domenica 26 luglio 2020

"La lettrice testarda" di Amy Witting

"Era un passo avanti verso la persona che desiderava essere ma che non sapeva ancora descrivere a parole". 
Isobel è così a nove anni. 
Lo sarà negli anni a venire. 
Una bambina timida, che cerca rifugio nei libri, nelle parole, per estraniarsi dal mondo, fuggire la rabbia che l'assale quando sua madre la rimprovera, le nega il diritto ad un'infanzia serena, ai sorrisi, ad un cenno di affetto. 
Impara a tacere Isobel, a dominare l'istinto di ribellarsi, rivendicare attenzioni quando intorno tutto parla di normalità negata. 
Le parole prese in prestito dai libri diventano lo scudo da indossare per reggere lo sguardo nevrotico e ossessivo della madre per cui è solo un fastidio. 
E finirà per cercare nei libri, risposte e strumenti per interpretare la realtà, comprendere e andare avanti, reggere ai dolori e alle perdite, persino quella della madre.
Sedici anni, lavorare per mantenersi. Tessere relazioni sociali, interazioni umane, sprovvista di riferimenti che non siano suggeriti dai libri. 
Una pensione, le persone che la abitano, uomini e donne, regole, spazi condivisi o angusti eppure vitali per la crescita di una piccola donna che nel confronto con un gruppo di giovani studenti, conosciuti per caso, ritroverà se stessa, la curiosità, l'amore per la lettura, la poesia e il coraggio di affrontare il suo passato, i luoghi dell'infanzia, perdonare se stessa, interiorizzare il dolore per spiccare il volo, scambiare il libro, suo amuleto di sempre, con uno nuovo: un quadernino, dove scrivere, raccontare, raccontarsi. 
Emancipare se stessa ed essere libera finalmente di essere, fuori dagli schemi, dalle convenzioni, dai dettami della società. 
"C'erano parole che potevano essere portate in giro come talismani". 
Amy Witting, ne 'La lettrice testarda', edito in Australia negli anni '80 dopo diversi rifiuti, sgretola i luoghi comuni e disorienta per l'irriverenza di proporre il personaggio di una madre cattiva, incapace di amare. Per sopravvivere a lei, alla vita in famiglia, alle angherie a scuola la piccola Isobel si ritaglia a misura l'abito di un mondo di parole, grazie ai libri, dove essere serena, libera, e respingere il dolore. Resilienza ante litteram quella della piccola Isobel che rifiuta l'omologazione, e con coraggio chiede di essere felice, indipendente. 
Un romanzo di formazione, un grido di libertà.

venerdì 24 luglio 2020

"Il colibrì" di Sandro Veronesi

"Tu sei un colibrì perché come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo". 
Marco Carrara è il colibrì. 
Intorno tradimenti, malattie, dolori, perdite terribili. Altri ne resterebbero travolti, schiacciati. Non Marco Carrara. 
Famiglia borghese e imperfetta, l'amore sospeso per Laura, il suicidio della sorella Irene, il rapporto disilluso con il fratello, la fine del matrimonio, l'amata figlia Adele, l'amicizia inattesa con uno psichiatra, punto fermo, e poi lei, il miracolo, il motivo per cui resistere, l'obiettivo a cui tendere, la meraviglia: Miraijin. 
La nipote, il nuovo che irrompe, che preserva la vita, la verità, in una società che indossa l'abito della libertà, stracciandone le vesti. 
Per Adele prima, Miraijin poi, Marco resisterà ad ogni provocazione della vita, spiegherà ogni sfida del destino.

"Il colibrì" è un libro che smantella ogni punto fermo nel lettore. 
Il suo protagonista, Marco Carrara, è un uomo buono, un uomo che sopporta ogni infrazione della vita, che non si macera dentro e che non veicola vendetta, rabbia. Cerca di capire, tiene in piedi legami persi, perdona e va avanti. 
Ama, si dedica alla figlia, alla nipote. Ne è riamato. Protegge e cura i genitori, con una pietas che commuove e tornerà negli ultimi istanti della sua vita, una scelta laica che ispirerà una forma di congedo che spiegherà ogni assenza e l'amore non vissuto. 
Sandro Veronesi è uno scrittore generoso. Regala spunti di riflessione. E indaga con scrupolo l'intimità di un uomo e del suo cuore sospeso, un uomo giusto che pure ha peccato, sbagliato, salvo trarre in ogni suo fare, dire o non dire, un insegnamento. 
La narrazione di Veronesi è intensa, attenta ad ogni dettaglio, espressiva, ricca di riferimenti.
È poetica, è evocativa.
Liste, citazioni, liriche, canzoni, tutto il necessario a dare peso alla vita di un uomo. E da ogni parola arriva l'amore per un personaggio e la sua storia. 
Marco è parte di noi.
E Miraijin diventa il nostro miracolo. 
Di tutti i lettori, ammaliati dal coraggio di un uomo fermo, un capitano che tiene la rotta nel mare in tempesta. 

martedì 21 luglio 2020

"Miss Austen" di Gill Hornby

"Le forme dell'amore sono numerose quanto gli attimi del tempo". 
Prendersi cura della sorella, e poi preservarne la memoria. 
Questo il ruolo di Cassandra Austen. 
A distanza di molti anni dalla sua morte, Cassandra sarà nel vicariato di Kintbury, timorosa che nel trasloco di Isabella Fowle, figlia del defunto reverendo, vadano perdute o peggio in cattive mani, la corrispondenza tra Jane ed Elisabeth Fawle. 
Cosa potevano contenere quelle lettere? Le occupazioni quotidiane, le aspirazioni letterarie frustrate, la speranza di non dover dipendere dalla benevolenza di altri dopo la morte del padre, l'impotenza di soffocare i propri desideri, il dolore per Cassandra che aveva sacrificato la vita per accudire la famiglia, dopo la morte del promesso sposo, Tom.
Su tutto la condizione della donna, ancora costretta al ruolo di angelo del focolare, sposa e madre o incombenza per i familiari. 
Espediente narrativo della Hornby, imbastire una storia credibile con personaggi realmente esistiti in luoghi chiave dell'esistenza delle Austen per raccontare con lo stile ispirato ai libri più noti di Jane Austen, su tutti 'Persuasione', una piccola storia affascinante ed edificante. 
"Alla trama della vita era intrecciato un lieto fine per ciascuno. Occorreva cercare i dettagli e poi seguire lo schema per poter ravvisare il proprio". 
La Hornby ricostruisce il prezioso legame tra le sorelle Austen, dettaglia la società inglese di inizio Ottocento invischiata in convenzioni, tradizioni e codici culturali difficili da spezzare in cui un animo intelligente, ironico, pungente e al tempo stesso sensibile e melanconico come Jane Austen irrompe. E lo fa con grazia, stile ed attenzione. 

venerdì 17 luglio 2020

"La simmetria dei desideri" di Eshkol Nevo

"Non ho chiamato gli amici perché sono una persona sola a un livello che stento a spiegare anche a me stesso". 
Quattro amici alla soglia dell'età adulta scambiano la promessa di condividere i loro sogni, le loro attese, i loro desideri.
Bigliettini di carta che imprigionano istanti di vita, la meraviglia dei sentimenti, la forza di un'amicizia che si salda tra lutti, gioie, tradimenti, silenzi, presenze.
La finale di un campionato di calcio. Quattro anni per dare corpo ai sogni e invece tutto si ribalta rivelando la caducità della vita, il buio di un dolore che lacera dentro, consuma, fino a spegnere la voglia di vivere.
Yuval, Churchill, Ofir, Amichai. 
Diversi tra loro eppure uniti da un sentimento di reciproca abnegazione. Ognuno percepisce l'altro pur lontano, silente. Ognuno perdona l'altro: omissioni, assenze. Ognuno gioisce per l'altro. Yuval tra tutti sembra osservare le vite degli altri, paga l'amore perduto di una donna, e sembra soccombere, lasciarsi inghiottire da un senso di inadeguatezza, mancanza.
Il suo che sembrava il sogno di un ragazzo ispirato: l'amore della donna appena conosciuta, si rivela essere l'elemento di distacco, il punto a cui tendere, lo strumento che imprigiona attimi, parole, ricordi, che immagazzina persino gli odori, gli umori di chi gli è intorno fino a fagocitarlo, e ritrovarla in una notte che sa di rivincita e assoluzione, libera tutto il male taciuto, rivela l'assurdità della sua ossessione, sgretola il muro di finzione e convenzioni costruito nel tempo.
Yuval, il bravo ragazzo, sensibile, si isola, si ritira dal mondo, e nulla sembra offrirgli un appiglio per vivere, poi i mondiali, i bigliettini, quelli letti ad alta voce, la scoperta che ognuno forse ha senza saperlo realizzato l'obiettivo dell'altro e l'idea di scrivere, raccontare la storia di amicizia di quattro ragazzi prende forma, e scrivere si fa cura, si dimostra la strada per tornare a vivere, far pace con il passato, amare e lasciarsi amare.
Eppure il destino è ancora lì a rimescolare le carte. Quei bigliettini scritti per gioco.

Eshkol Nevo descrive con ingannevole apparente semplicità i sentimenti umani. Tratteggia quattro personaggi, quattro cuori che battono spesso all'unisono, famiglie, e speranze di costruire una vita, a dispetto di quello che accade intorno. È voluta la scelta dell'autore di lasciare sullo sfondo il paese 'Israele', la difficile coesistenza di arabi e israeliani, l'esperienza come soldati, salvo lasciarla riemergere in momenti chiave della storia. E così deflagrare, far pensare.
La capacità dell'autore sta nel guardare dentro ai suoi personaggi, di farli così poeticamente, drammaticamente, autenticamente umani.
Un romanzo a tratti così struggente da rimanere a lungo dentro.

lunedì 6 luglio 2020

"Come una storia d'amore" di Nadia Terranova

"L'unica è raccontarsela come una storia d'amore".
Roma, i suoi quartieri, le borgate, le periferie, le sue piazze. 
... "perché all'inizio nessuno pensa che pure quella parola si esaurirà". 
Roma, la sua gente, arrivi, partenze. 
Sogni, illusioni e disillusioni. 
... "quando l'amore non c'è più". 
Uomini, donne, romani da generazioni o stranieri, anziani affacciati alla finestra, bambini che tirano calci a un pallone, ragazze sedute a un tavolino di un bar. 
Racconti intimi di dieci donne che dal personale virano all'universale, perché le anime che abitano i palazzi di Roma, sono anime sperse, che trattengono amarezza, imprigionano dolori, in cui implode la felicità. 
Di certo si tiene stretta la vita, un quotidiano fitto fitto di impegni, lavoro, affetti, amicizie. Rabbia, sentimenti, occhi assonnati o pieni di lacrime, sorrisi sinceri, invidia, timidezza, insoddisfazione, pause forzate, empatia, regali di natale, fughe impreviste, false impressioni, scuse, silenzi lunghissimi.
Sempre in bilico, a un attimo dall'errore, dall'abisso, felicità, infelicità: "la felicità esiste ma non so se la abiterei". 
Nadia Terranova descrive il tempo, la città, che è centro del mondo e di ogni mondo, Roma, e lo fa con una scrittura che parla dritto al cuore di chi legge. I suoi personaggi indossano gli abiti della nostra coscienza sul palcoscenico della vita. E incanta, imprigiona il cuore.