“Maurizio si arrotolò la manica della camicia
e le raccontò la storia che portava tatuata sulla pelle”.
La
storia di un giovane sfuggito alla retata dei nazisti nel ghetto di Roma dell'ottobre ‘43, dell’amore per Alba, la donna che aveva conosciuto da poco e che l’aveva
ospitato nella sua casa, di un sentimento nutrito di silenzi e momenti rubati
all’orrore che cresceva giorno dopo giorno fuori dalla porta, di un futuro di
vita comune che si crede possibile, quasi un’ancora di salvezza nel mare del
male assoluto che alfine li ghermisce, portandoli via: Alba esponente della
Resistenza inghiottita dal carcere e dalle violenze dei fascisti, Maurizio da
un treno diretto ad Auschwitz.
Sarà
il ricordo di Alba, dei suoi occhi di ghiaccio, dei suoi capelli biondo cenere,
il desiderio di riabbracciarla, di dar forma a quel futuro di vita insieme tante
volte sognato, e il suo talento con forbici e rasoio a tenerlo in vita ad
Auschwitz, almeno sino a quando nell’agosto del ’44 sarà costretto a tagliare i
capelli biondo cenere che tanto ha amato, quelli di Alba, un corpo tra i tanti
gasati e destinati ai forni crematori. E nonostante tutto, ad andare avanti, a
sopravvivere, a farsi testimone dell’abiezione umana, a vagare per il “mondo in cui era condannato a restare nudo,
in cui anche i pensieri erano scarnificati, privi di qualsiasi dignità”.
Sarebbe
stato così a lungo, fuori posto in una città che era ovunque ricordo di
sofferenza, in un paese che aveva ripreso a vivere a suo mondo, dimenticando il
dolore di quanti avevano pianto morti in casa e avevano sacrificato tutto per
ideali che adesso venivano cancellati, osteggiati, tacciati di rivoluzione, di
pericolo.
Aveva
lasciato l’Italia Maurizio e ricominciato altrove, in Argentina, a sopravvivere
prima, a vivere poi. Lavorando come parrucchiere, sperimentando nuove
colorazioni per capelli, tante sfumature di biondo affinché ogni donna potesse
così raccontare la sua personalità, e lasciare che ognuna di loro potesse risplendere
della stessa luce che aveva illuminato Alba.
E
sentirsi attirato da un'altra testa bionda, Lucia, una giovane ragazza borghese
decisa a far la parrucchiera. A lei raccontare del suo passato, della donna che
aveva amato e delle speranze future. Di un mondo diverso, capace di amore e non
di odio.
Non
era stato facile resistere in un paese sconvolto da dittature militari, tante
volte Maurizio avrebbe voluto portar via la sua famiglia, ma aveva resistito,
il suo lavoro gli aveva dato soddisfazioni e importanza ma non aveva mai
dimenticato il dolore che celava il suo cuore e che i numeri tatuati sul
braccio gli ricordavano. Aveva raccontato a sua figlia e ai suoi nipoti, tra
tutti Flor così la chiamava per quel profumo di gelsomino che gli ricordava
Alba, l’orrore dell’olocausto. A Flor che sarebbe diventata un’artista aveva
regalato il ritratto di Alba, e a lei pensava una notte ormai anziano e in fin
di vita. L’aveva sentita in pericolo, aveva chiesto di lei ma non era servito a
salvarla, a strapparla da una morte beffarda, che lasciava il suo compagno e la
sua famiglia in preda a un dolore assoluto. Eppure bisognava andare avanti, si
doveva, si poteva, così pure tornare ad amare.
Maurizio
lo ricorda ancora, trovare una ragione per vivere, onorare il ricordo di chi si
è perduto e farsi testimoni di una storia che non può essere dimenticata.
Maurizio ha regalato bellezza a suo modo alle donne dopo che tanti avevano
strappato loro il sorriso. Ad Alba e alle altre come lei aveva dedicato tutto: “A te e alle migliaia di altre come te che
hanno subito la tortura, la deportazione, a tutte coloro che si sono battute
per l’Italia”.
Paradisi
racconta la storia di un amore che sfida la morte, una storia di struggente
dolore, e al tempo stesso ci impone di dar forma ai nostri ricordi più dolorosi
per forzarci a credere ancora e sempre nell’amore. “Le persone che si amano alla
fine si rincontrano sempre”.