sabato 31 marzo 2018

"Tutto è possibile" di Elizabeth Strout

"Ciò che trovava assurdo della vita era quando dimentichiamo eppure ci portiamo sempre appresso come arti fantasma".
È un fardello enorme per Lucy Barton tornare ad Amgash, il piccolo paese nella provincia americana dove è cresciuta. Il suo posto è altrove, ovunque si possano abitare mondi di parole, il più lontano possibile dai ricordi di un'infanzia di solitudine ed estrema povertà. Se un tempo era additata perché era la povera piccola Barton che rovistava nei bidoni dell'immondizia per recuperare cibo ora la gente riconosce in lei la scrittrice famosa. Ma nei suoi racconti tanti abitanti di Amgash si riconoscono. Ed è un'umanità dolente, in attesa come Lucy, ognuno a suo modo di ricucire i fili di storie interrotte, chi col proprio marito, con la madre, con se stessa, con un passato che ha generato troppi fraintendimenti.
Ma vi è il tempo di perdonare, perdonarsi, riconquistare la felicità, che sia quella di un reduce o di una settantenne in fuga in Italia con un nuovo amore, di chiunque anche negli ultimi istanti di vita comprende che "tutto è possibile".
La maestria della Strout è di creare piccoli mondi imperfetti nei cui personaggi ritrovarsi anche solo per una caratteristica, una predisposizione d'animo. Sono uomini e donne con difetti, bisogni, ostinate volontà. Una scrittura minima che giganteggia nel realismo della descrizione.

domenica 18 marzo 2018

"Le assaggiatrici" di Rosella Pastorino

"Si può smettere di esistere anche da vivi".
Per Rosa è così.
Ogni giorno da mesi assieme ad altre donne Rosa assaggia il cibo che mangerà Hitler. Nel bunker nascosto nelle campagne di Gross-Partsch le SS controllano che nessuno attenti alla vita del Furher. E il rischio che venga avvelenato è alto. Che siano altri a sacrificarsi per lui. Rosa o Leni o Elfriede. Una dozzina di donne strappate alle loro famiglie, ai loro affetti. Ogni giorno piatti diversi da assaggiare. Cibo con cui nutrirsi, sopravvivere, e al tempo stesso forse.. morire.
Ma non è quello che capita in quei lunghi mesi in cui la guerra sembra rivelarsi fatale alla Germania?
A che serve vivere quando il proprio compagno viene dato per disperso; quando per tutti si è la straniera, quella di cui non potersi fidare, quando dietro ogni parola qualcuno scorge i segni dell'opportunismo, ovunque il giudizio implacabile dell'errore, dell'orrore: l'amicizia con la baronessa Maria, la relazione clandestina con il tenente Ziegler? 
Chi può dire cosa sia giusto o meno? Etico o no? Perché dover per forza definire un sentimento? Costringerlo nel recinto della necessità e non attribuirlo al bisogno di sentirsi semplicemente esseri umani?
Rosa sopravviverà alla fine della guerra, ricorderà il suo canto libero ad un ballo in una sera di primavera, la passione per il suo carceriere, il senso di colpa verso il marito tradito, l'inadeguatezza verso le sue compagne. Resterà in vita per ricordare il coraggio di Elfriede e di quanti hanno avuto la forza di non dimenticare le proprie colpe.. fino al punto di lacerare il silenzio raccontando il proprio vissuto di orrori.
"Perché, da tempo, mi trovavo in posti in cui non volevo stare, e accondiscevo, e non mi ribellavo, e continuavo a sopravvivere ogni volta che qualcuno mi veniva portato via? La capacità di adattamento è la maggiore risorsa degli esseri umani, ma più mi adattavo e meno mi sentivo umana".
La scrittura della Pastorino è straniante, più per il tema trattato che per la narrazione che indaga sul senso di colpa dei tedeschi sopravvissuti al secondo conflitto mondiale: "sei responsabile del regime che tolleri" ricorda il padre della protagonista, Rosa, con cui il lettore familiarizza al punto da avvertire a pelle il senso di inadeguatezza del suo agire. Ma così è. Non si può essere tutti eroi. Rosa è semplicemente una donna che ha visto crollare tutto il suo mondo e ha a suo modo deciso di vivere.
Un romanzo intenso. Da leggere per non smettere di interrogarsi sul male che ha abitato il nostro agire.