domenica 30 settembre 2012

"La ragazza con l’orecchino di perla" di Tracy Chevalier


Delft, XVII secolo in pochi minuti la vita di Griet cambia. E’ in cucina intenta a tagliare le verdure quando un uomo e una donna chiedono di conoscerla, sono Johannes e Catharina Vermeer e di lì a poco saranno i suoi datori di lavoro. Griet andrà a servizio nella casa del famoso pittore. Poche centinaia di metri dividono la sua casa da quella dei Vermeer ma sono due mondi diversi, protestante la sua famiglia cattolica quella dei Vermeer, poveri loro dopo l’incidente accorso al padre, ricchi i Vermeer eppure appena sarà in quella casa Griet sarà diversa. Maturerà sotto lo sguardo geloso e prepotente di Catharina, le cattiverie della piccola Cornelia, con i rimproveri della serva Tanneke e l’assenso della vecchia padrona di casa Maria Thins, incantata dall’incontro con la pittura nell’atelier di Vermeer, plasmata dai suoi occhi, da tutto il suo mondo fino al brusco risveglio disegnato su una tela dai contorni scuri.
‘Non ti sognare di dire cose del genere. Che cosa vorresti insinuare? Lui non ha mai..’ ‘Non ha bisogno di fare niente, lui. Si vede bene dalla tua faccia. Puoi nasconderlo ai nostri genitori e al tuo macellaio ma non a me. Io ti conosco bene’ Era vero. Mi conosceva bene. Aprii la bocca ma non ne uscì una parola”

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"Frammenti di un discorso amoroso" di Roland Barthes

"Cuore: questa parola serve per moti e desideri d'ogni genere, ma ciò che è costante è che il cuore - negato o rifiutato che sia - vuole essere un oggetto di dono".
Cosa è l'amore? Come si comporta l'innamorato? Quali sono i passi dell'amore?  Come e chi parla d'amore? Necessita forse una trattazione precisa, quasi un breviario, un piccolo manuale atto a lasciare che l'indivduo trova risposta al suo sentire, al suo agire, al suo pensare perché ogni momento del discorso amoroso prende vita nel corpo e nell'anima di chi vive l'amore nelle sue varie fasi ed accezioni.
Barthes racconta per lemmi, lasciando così al lettore la possibilità di vagabondare tra le pagine, la struttura dell'amore, esposta ad una temporalità che spazia dall'attimo all'eterno, che brucia e si consuma, che divampa e accende le fantasie, che esaspera e atterrisce, che forza e tempra.
Una scrittura che si fa scuola, che si presta alla personalizzazione della lettura, che si fa strumento e colpisce per l'aderenza alla realtà, per la prossimità con il sentimento. Una scrittura geniale.
"E tuttavia è proprio nello stato amoroso che certi soggetti pieni di buonsenso intuiscono che la follia è lì davanti, possibile, vicinissima: una follia che travolgerebbe l'amore stesso".

sabato 29 settembre 2012

"Antigone" di Valeria Parrella

"Dopo non dovrò difendermi, né scusarmi. Dopo, saranno gli altri a dover decidere le proprie azioni".
Il corpo di Polinice è nella condizione di 'non vivo' da anni. Sua sorella Antigone sfidando le leggi del suo paese ha deciso di dargli la morte, liberarlo perchè, a suo dire, 'vita e morte sono degne quando possono essere condotte autonomamente'. Ma l'atto di ribellione di Antigone deve essere punito, anche se il legislatore è suo zio, anche se sta per sposarne il figlio, con la reclusione: 'fine pena, mai', recita la condanna. Ancora una volta però Antigone prende in mano il suo destino, rifiuta la disumanizzazione, la spersonalizzazione della detenzione e sceglie di darsi la morte, farsi libera."Io sono Antigone: porto la radice del contrasto nel nome. Io non posso abituarmi, non posso vivere appiattita a terra, adeguarmi a un tempo che non scelgo, obbedire a leggi che non comprendo, rispondere a domande che non riconosco, a voci che non so. Non posso. Non voglio".

Attualizzare la tragedia di Sofocle trattando il tema dell'eutanasia, della detenzione, del suicidio è il corpo di un testo teatrale che arriva forte e sincero nella purezza della sua narrazione al lettore. La Parrella fa un ottimo lavoro, ripensando la dicotomia: ragione e sentimento, coscienza e diritto, invitandoci così a prendere parte attiva alle decisioni che riguardano il vivere, perché "quando al legislatore manca la ragione è il popolo che deve tornare a ragionare".

venerdì 28 settembre 2012

"La mosca e il funerale" di Andrea Bajani

"..provo a pensare a tutte le parole che potrebbero farli smettere di piangere. Ma poi non le dico perchè sono certo che nessuna funzionerebbe. Le mando giù con la saliva, mi riempio la pancia di parole che non dico".
Un bambino ossserva la gente intorno a sé al funerale del nonno.
La chiesa gremita.
Uomini che sembrano guardie del corpo.
Donne lucenti come girasoli.
In mezzo l'inquietudine di una sola persona che piange.
Volti tirati dietro lenti scure. Un prete ripiegato su un grande libro che chiede partecipazione al rito, parole per lo scomparso. Un copione già visto. Salvo l'irrequieta, lucida presenza di un bimbo appunto, spaesato nel mondo degli adulti che prende a cuore l'esperienza della prima volta al rito funebre della sorellina e si interroga sugli strani silenzi dei grandi al cospetto della morte.
Un petit divertissement letterario frutto di una compulsa stesura senza interruzioni. Una storia delicata ma importante, con un piccolo grande protagonista.

martedì 25 settembre 2012

"Lo scandalo della stagione" di Sophie Gee


L’estate volge a termine a Londra. È il 1711, sul trono c’è la regina Anna, protestante, discendente degli Stuart. Per i cattolici è tempo di tornare nella capitale, la Legge delle Dieci Miglia è ora solo il retaggio di un passato di scontri, tradimenti ed esecuzioni. Così per il giovane Alexander, aspirante poeta, e le sorelle Martha e Teresa ospiti della cugina Arabella Fermor, tra le donne più ammirate della capitale. La nuova stagione è alle porte, è tempo di conquiste e seduzioni, dolci capitolazioni e languidi corteggiamenti, eppure qualcuno trama ancora nell’ombra contro la regina, e i cospiratori hanno il volto di insospettabili.
“È certo che le lenti d’ingrandimento più perfette al mondo sono gli occhi degli uomini quando esaminano se stessi

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domenica 23 settembre 2012

"Aleph" di Paulo Coelho

"La nostra vita è un viaggio ininterrotto, dalla nascita alla morte. Si trasforma il paesaggio, variano le persone, mutano le necessità, ma il treno prosegue la sua corsa. La vita è il treno, non la stazione ferroviaria".
Dopo anni di successi e soddisfazioni personali Paulo Coelho come il protagonista di uno dei suoi romanzi sente la necessità di dare senso alla profonda crisi esistenziale e di fede che lo attraversa.
Deve reimmergersi in se stesso, cercare l'Alph, dare e darsi risposte sul passato, sulle vite precedenti dove c'è ragione di una felicità che gli è preclusa in questa vita.
Dovrà viaggiare Paulo, lungo la Transiberiana, per giorni.
Accanto una giovane violinista di talento, Hilal. E' lei la chiave d'accesso all'Aleph. Indietro di secoli, tempi bui di inquisizioni, tradimenti, eresie e un amore sacrificato alla fede così forte da attraversare il tempo e andare oltre, come un fiume, perché "tutti gli amori del mondo sono come fiumi differenti che scorrono verso il medesimo mare: lì si incontrano e si trasformano in un amore unico, che diviene pioggia e benedice terra".
Pagine di vita personale intessuti di fede, misticismo, magia, sogni, in una scrittura che sembra una cesellatura di aforismi e citazioni.

sabato 22 settembre 2012

"Avere fiducia" di Michela Marzano

"Nel momento in cui mi fido, faccio una scommessa; nulla mi garantisce che sarà vincente; posso anche perdere. Ma scommettendo mi concedo almeno la possibilità di scoprire l'altro e, ancor più, di scoprire me stesso. Per questo la fiducia non può essere pensata che in relazione con l'incertezza e la certezza allo stesso tempo; l'incertezza del legame con l'altro che, a dispetto di tutto, rimane fragile; la certezza delle risorse interiori che possono permettermi di sopravvivere anche se l'altro mi tradisce. La scommessa della fiducia è la scommessa dell'uomo".
E il lettore raccoglie la scommessa e si lascia prendere dal saggio della Marzano con un entusiasmo motivato dalla percezione che si respira in ogni suo scritto, che il tutto sia per lui solo, che ogni frase sia indirizzata a lui, perchè la Marzano scrive sentendo sulla sua pelle ogni parola, trasmettendo il proprio vissuto, riflettendo lo stato d'animo, scavando nella coscienza, con una narrazione che si profila come necessaria, personale, intima e al tempo stesso pubblica, proiettata in una agorà, estensione estrema di una società che usa e abusa del termine fiducia, perchè di questo si parla.
La riflessione dell'autrice è ispirata dalla crisi economica internazionale del 2008 tutta giocata sul binomio fiducia/sfiducia - debitore/creditore, un pensare e un agire che riduce tutto alla forma di un contratto, anche e soprattutto i rapporti umani. Analizzando saggisti, filosofi, economisti ma anche citando testi sacri e autori contemporanei fino a riferimenti a libri e film di straordinario impatto emotivo quale Million Dollar Baby la Marzano racconta della fiducia e del suo rapportarsi all'amicizia, all'amore, alla fede, alle relazioni in genere motivando, come recita il sottotitolo, la 'necessità a credere negli altri', e rischiare sempre: "la fiducia è anche questo: prendere sul serio il desiderio dell'altro, anche quando ci costa più di quanto siamo pronti ad accettare..".

domenica 16 settembre 2012

"E' stato il figlio" regia di Daniele Ciprì

Periferia degradata di Palermo. Casermoni popolari. Bimbi che giocano spensierati per strada. Improvviso uno sparo. Serenella, una manciata di anni, la spensieratezza nello sguardo che si chiude per l'ultimo volta su un mondo che ignora la sua esistenza. Il sangue che accarezza, avvolge il suo corpo mentre intorno si affacciano volti familiari. E' un momento e la precaria situazione familiare dei Ciraulo precipita. Perché Nicola, l'unico a campare la famiglia recuperando pezzi da navi in disarmo assieme al vecchio padre e al figlio vintino incapace di esprimere persino i suoi sogni in un tempo e in uno spazio in cui i sogni sono proibiti, non si dà pace. Mentre le donne della famiglia si disperano silenziose tornando operose in un quotidiano che le vuole forzatamente presenti, necessarie, Nicola si lascia andare salvo intravedere riscatto nel vagheggiato risarcimento per le vittime innocenti della mafia che potrebbe spettare a Serenella. Tra cicliche e impietose lungaggini burocratiche, strozzini inquietanti e surreali, e insulsi compromessi il denaro servirà a dare forma ai sogni.. ad un sogno che diventa comune: il possesso di un'auto che tutti possono e debbono invidiare e che enfatizza il nuovo status dei Ciraulo. Ma è fumo negli occhi. Non vi è riscatto alcuno nel possesso scevro dalla consapevolezza di quel che si ha e che rappresenta. E l'avventata sconsideratezza di una sera spingerà i Ceraulo l'un contro l'altro in un finale che enfatizza l'atavica prevalenza di leggi sociali proprie alle leggi dell'uomo, la spersonalizzazione dei vincoli familiari proni alla sopravvivenza più spiccia, una mafiosità insita in uomini e donne che si fa norma.
Una fotografia dai colori sfocati, immagini desolanti, volti grotteschi dipingono un fondale di umanità persa, osservata dallo sguardo inquisitorio di una bambina mai ammessa ai giochi dai compagni e ad un vecchio vestito di nero, coscienza messa a tacere in un posto dove non si ascolta che se stessi, dove si usa e abusa  della forza per emergere, diventare qualcuno. Schiacciato in un finale preconizzato dalla figura spenta e smunta che racconta in un ufficio postale le sue storie, lo spettatore resta attonito a fronte di tanto odioso, repentino far giustizia della vecchia nonna, uan strepitosa Aurora Quattrocchi. All'altezza l'intero cast, che dà profondità a una narrazione a tratti grottesca.

domenica 9 settembre 2012

"Le cinque regole del corteggiamento" di Massimo Lolli

"I cinque mutamenti: urla il tuo nome alla luna, diventa forestiero, mostra un talento, metti i panni del saggio, giaci con la fanciulla".
Terme di Monteramello. Luogo di incontro di un gruppo di signore di mezza età per qualche giorno di vacanza. E' aprile ma fa già caldo, complice i bollori delle signore annoiate dal quotidiano fare o non fare. Tra le prime ad arrivare la veneta Bertilla, magra e tirata a lucido da anni di yoga e frequentazioni dall'estetista, e la napoletana Maria Cira, insegnante di lettere strepitosamente logorroica, votata alla cura del figlio trentenne Genny.
A spezzare l'attesa le due intrepide signore passeranno una seratina al dancing Pipistrello dove su canzoni degli anni '70 balleranno con improbabili partners, rimestando ricordi e nuovi propositi.
Sulla pista da ballo anche un quindicenne in lotta con sé stesso Matteo e suo zio Moreno, brillante sceneggiatore e pubblicitario negli anni '80, scivolato nel dimenticatoio, al soldo di un giornale di provincia per cui recensire i locali della zona.
Moreno.. e la sua adolescenza negli anni '70, l'amicizia con Toni, la Società dei Promettenti Falliti.
Cosa è accaduto allo straordinario, squinternato, intrepido ragazzino convinto di conquistare le donne con il corteggiamento, con poesie e lunghe lettere d'amore? Il giovane che aveva amato perdutamente Laura salvo lasciarla andare preda dell'ansia verso un futuro insieme? Aveva lasciato che i personaggi dei suoi film vivessero con coraggio quello che lui si era negato, comportandosi da vile piuttosto che da eroe, nascondendosi.. salvo ritrovare in una notte buia la donna un tempo amata e imbattersi nella lucida e pragmatica analisi sull'amore di Maria Cira e da lì forse cominciare o ricominciare a vivere.
"Non aspettare che si squarcino i cieli per capire quanto avresti potuto essere felice".

Un romanzo divertente, dissacrante, illuminante sull'agire umano, e sull'amore.
"Oggi se uno esprime un'idea, ammesso che ne siamo ancora capaci, l'altro risponde tu la pensi così perché sei fatto così, e l'altro ribatte no tu dici così perché sei fatto così, cioè praticamente si mettono a confronto delle visioni dell'altro, non delle visioni del mondo.. alle visioni del mondo si sono sostituite le visioni dell'altro, la morte delle ideologie ha generato lo psicologismo, e francamente non so quale sia il male peggiore, se l'ideologia o lo psicologismo..
Un come eravamo, un come siamo, un come saremo di irrestitibile coinvolgimento emotivo. Romanzo sentimentale, breviario sull'amore, saggio illuminante di irresistibile fattura.
"Non esiste chi ama e chi non ama. C'è chi ama tanto per poco, e chi ama poco per sempre. Nessuno amerà mai come una donna, ma nessuno smetterà mai di amare come un uomo.."
La scrittura di Lolli è disarmante, passionale, vibrante come il personaggio di Maria Cira, l'amica di cui ci vergogneremmo un pò ma che tutti vorremmo accanto: fulminante, intensa, vera. Una che esterna i suoi pensieri con lucida follia. L'esatto opposto di Moreno, ingrigito da una serie di rinunce che albergano nel suo cuore, da scatti mancati di orgoglio che trovano forse riscatto nell'affetto disinteressato del nipote Matteo e nelle parole di un passato imprigionato in una scatola di scarpe.
Divertente, stimolante, riflessivo.. un romanzo quello di Lolli da leggere e rileggere, fonte di frasi memorabili e spunti da commedia. Una lettura felice da consigliare a tanti.

sabato 8 settembre 2012

"Gli scheletri nell'armadio" di Francesco Recami

"Vuoi dirmi che nell'angoliera qui, fuori dalla porta d'ingresso, ci sono gli scheletri?"
Una corte delle case di ringhiera, un gruppo di condomini ordinari, qualche impiccione, famiglie in crisi, donne sull'orlo di una crisi di nervi, un alcolista convinto del progetto omicida della moglie, un'insegnante di lettere in pensione che manca del dono di sintesi nel raccontare storie.. in apparenza misteriose, un ossessionato dalle auto buggerato dal nipote delinquente e lui, l'Amedeo Consonni, ex tappezziere collezionista di cronaca nera, ancora in odor di gloria per un certo aiuto prestato alla polizia nel risolvere un omicidio nel caseggiato.
Controllato a vista dalla figlia Caterina, baby sitter sui generis del piccolo Enrico in crisi per la scomparsa del pupazzetto Bubu, il Consonni si ritrova per casa uno strano regalo dell'amico di gioventù Barzaghi, un angoliera con un carico speciale: tre scheletri rinvenuti nel vecchio casolare di campagna in fase di ristrutturazione. A chi appartengono gli scheletri? Chi è comparso e cosa è successo sul finire degli anni '80 nel Rovagnate? Spinto dal furore della ricerca, a metà tra un detective vecchia maniera e un infallibile esperto in stile serial americano, Consonni si muove tra casi irrisolti e dolori mai sopiti, morti sospette e finti sequestri, casi di nera e cronaca locale. Ignorando le coincidenze, tacitando le acrobazie di un quotidiano machiavellico più dell'agire dell'ipotetico assassino, perchè in fondo quel che non si può credere è sotto gli occhi di tutti, e la verità la coloriamo a nostro piacimento.
Una scrittura briosa, inarrestabile, un petit divertissement.

"Il comune sentire" di Carlo Maria Martini

"L'avvenire è sempre stato di minoranze forti, non di masse passive attratte solo dal gusto di ciò che piace".
Nel comune sentire, 'nei dubbi di una società con le sue ansie, le sue paure ma anche le sue tensioni ideali e i suoi valori', espresse nelle risposte alle domande dei lettori di un quotidiano, c'è la straordinaria unicità di un uomo di chiesa, di un pensatore moderno, di un saggio: il cardinale Carlo Maria Martini.
Che si tratti di dubbi personali, di quesiti strettamente legati alle Sacre Scritture, di tematiche legate all'attualità, della paura verso lo straniero o l'islam, degli scandali legati alla chiesa, di questioni sociali quali la crisi economica, la perdita del lavoro, l'inadeguatezza della classe politica, l'assenza di modelli di riferimento, le difficoltà dei giovani ad approcciarsi all'età adulta, la risposta del cardinal Martini è sempre attenta, empatica, profonda, pacata, mossa dal sapersi al servizio della verità.
Una lettura che in alcuni momenti si rivela necessaria, ossigeno per l'anima.
"I grandi valori entrano nell'insieme della personalità attraverso il cuore, la mente e le mani. Attraverso il cuore quando si parla al loro anelito di qualcosa di più grande. Attraverso la mente quando vengono a contatto con le convinzioni profonde nella ricerca sul trascendente. Ma valori veri si trasmettono anche con le mani: ciò avviene quando questi giovani accettano di sacrificarsi per gli altri"

venerdì 7 settembre 2012

"Bella addormentata" regia di Marco Bellocchio

"L'amore cambia il modo di vedere, non è vero che acceca, anzi".
Febbraio 2009, Eluana Englaro è in coma da diciassette anni, alimentata artificialmente. Suo padre dopo anni di battaglie legali ha ottenuto di spostare la figlia in un centro medico con personale disposto all'interruzione del trattamento. La pressione mediatica sul caso è tale da risvegliare coscienze, turbare animi, spingere ad atti dimostrativi. Il paese intero sembra schierato su fronti opposti. Tra questi il senatore Beffardi e sua figlia Maria; il giovane Roberto e suo fratello; Rossa e il dottor Pallido, la Divina Madre e suo figlio.
Un gruppo di persone perse in giorni di forzati pensieri, parole sprecate e inutili violenze. Separazioni, ricongiungimenti. Rinunce, rivalse, scoperte, incontri inaspettati, nuove possibilità.
Tutti mossi dal dubbio se e fin dove sia lecito spingersi per trattenere una vita umana, il giusto valore da darle, le rinunce intorno a un corpo ridotto a involucro, l'assenza di libero arbitrio.
Bellocchio costruisce intorno al caso della Englaro le storie minime di un gruppo di persone, accomunate dalla disambiguità forte nei confronti di corpo/malattia/perdita/vita/morte.
C'è chi una persona l'ha persa e ha saputo lasciarla andare; il Beffardi.
C'è chi si ostina al sacrificio estremo della rinuncia di sé stesso per sperare nel miracolo di una guarigione; la Divina Madre.
C'è chi del corpo proprio e di quelli che gli sono vicino si sente padrone, Pipino.
C'è chi il corpo lo rifiuta, Rossa.
C'è chi è in cerca di un corpo e della forza in esso racchiuso, Maria.
E così fino a domandarsi se la bella addormentata non sia solo la Englaro o chi si trova nelle sue stesse condizioni, ma la coscienza di un paese intero asservito a logiche di potere fuorvianti, a beceri teatrini della politica, alla longa manus della Chiesa. O ancora se non sia implicito credere, sperare che il tutto si ridimensioni alla sfera privata del singolo, interpellato se non sia poi tutto riconducibile all'amore, che libera, forza ad atti di inspiegabile e dolorosissimo coraggio.
Bellocchio non prende posizione, presta la scena alle parole di quel tempo, troppe ridondanti ed inutili, instilla il dubbio, spinge a riflettere, invita a rispettare le posizioni di tutti. Lo fa affondando nelle facce dei protagonisti, volutamente segnate, quasi scavate. Lo fa macerandosi nei colori scuri, nelle atmosfere ovattate, improvvisamente illuminate da bianchi accessi di innocente pudore o dal riflesso dell'immagine della Divina Madre negli specchi. La stessa immagine negata, alfine, come sul corpo velato di una statua, di un corpo, l'ennesimo, parcellizzato nella scultura che richiama una perfezione negata, un corpo imprigionato.
Un film che scuote, non perfetto, ma di una disarmante inquietudine, che molto deve alla capacità attoriale. Sarebbe riduttivo citare solo la bravissima Isabelle Huppert.. i suoi primi piani valgono il film, o Servillo. Sono preziose le interpretazioni della Sansa, di Herlitzka e Morra.

domenica 2 settembre 2012

"Resistere non serve a niente" di Walter Siti

"Resistere non serve a niente.."
Uno scrittore racconta la storia di un giovane squalo della finanza conosciuto per caso ad una festa: Tommaso "alto e bolso, la giacca elegante gli fa un bozzo sulla schiena; nei movimenti ha la goffaggine di un'adolescenza infelice protratta troppo a lungo o di un'infanzia complicata e traumatica; un sellerone mal cresciuto, un formichiere allevato in una tana di furetti; la mascella irregolarre e le labbra sottili, tutto quello che odio in un uomo.."
Eppure Tommaso e lo scrittore finiranno per diventare quasi amici, di certo involontariamente complici quando Tommaso gli chiederà di raccontare la sua storia, e tutte le torbide, inquietanti, squallide, a tratti quasi inverosimili, implicazioni.
Perché la descrizione di Tommaso ispirata da quel primo incontro non si discosta dalla realtà. Ma qualcuno ha saputo intravedere il potenziale di giovane e brillante matematico nel ragazzino obeso, ha puntato rischiando su un borgataro ridisegnandogli il look e la personalità, consentendogli di studiare, di credere in se stesso salvo ipotecare il suo futuro e la sua coscienza, lanciandolo senza paracadute nel mondo dei grandi arrivisti: "a Milano ho imparato che opprimere è un piacere, essere primi un imperativo, e che il possesso è l'unica misura del valore". Inarrestabile l'ascesa di Tommaso, deciso a tutto pur di diventare il migliore, scrollarsi di dosso le origini e il passato compromettente, riscattare i sacrifici dei genitori, compiacere i potenti che l'hanno aiutato, tacitando gli ultimi sogni di fanciullo nelle ore passate alla Caritas o nel progetto di metter su famiglia "metà del mio regno a chi mi farà battere il cuore".
Ci penserà la bellissima Gabry, modella mantenuta col pallino della tv, e sarà lì lì per riuscirci Edith, aspirante scrittrice. Ma Tommaso non ha modo di arrestare il corso della sua vita, di svincolarsi dagli impresi presi, alzarsi dal tavolo del gigantesco Risiko in cui si è trasformata la finanza mondiale, lui prototipo perfetto di chi detiene il potere, non la mafia che uccide platealmente su un'autostrada ma chi tesse i destini dei paesi e gioca con le democrazie: "chi comanda davvero si occulta dietro le chiassate dei media; la criminalità vivrà sicura e sdoganata se un'informazione cieca continuerà a dipingerla come un morbo alieno da cui ripulirsi come da una macchia sul vestito".
E farà di più, sentenzia Tommaso, salverà il mondo: "la favola dell'umanità non si può fermare e soltanto noi possiamo garantire che i passaggi della Storia avvengano senza catastrofi nazionalistiche".
Lo scrittore ha ampio materiale su cui scrivere: "il colpo è andato persino oltre il segno".

Siti coglie il segno con questo romanzo. E' lui lo scrittore della storia, lui si fa personaggio, e anticipa con la citazione di Graham Greene 'la narrativa è più sicura: tanti editori avrebbero paura a pubblicare saggi su questi temi' il pericolo che avrebbe corso se mai avesse voluto scegliere altra forma per raccontare con struggente e impietoso realismo il nostro tempo e il suo decadimento.
La narrazione scivola su diversi piani letterari e temi linguistici, gioca con accenni diretti a personaggi pubblici per dare forza a descrizioni di ambienti che abita il protagonista, Tommaso, espressione di un pensiero dominante nel quotidiano degli ultimi trent'anni: la ricchezza, il potere come forma di mediazione assoluta; il fascino del denaro che può tutto e il paradosso di tingere quasi di un'aurea eroica i giganti dell'economia, che celano gli interessi diretti delle nuove criminalità, decisivi al punto di impattare sui destini di intere nazioni.
Al di là dei contenuti e del cinismo al limite del grottesco con cui l'autore tratteggia la società, è indiscutibile quanto riconoscibile lo stile di Walter Siti: un trasgressivo sporcare il linguaggio scritto con espressioni verbali estrapolate dal quotidiano. Una coloritura viva che trascende nell'uso dei corpi, altrettanto necessari alla strutturazione della storia e dei suoi personaggi. Cosa sarebbe Tommaso senza il suo corpo bulimico?
Un romanzo spigoloso, impietoso, inquietante che gioca tra vero e vorosimile, che sembra bruciare le speranze delle nuove generazioni, incredule al cospetto di chi, vecchio fuori o dentro, non fa che arrendersi alle imposture dei tempi moderni: resistere non serve a niente. E invece.. "il denaro ti insegna a semplificare ma la pace è solo per chi se la può permettere".



sabato 1 settembre 2012

"La separazione del maschio" di Francesco Piccolo

"Adesso potevo mettermi calmo e lasciare entrare la tempesta e il dolore. Ho sofferto, ma non mi sono disperato nel tentativo di capire".
A parlare è un maschio. Teresa, sua moglie, si è allontanata di casa. E lui non sa il perché. O meglio, il suo unico timore sia che Teresa abbia scoperto che ha diverse amanti, da anni, e che tutto questo gli venga sottratto. Il maschio in questione non smetterà mai di tradire. Anche perché in lui non vi è senso di colpa alcuno. Eppure agli occhi di chi guarda da fuori il maschio è il padre premuroso e attento della piccola Beatrice, il marito perfetto, gioioso del tempo trascorso in famiglia, desidero del corpo della moglie e del suo viverle accanto, bravissimo nel suo lavoro: montatore di film.
Peccato che la vita non sia mai come quella dei film, e che persino un abile montatore non possa eliminare sempre le scene sbagliate. Può non bastare la mano tesa di una figlia a chiederti e inspiegabilmente darti coraggio e la frustrazione ti assale quando scopri che l'altro che tu hai sempre tradito ha fatto lo stesso, per mancanza, per tua mancanza, e tu te ne sei stato zitto per evitare di perdere tutto, per evitare di ammettere che no, non è vero che "se continuo ad amare e a scopare con altre la vita è più sopportabile, sono più sopportabili i dolori, le emozioni, le giornate difficili, le cattive notizie".
E così ci si ritrova soli in mezzo a tanti. E il maschio, seduttore impenitente, incongruo equilibrista, si ritrova separato dal quotidiano reale, quello che non si può stoppare e rimontare come in un film, dovendo ammettere tutta la sua fragilità, la sua insofferenza, l'incapacità a percepirsi non solo davanti "al dolore che causavo, ma anche davanti alla felicità", costringendolo a confrontarsi con disarmanti verità.

Romanzo spiazzante, vero, agghiacciante; a tratti confessione spietata, disanima di una società tesa a nascondere le proprie anaffettività, stritolati nel quotidiano apparire. Il maschio di Piccolo è un personaggio che inquieta, spinge a riflettere sulle relazioni tra uomini e donne, infastidisce per l'egoismo del suo agire eppure è riconoscibile, è in mezzo a noi, accanto a noi.