della lotta armata poi verso uno Stato che si avverte nemico più di quello stesso Dio cercato e non trovato: "Dio è morto", risuona in una canzone. E come un temporale improvviso il lutto abita ancora la famiglia e il cielo si tinge di grigio in una città che non luccica più, è tempo di austerity. Gli anni di piombo trascinano sogni, sorrisi, speranze verso l'oblio del tempo che fu, di lavoro e infinite possibilità.
La foto stretta tra le mani, il sorriso di una donna in un letto d'ospedale mentre Paolo Rossi tira calci ad un pallone e conquista l'Italia intera.
I silenzi all'improvviso si riempiono delle parole di una ventenne che restituisce alla madre il senso del tempo e della vita, e nel farlo ricompone la propria, elaborando lutti e partenze, segnando i confini del possibile da quelli della realtà, strappata agli occhi immobili di un fratello che ricompare nell'unica notte in Italia in cui tutto può accadere, la notte della finale dei mondiali di calcio.

Giuseppe Lupo scrive una storia evocativa che è parte di tutti noi, racconta l'Italia, la "nostra" storia. Lo fa attingendo alla musica - note e parole che danno voce ai personaggi della storia - agli eventi che segnano il quotidiano di uomini e donne, progressi scientifici, elettrodomestici come simbolo di un benessere a rate, l'emancipazione della donna che lavora e studia, i viaggi nello spazio, un tempo nuovo che ispira, le luci della città che riflettono l'utopia di un mondo migliore, un vanto verso chi è rimasto indietro, in paese, che aspetta che il miracolo italiano bussi alla porta di casa.
Un libro di tenacia emotiva, che racconta gli anni di un incanto che in tanti hanno vissuto. L'incanto di una vita spesa a credere che il futuro sarebbe stato migliore. Un incanto spezzato dagli anni di piombo e ricomposto un gol dopo l'altro su un campo di calcio. "Davanti a te si è aperto un orizzonte di nebbia, a me è toccato il compito che spetta ai sopravvissuti: riempire il silenzio con le parole, lottare contro il vuoto. Qualcosa si salva".

sabato 8 agosto 2020

"Riccardino" di Andrea Camilleri

'Riccardino' è l'ultimo libro di Andrea Camilleri, edito  dalla Sellerio, a distanza di un anno dalla sua scomparsa, come da disposizioni dell'autore. Scritto nel 2005, segna l'uscita di scena del commissario Montalbano. 

Scritto in un momento di stasi dell'autore, stanco fisicamente e forse un po' accerchiato dal successo mediatico dei suoi gialli e dalle piccole e grandi invidie del mondo letterario, 'Riccardino' ha il pregio di essere un buon romanzo, di certo un chiaro esempio della narrativa di Camilleri.

'Riccardino', sottoposto a una sorta di upgrade nel 2016, è un romanzo davvero interessante, non solo per la trama, per il giallo in sé, ma per la comparsa al fianco di Montalbano del suo doppio, l'Autore. Espediente non nuovo in letteratura, che pure dà forza alla narrazione, che a tratti si fa catartica, di certo mai autoreferenziale.

Montalbano non le manda a dire all'Autore, che troppe volte sembra suggerire la strada da prendere. E che si fa sua coscienza, rimproverato di essere troppo quiescente al cospetto dei poteri forti, quasi un voler ricordare che troppe volte il giallo affondando nella realtà ha lanciato invettive, reprimende sull'uso distorto del potere, sul peso deviante della politica, sui media corrotti che ricercano audience, creano mostri, affondano la verità, dimenticando che le indagini spesso si fermano alla superficie delle cose. In questo Camilleri per il tramite di Montalbano viene etichettato politicamente, e a discapito dei suoi critici e detrattori, acquista forza, carattere, dimensione.

Le indagini di Montalbano sono ispirate dalla cronaca; brutale, violenta, banale nel riproporre schemi antichi, e il quotidiano è fatto purtroppo di gente che ancora non vede, non sente, non parla. Ad ogni livello della società. Per paura, superficialità, ignoranza.

"Riccardino" è l'ennesima dimostrazione che quasi mai la verità è quel che appare. Davvero dietro la morte di un banchiere tanto amato e apprezzato c'è un movente passionale? Un marito tradito, vittima della furente gelosia? Davvero l'amicizia ventennale di quattro uomini non cela altro? Traffici, ricatti, danaro, gelosia, vendetta. Davvero si può sopportare a lungo l'arrogante potere di un uomo che si crede inattaccabile?

In un romanzo in cui tutti i grandi comprimari di Montalbano, Livia, Mimì, scivolano nell'ombra, emerge nitida la stanchezza di un uomo di legge, provato della realtà capovolta che vede i giusti calpestati e i corrotti al potere, che pure non molla il suo modo di fare e intendere l'indagine, che spera nella forza delle parole e degli esempi e che non smette di lottare, al punto di non lasciarsi più definire come personaggio ma di evolvere, acquisire coscienza e decidere per suo conto come sottrarsi all'autore e al suo pubblico.

Anche questo, espediente letterario. Piccolo segno di ribellione. Ed è la svolta, e al tempo stesso, la parola fine alle indagini del commissario Montalbano.