“In assenza di malattia, fame, guerra o
altre grandi tensioni, buona parte della vita trascorre in una zona di
neutralità, un orticello familiare, ma anche grigio, insignificante,
dimenticabile, indefinibile”.
Così pure
scorre la vita di Charlie Friend, fino a quando Adam, un essere umano
artificiale, irrompe nella sua vita. Una pazzia per un trentenne che vivacchia
comprando e vendendo titoli online. L’eredità spesa per avere in casa l’intelligenza
artificiale al suo servizio. Curiosità, la straordinaria esperienza di
interagire con una mente programmata per sapere e leggere la realtà, salvo
interpretarla fidando nelle proprie regole: mai venire meno all’assoluto di non
arrecare danno alcuno agli altri.
Strano
confrontarsi con un uomo ‘altro’ da sé che analizza pensieri, raccoglie
informazioni, eppure a suo modo elabora idee, emozioni, bisogni, e si fa essere
cosciente, ben al di là della definizione di macchina. Charlie giorno dopo
giorno interagisce con Adam, supera la diffidenza, vince il rigore di un
rapporto codificato solo in apparenza come servo/padrone per aprirsi a un senso
di familiarità, di convivenza, di interazione intima, al punto da coinvolgerlo
nella relazione con Miranda, e nel mistero che si dipana sul suo passato.
E mentre fuori
la guerra tra Argentina e Inghilterra per le Falkland imperversa con risultati
inattesi al punto da gettare il paese nello sconforto della tragedia nazionale
per le migliaia di vittime, Turing è a tutti gli effetti il padre delle conquiste
tecnologiche che apre l’ultimo scorcio del novecento alla rivoluzione sociale.
In un tempo in cui i Beatles suonano ancora insieme e la gente manifesta in
strada per la disoccupazione gridando slogan contro il primo ministro, una
macchina in tutto e per tutto simile ad un uomo, si logora sul concetto di bene
e male, giustizia e vendetta, scienza e coscienza.
Quel che segue
è l’interrogativo assoluto che dilania l’anima, di una macchina in tutto e per
tutto umana. E’ un ossimoro, ed è perfetto.
La scrittura
di Ian McEwan è piena. Profonda. Competente.
Ogni parola è
contenuto.
E’
oggettivamente un tema di profondissima attualità quello trattato da McEwan,
eppure disorienta. Per tutto il corso del romanzo il lettore percepisce la
presenza di una macchina ma è estraniante sapere che è senziente, di più appare
dotato di un’etica che va oltre i valori considerati comuni. Nonostante
filosofeggi, parli con consapevolezza, fatichi ad integrarsi come spesso capita
a tanti ‘umani’, si continua a percepire come un estraneo, un oggetto. Le
sembianze in tutto e per tutto umane non creano empatia nei confronti di chi
legge, che lo vede come un oggetto a disposizione di chi lo ha acquistato,
giudica pertanto normale che lavori per lui, generi ricchezza, esegua comandi.
Il lettore di smarrisce quando la macchina/Adam tradisce il rapporto con
Charlie e Miranda preferendo il senso di giustizia, di condivisione, di bene assoluto,
al punto da giungere a un passo dall’autoeliminazione comune agli altri
prototipi.
“Non erano
attrezzati per capire i processi decisionali umani, il modo in cui i nostri
principi vengono distorti dal campo di forze di emozioni, pregiudizi,
autoinganni e di tutti i sistematici errori delle nostre funzioni cognitive”
Un romanzo che
definire bello è riduttivo. E’ altro. E’ necessario, stimolante, elitario nel
rapporto che prefigura tra testo e lettore.