venerdì 30 novembre 2012

"La moglie del mondo" di Carol Ann Duffy

"Siamo andati allo zoo
gli ho detto-
C'è qualcosa in quello scimpanzé che mi fa pensare a te"
(sig.ra Darwin)
Quando si pensa alla poesia spesso si circoscrive l'uso della parola al discorso amoroso, all'accorato appello politico, all'afflato verso la patria lontana, l'inglese Carol Ann Duffy ne fa un uso smaccatamente dirompente, ironico, graffiante per accedere alla fantasia, al mito, alla storia e raccontarla dal punto di vista femminile. Va detto, punto di vista davvero originale: quasi esclusivamente quello delle mogli, vere protagoniste nella coppia dove però il destino ha premiato, illuminato, cinto di conoscenza l'uomo: da Pilato a Freud, da Icaro a Darwin, da Lazzaro a Faust, da King Kong a Quasimodo, solo per citarne alcuni.
La Duffy colleziona una deliziosa e godibile raccolta di liriche, più o meno brevi, che descrivono la storia come non l'abbiamo mai conosciuta rivisitandola con arrendevole spregiudicatezza e fascinazione. 
Un 'come poteva essere' visto dalla parte di lei.
Le mogli del mondo si raccontano:
"Non sarò la prima né l'ultima
che se ne sta su un costone
a guardare il marito
che dimostra al mondo
di essere un totale, perfetto
emerito, assoluto coglione"
(sig.ra Icaro)

sabato 24 novembre 2012

"La doppia vita dei numeri" di Erri De Luca

"La tombola napoletana estrae insieme ai numeri anche una storia. E' il viaggio contrario a quello dei sogni, che da una storia venuta in sogno suggerisce i numeri da giocare al lotto".
E una storia è quella che imbadisce un fratello alla sorella la notte di capodanno nel corso di una tombolata stramba e solitaria. Solitaria solo in apparenza. Perchè al tavolo, siedono presenze familiari, che ridono, ricordano, parlano, invitati da una dimensione altra: "i numeri siamo noi e veniamo estratti ogni volta che uno si ricorda di noi e ci nomina".
Siamo a Napoli. Da una finestra i colori e i suoni dirompenti dei fuochi pirotecnici. L'uomo estrane numeri, significati, aneddoti, ricordi personali, silenzi, sberleffi, segni di una vita vissuta, una famiglia come tante: l'amore, il lavoro, i figli.. il dopoguerra a Napoli. La donna, sua sorella, ascolta, partecipa, spinge l'altro a lasciar fluire emozioni, lo sprona "sei sempre stato scarso negli affetti, tieni la scrittura e metti tutto là dentro" e ottiene che la storia.. vera.. prenda forma. Ed è una storia di famiglia, di un tempo perduto, del riscatto felice di una gente abituata a fare ammuìna, di un tempo diventato sereno, di una pacificazione con una città, con un passato per un tempo impreciso dichiarato estraneo.
La scrittura di De Luca è essenziale, figurativa, pulita, prende forma sulla carta: è semplicemente vera. Per questo potente.

domenica 18 novembre 2012

"Come una specie di sorriso" di Lella Costa

"..per quanto possa essere sgradevole, perfida, malevola o feroce, la libertà di esercitare la satira e l'ironia non dovrebbe mai, ma proprio mai essere messa in discussione. E l'unico metro di giudizio dovrebbe essere basato sull'efficacia: fa ridere? Funziona? Ottiene l'effetto di stupirci, diovertirci, spiazzarci, provocarci, farci riflettere e insieme sorridere?"
Garbata, istrionica, sottile, elegante, così nei testi che porta in scena, così nella scrittura, Lella Costa regala un quasi saggio sull'ironia spaziando dai classici, a suo modo reinterpretati e attualizzati, ai cantautori del novecento, dai miti greci alle esperienze quotidiane, dimostrandone l'importanza, un antidoto alle storture della vita, agli orrori ed errori subiti e provocati dal genere umano: guerre, dittature ma anche amori finiti, diete atroci, infauste visioni allo specchio.
Il suo libro risulta leggero, sornione, proprio come una specie di sorriso rubato tra le pagine.

domenica 11 novembre 2012

"Le donne perdonano tutto tranne il silenzio" di Rosa Matteucci

Su un set cinematografico, ai piedi di un calvario grottesco quanto i volti della gente che lo abita, scivolano figure reali e figuranti di ogni tempo e ogni dove. Uomini e donne ammalati di un morbo che esiste da sempre senza speranza alcuna di essere debellato: l'amore; incapaci di guardarsi dentro, accettare i propri limiti, rassegnarsi a soccombere al proprio destino o impetuosamente ribellarsi, semplicemente vivere.
Qui, tra fantasia e realtà, incubi dettati da cattiva digestione o asfissia umorale, si incrociano Marta e Maria, sofferenti per uomini che non hanno saputo, voluto, potuto amarle. Inquiete, diversissime tra loro, eppure prossime, inspiegabile sostegno l'una delle pene dell'altra, consapevoli che "come tutte le donne lei sopporta le parole più dure, accetta gli schiaffoni, le mezze verità, i tradimenti ma ai silenzi degli uomini non si perdona mai".
Perché "la vita delle donne è sempre stata condizionata dal potere degli uomini. Per noi non c'è mai stata libertà di esistere, contiamo soltanto in funzione loro, sempre per derivazione: la figlia, la madre, la sposa, la sorella, l'amante, la fidanzata. Solo la puttana resiste a prescindere dagli uomini. Siamo come bamboline vudù, in cui conficcare spilli". Fallaci, instupidite dalla sindrome dell'io ti salverò, certe di poter amare anche chi non s'ama, di avere quel che l'uomo non ha e cerca, destinate al sacrificio e per questo deboli, esposte.
La scrittura della Matteucci è mordace. Un pugno nello stomaco, capace di dire quello che tutti pensano ma tacciono per pudore, e timore d'esser accusati di frigidità mentale, anarchia sessuale, spudoratezza. E invece le osservazioni anche sulle abitudini quotidiane, quello che accettiamo per pigrizia, conformismo, buonismo sono originali, deliranti, divertenti. La Matteucci è indisponente, vera, originale.

domenica 4 novembre 2012

"Il confidente" di Hélène Grémillon

"La maggior parte delle persone si innamora di qualcuno vedendola, a me, invece, l'amore mi ha preso a tradimento" così Luis ricorda Annie.
Come le confidenze di uno sconosicuto siano finite tra le lettere di consoglianze per la morte di sua madre, Camille non lo sa. Forse l'ennesimo espediente di un aspirante scrittore di farsi leggere da un'accreditata editor o peggio l'assurda storia di qualcuno che sembra conoscere lei, sua madre, la sua famiglia. Eppure tutto suona sfalsato: date, luoghi, nomi.
Teatro degli eventi un piccolo paese di provincia sul finire degli anni '30. Una ragazzina che aspira a diventare pittrice, Annie, una ricca borghese triste giunta dalla capitale, madame M., una grande casa, l'Escalier, e un triste segreto da tacitare al mondo: la colpa di non avere figli e desiderarli oltre natura.
Il patto scellerato tra le due, l'una di partorire al posto dell'altra, ignora tasselli importanti, conseguenze inaspettate, forzatamente negate: l'amore ignorato degli uomini: usati, scacciati, esiliati; il sacrificio di chi è pronto a tutto per tutelare l'innocenza di un neonato; la vendetta delle donne convinte che 'il tradimento concede ogni diritto'; le atrocità della guerra; bugie, silenzi, omissioni.
Ma non si può tacere per sempre. Non ci si può perdonare del male fatto, nemmeno se si crede di averne subìto. "Non ho mai preso in considerazione che la mia menzogna potesse sopravvivermi. Lo specifico di una menzogna è di essere scoperta, smascherata, non di diventare una verità definitiva, inossidabile, insospettabile. La verità di esseri umani che esisteranno e non avranno mai il modo di sapere. Non posso sradicare tutte le persone che nasceranno. Per vivere davvero, le persone devono sapere da dove vengono, quando vedo dov'è arrivata Camille, ne sono sicura".
Così una madre.. così il suo ultimo sacrificio, irragionevole quanto l'ostinazione di Annie di fingersi morta per vivere davvero, vivere accanto a sua figlia senza mai essere riconsciuta. 
"Non si può incolpare la vita perché si riprende quello che non si guarda più".

Una scrittura vibrante, accesa.
Personaggi femminili di straordinario impatto.
Un quadro storico e sociale attento, necessario.
Una storia di bugie, sacrifici, tradimenti, spietati amori, passioni tacitate, inquietanti sospetti.
Un romanzo d'esordio di fulminante bellezza. Bruciante.
"In amore, mia cara, non bisogna chiedere nulla, pretendere nulla. Non cercare mai di farti amare dalle persone come vorresti che ti amassero, non è questo il vero amore. Bisogna accettare che gli altri ti amino a modo loro"

"Le parole del nostro destino" di Beatriz Williams

"Verrò da te al chiaro di luna, se anche l'inferno mi sbarrasse il passo" .
Amiens, Francia, 1916.
La prima guerra mondiale è in corso. 
Il capitano Julian Ashford con i suoi compagni di reggimento prega nella piccola chiesa del paese. Poche ore e saranno nuovamente al fronte, in trincea, in prima linea.
E' mattino. L'aria ancora densa di pioggia.
Una donna bella, intirizzita nell'impermeabile fradicio, gli occhi grandi gli si para davanti. E' un attimo, il tempo di pronunciare poche parole e svenire tra le sue braccia.
In quel momento la vita di Julian Ashford, figlio unico di una nobile famiglia inglese, destinato a segnare la storia della sua nazione cambierà per sempre. Un incontro, il volto di una donna, parole straordinarie di una storia che ha solo dell'incredibile segneranno il suo destino e quello di alcuni suoi commilitoni.
Perchè le parole possono muovere il mondo, due cuori che battono l'uno per l'altro possono riconoscersi nel tempo, oltre il tempo e dare forza a un legame che pare destinato ad essere vissuto da pochi come un dono inatteso, una magia che forza le leggi della natura.
"'..i mercati sopravvivono anche in mia assenza. Io al contrario non posso vivere senza di te'
Mi ammutolii. Ero letteralmente senza parole. Lui mi guardò con la coda dell'occhio. 'Tutto bene?'
'Sì. E' solo che non riesco ancora a crederci.
A cosa?
A noi. A questo. Non mi sono mai sentita così. Mi sembra di conoscerti perfettamente, e allo stesso tempo di non conoscerti affatto. E poi tu te ne esci con simili frasi.."

La storia della Williams sembra saccheggiare a tanti libri, tanti film, che si fatica persino a citare e non con lo stesso risultato. La scrittura è a tratti eccessiva, ridondante e il finale appare raffazzonato per non dire sconclusionato nella parte in cui spiega il viaggio nel tempo dei protagonisti. La lettura scivola via senza straordinari coinvolgimenti da parte del lettore. I protagonisti non hanno luce, né forza. Nulla o poco resta. Occasione sprecata.

sabato 3 novembre 2012

"Sacra Corona Unita" di Mara Chiarelli

"'Dove c'è denaro c'è malavita' ammonisce il superpentito Ercole Penna nel tentativo di aprire gli occhi agli inquirenti ed evitare che si ripeta la pericolosa sottovalutazione che alla fine degli anni '80 ha stolidamente fortificato la quarta mafia".
La giornalista Mara Chiarelli nel sottotitolo del suo libro chiama gli uomini della Sacra Corona Unita i 'camaleonti della criminalità italiana' e non a torto. Brutalmente radicati nel tessuto sociale ma silenti al cospetto dei media; declassati a quarta mafia eppur presenti sul territorio pugliese al punto da far propri affari leciti e illeciti: dal traffico di droga all'estorsione, dalle aste giudiziarie alla green economy; ombra di affaristi e politici; capaci di stringere alleanze con mafie nazionali e internazionali; di scivolare dall'anonimato dei vecchi capi alle spavalderie cruenti delle nuove leve; di reggere la ferocia della vendetta e trasformarla in motore pulsante di crescita di un'entità altra, anomala, violenta capace di adattarsi come un camaleonte appunto al mutare dell'economia, della società. Da contrabbandieri a uomini d'affari, dai riti di affiliazione ai consigli d'amministrazione e tutto sotto silenzio.. se non fosse che a parlare sono le indagini giudiziarie, e il capace, necessario lavoro di cronaca di chi quotidianamente racconta gli orrori di uomini che deprivano lo Stato e i suoi cittadini di diritti e dignità.
"La giovane donna era stata giustiziata perché a conoscenza di informazioni su un omicidio che poteva inguiare Giannelli, ma anche e soprattutto per esserne stata l'amante. Il suo corpo fu bruciato e ritrovato in una cisterna nei pressi di una casa di campagna. Quello della bimba, uccisa in modo brutale, sbattendo più volte contro un muro, fu sepolto sotto terra e scoperto solo otto anni dopo".

giovedì 1 novembre 2012

"Libere sempre" di Marisa Ombra

"So però che l'unico modo per avere un futuro, è vivere il presente sapendo che ogni gesto, ogni scelta per quanto apparentemente marginale, contengono in sé la creazione del futuro, ne determinano l'indirizzo. E che quindi è importantissimo avere cura di decidere ogni cosa con attenzione, rispettando sempre la propria libertà e la propria dignità".
Un'anziana donna parla ad una quattordicenne. Generazioni a confronto. Una voce della resistenza al cospetto di ragazzina d'oggi. Dall'uso distorto del corpo, ridotto a strumento per acquisizione di potere e affermazione personale, alla parola libertà, responsabilità, dignità. Parole essenziali sempre, in ogni tempo, in ogni dove. Similitudini di fanciullezze a confronto, ideali, paure, riferimenti valoriali. Speranze e concretezze di un'universo femminile "libero sempre".
"..non bisogna avere paura, perché è nelle difficoltà che si cresce, anche se sul momento non ne hai coscienza. Pure i fallimenti aiutano se si ha la capacità di analizzarli e di riconsocere dov'è stato l'errore".
Una lettura intima, dettata dall'esperienza personale e diretta al cuore delle donne, tutte.