mercoledì 23 settembre 2020

"La felicità del cactus" di Sarah Haywood

"A Londra ho costruito una vita perfetta per me. Ho una casa che soddisfa le mie attuali esigenze, un lavoro adeguato alle mie capacità e facile accesso a stimoli culturali. Fino a qualche tempo avevo quello che si potrebbe definire un compagno, anche se si trattava di un rapporto di reciproca convenienza".
Susan ama definirsi così. Efficiente, determinata, insofferente alle finzioni e alle formalità della società, organizzata, indipendente.
Fino a che un giorno il suo mondo perfetto inizia a sgretolarsi. La morte della madre, un testamento che pregiudica l'eredità a favore del fratello, una gravidanza del tutto inattesa. Mentre monta la rabbia nei confronti del fratello che sembra averla estromessa dalla vita dell'anziana madre, al punto da fargli causa, Susan si trova costretta, suo malgrado, a mettere in discussione tutte le sue certezze. 
Abitudini, controllo, programmazione, ottimizzazione di tempi e spazi, l'idea che poco o nulla meriti il sacrificio di intaccare la propria libertà per condividere emozioni, sentimenti, interessi con un'altra persona.
Legami famigliari, amicizie, amore, tutto passa in secondo piano.
Ma è davvero così?
Susan vive sempre in difesa. Si è creata un suo mondo, e non lascia che nessuno vi entri.
È così da sempre. Muri, barriere, per reggere dispiaceri, tradimenti, disillusioni.
Come i cactus che ama, Susan pensa di tenere lontane le persone pungendo con ironia mordace, distanza. Ma gli aculei non sono solo difesa, ma ombra, vita per la pianta e così giorno dopo giorno Susan comprende che la battaglia legale al fratello nasconde la necessità di comprendere davvero cosa pensasse la madre, finanche accettare i suoi segreti, che rimescolano le carte della sua vita, in prossimità del parto, regalandole la forza di perdonare, perdonarsi, concedersi la possibilità di amare, rischiare, fare qualcosa di non programmato, e forse essere felici davvero.
"La felicità del cactus" di Sarah Haywood è un piccolo libro compiuto. Ha una protagonista femminile forte e fragile al tempo stesso, in cui riconoscersi. Dinamiche esistenziali e familiari coerenti, personaggi ben tratteggiati, un finale aperto e positivo. La Haywood impacchetta il tutto in una storia da film che non lesina una morale d'altri tempi. Il libro si legge con lo stesso piacere di un buon Harmony anni '80 solo un po' più strutturato; ha le caratteristiche per piacere, la zia stramba, le cugine impiccioni, il fratello sbandato, la vicina di casa con cui condividere storie mangiando cioccolatini sul divano, e l'uomo misterioso e romantico che aprirà il cuore della protagonista.

sabato 19 settembre 2020

"Finché il caffè è caldo" di Toshikazu Kawaguchi


"Se vuole la gente troverà sempre la forza di superare tutte le difficoltà che si presenteranno. Serve solo cuore. E se quella sedia ha il potere di cambiare il cuore, di sicuro un senso deve averlo".

In un caffè giapponese si dice si possa tornare indietro nel tempo, e non solo. Leggenda. Forse. Ma da più di cento anni in un caffè dove poco o nulla è cambiato, tre orologi alle pareti segnano il tempo: passato, presente, futuro.

Per caso o volutamente chi entra nel caffè sembra non essere più lo stesso. Il cuore in subbuglio, nulla è come prima.

Le regole per tornare indietro nel tempo sono tante, alcune assurde. Tra tutte il limite del tempo concesso scandito dal calore del caffè.

Finché il caffè è caldo.

Ascoltare, rimediare alle parole non dette, perdonare, perdonarsi, sorridere, avere fiducia in chi siede accanto.

E sfidando ogni logica il tempo sembra offrire una seconda possibilità.

Non per cambiare lo stato delle cose. Solo per rivelare che in fondo la vera forza abita già in noi, nel cuore che chiede di essere ascoltato. Amarsi per amare.

Quattro storie di donne si intrecciano nel caffè, Fumiko, Kotake, Hirai, Kei. Il pudore di rivelare i propri sentimenti, perdonare il proprio egoismo, accettare i propri limiti, sapersi amare nel sacrificio.

Mani che stringono una tazza di caffè, afferrare il sogno di cambiare la propria storia, farsi beffe del tempo, fino a scoprire che in fondo basta poco, magari guardare le cose da un'altra prospettiva per essere sereni, felici.

Il libro di Kawaguchi non è un capolavoro, ma è come una carezza lieve, basta a sollevare l'animo quel tanto che serve per capire che c'è sempre la possibilità di volere e volersi bene, a dispetto degli inciampi della vita.

sabato 12 settembre 2020

"Invisibili" di Caroline Criado Perez

Invisibili.
Questo sono ancora oggi le donne.
Dati alla mano, la giornalista e attivista Caroline Criado Perez spiega perché le donne sono sempre un passo indietro gli uomini, scarto per una società che in ogni suo settore ha come unico punto di riferimento l'uomo.
Pagina dopo pagina, l'autrice rivela quanto difficile sia ancora oggi la condizione della donna, addirittura estrema, al limite della sopravvivenza, in molti paesi dei continenti asiatico e africano.
E non ci fanno una bella figura nemmeno i paesi occidentali.
Pensate ai gesti quotidiani, risulta difficile tenere in mano uno smartphone? È pensato per la mano di un uomo. Il sedile dell'auto da avvicinare al volante? Ovvio, la seduta dell'auto è pensata per un uomo dell'altezza media di un metro e ottanta. Con evidenti conseguenze in caso di incidente, va da sé che i crash test sono settati su manichini maschili.
I test sui farmaci? Sugli uomini, le donne non sono attendibili per via del ciclo ormonale. Peccato che proprio gli ormoni inficino l'azione dei farmaci più comuni. E il metabolismo sia diverso. Quisquilie.
Il tempo di cura che una donna dedica alla famiglia, alla casa, figli, genitori anziani? In alcun modo preso in considerazione. Ore in più di lavoro sommato a quello fuori casa.
Le donne si spostano più con metro, bus, treni eppure tratte, orari, frequenza delle corse sono definite sugli orari di lavoro degli uomini che usano più l'auto. Per non parlare della sicurezza, è proprio sui mezzi di trasporto o alle fermate degli autobus che le donne sono oggetto di aggressioni o violenze.
La meritocrazia? Assente.
La sicurezza sui luoghi di lavoro, i dpi (dispositivi protezione individuale) pensati per gli uomini. Adattati malamente alle donne, quando presenti.
Il dolore fisico delle donne magari legato al ciclo mestruale? Bollato come isteria. Ne soffre una donna su tre, spesso diventa invalidante eppure non merita attenzione in ambito medico.
Le diagnosi? Sbagliate quando del tutto assenti.
Si potrebbe continuare all'infinito.
La verità è sotto gli occhi di tutti, semplicemente non la si vuole vedere.
Caroline Criado Perez raccoglie per la prima volta "dati", il primo gap da superare è proprio corredare i fatti di prove, dati, evidenze scientifiche. E quello che mette su è un torrente in piena di informazioni impossibili da confutare.
È un pugno allo stomaco.
"Invisibili" fa male alle donne, rabbia, perché tra le pagine si legge della battaglia quotidiana, silenziosa, che le donne sono tenute a combattere; dell'indifferenza, acquiescenza in cui accade; dell'assenso implicito degli uomini, talmente abituati a 'essere' la parte dominante da ignorare le difficoltà delle donne, loro mamme, sorelle, mogli, amiche, compagne e perdersi il loro sguardo sul mondo, la loro intelligenza, la loro forza, la loro sensibilità.
Un saggio di formazione, che andrebbe letto e diffuso tra gli uomini, per cominciare a modificare la loro percezione della donna nella società, affinché nelle future generazioni non vi siano differenze ma pari diritti per tutti.

Ps. Sfido qualsiasi donna, a fine lettura, a non desiderare ardentemente di picchiare il primo uomo che le capita a tiro.