mercoledì 28 dicembre 2011

"Tre atti e due tempi" di Giorgio Faletti

Difficile vincere i pregiudizi.. ho provato a farlo leggendo l'ultimo libro di Giorgio Faletti. Una manciata di pagine su un personaggio, Silvano Masoero, detto 'Silver', responsabile del magazzino di una squadra di provincia di lì a un passo dal salire in serie A. La storia, di stretta attualità, racconta di una combine tra giocatori, dirigenza sportiva e malavita per vendere l'ultima partita di campionato. Di mezzo anche il figlio di Silver, Roberto, giocatore di punta della squadra.
E' lui che Silver vuol proteggere, è a lui che Silver vuol evitare il carcere, esperienza che lui ha provato per lo stesso errore trent'anni prima. Nel volgere dei novanta minuti di una partita, sfidando l'evento inatteso e la sorpresa sui volti di chi, in trappola, incarognito vorrebbe tirar giù lo stadio Silver pareggerà definitivamente i conti con il suo passato, riacquisterà credibilità agli occhi del figlio e la forza di guardare avanti con più fiducia.
Tempo di lettura: non più di 50 minuti. La narrazione di Faletti è scarna, puntuale, quasi asettica. Si ha l'impressione di un compito ben svolto, ma né il suo personaggio, né l'evoluzione della storia -che si immagina serrata- lasciano traccia. Dispiace ma nei confronti di Faletti.. il pregiudizio -che scriva ma non sia uno scrittore- resta.

"La fidanzata inopportuna" di Natasha Solomons

Elise ha diciannove anni. La sua mente è presa dai biscotti da rubare di notte in dispensa, dai balli a cui partecipare, le passeggiate in riva al Danubio, le chiacchiere della cuoca e i dispetti da fare alla sorella appena sposata.
Ma è il 1938. Elise abita a Vienna. E' ebrea e l'Austria è appena stata annessa alla Germania.
Figlia di un eclettico e brillante scrittore e una cantante d'opera decisi a lasciare quanto prima il paese, Elise è spinta a cercar lavoro in Inghilterra, per sfuggire a qualcosa di terribile che la comunità ebraica avverte come imminente, inderogabile.
Totalmente priva di esperienza, giovane e irriverente borghese, spirito libero Elise faticherà a vestire gli abiti di cameriera ma Tyneford House, sula costa del Dorset, diventerà presto la sua seconda casa e i Rivers la sua nuova famiglia.
Innamorata del giovane rampollo dei Rivers, Kit, Elise cullerà il sogno di riabbracciare i suoi genitori, amare ed essere riamata.. ma non si può cancellare il passato né fuggire al presente, ai venti di guerra che impattano gelidi e impietosi sulla costa del Dorset travolgendo Elise e la sua nuova vita, sprofondandola nel dolore più cupo.
Decisa a non lasciarsi vincere dagli orrori del conflitto mondiale Elise maturerà una profondità di carattere insperata, figura essenziale ai Rivers e all'intera comunità di Tyneford, consapevole che "chi ha sofferto grandi dolori e ne ha conosciuto la fine si sveglia ogni giorno avvertendo il piacere del sorgere del sole".
Una prosa leggera, la storia del nostro '900 da sfondo ad una storia di amore e speranza, un personaggio femminile in cui è facile immedesimarsi. Peccato per il titolo italiano del romanzo, volutamente puntato a relegare la narrazione della Solomons nel genere romance più banale. Titolo originale dell'opera, capirete, molto più rispondente.. 'The novel in the Viola'.

martedì 27 dicembre 2011

"La seconda mezzanotte" di Antonio Scurati

Inquietante.. quanto può esserlo il futuro che sarà e che ci ostiniamo a non voler riconoscere.
Questa è la Venezia del 2092, distrutta e ricostruita a puro uso dei turisti, stretta nel pugno di ferro dell'egemonia cinese che impone leggi, ordina la morte, schiavizza, vieta la procreazione, lascia che sia tutto un continuo baccanale autodistruttivo.
Non c'è più libertà, non c'è più speranza, prigionieri di una città fantasma, corrosa nell'animo come le facciate dei suoi palazzi lo sono dalle piogge acide, chiusi fuori da un mondo spartito da poche potenze, un atlante geopolitico stravolto, un sud del mondo emarginato e costretto a mendicare avanzi di vita, una civiltà distrutta, abbruttita, annientata finanche nei ricordi, semplicemente cancellati perchè non ci sono che pochi testimoni di un tempo in cui la normalità abitava la vita di tutti. Niente suoni di campane a Venezia, niente espressioni di fede, niente cieli azzurri solo panorami artificiosi, solo divertimento sfrenato. Un ritorno alla barbarie in cui sangue, violenza e sesso estremo appagano i ricchi e tengono in vita i derelitti. Così un gruppo di gladiatori, così il Maestro, così il suo guerriero preferito Spartaco. In loro l'ansia della ribellione, la voglia di dare un senso alla propria misera esistenza, un ultimo sussulto di vita in loro che sono morti che camminano, il Maestro per tutelare quella vita che ha generato sfidando la legge, in Spartaco per placare la vendetta dello stupro di gruppo che ha annientato la sua donna. Entrambi motivati vedranno le loro folli ambizioni soffocate dall'efferata spietatezza della potenza e dall'ambizione più grande.. sacrificare tutto per sopravvivere.. a dispetto del prezzo più alto da pagare, vivere sapendo di aver tradito chi crede in te.
Non c'è che un'eterna mezzanotte su Venezia? Non c'è che da guardare impotenti agli orrori di politici, potenti, affaristi pronti a tutto per il proprio interesse? Forse.. ma la violenza a tratti cruda della narrazione di Scurati può suggerire che uno scenario apocalittico potrebbe essere la nostra prossima realtà se non corriamo ai ripari.

"Occhi negli occhi" di Roberto Perrone

"Essere migliori non significa non avere difetti. Tu ne hai, eccome. Ma hai fatto per lui cose che lui non ha mai fatto per te. Anche essere qui, oggi. Dammi retta. Va' per la tua strada".
Australia. In una piccola cittadina di provincia un violento incendio squassa la piccola scuola elementare; sarebbe una strage se un uomo.. uno straniero.. non avesse rischiato la sua vita per mettere in salvo tanti bambini e bambine. L'uomo giace in fin di vita in ospedale. E' un eroe. Per gli australiani il nome dell'uomo dice poco ma in Italia quel nome evoca un mistero irrisolto: è Michele Monari, illustre giornalista, romanziere di successo, scomparso nel nulla da più di dieci anni.
A scrivere di Michele, a dipanare la matassa di una storia che sembra fatta per uno scoop in prima pagina l'amico di una vita: Sebastiano Schiappacasse. Un pingue cinquantenne giornalista sportivo, felice dei suoi piccoli traffici di lavoro, conquiste e amicizie. Il suo unico conto in sospeso è proprio Michele, l'amico di sempre, l'amico per cui si è rinunciato a tutto, per cui si è sempre perso tutto, lui eterna spalla di una coppia travolta dalla forte personalità di un uomo destinato a chiedere senza mai dare. In un viaggio insperato e avventuroso per le terre australiane Sebastiano riuscirà a scrivere la storia che tutti si aspettano e capire Michele, perdonarlo, perdonarsi e andare avanti, non più intimorito dai rapporti umani ma deciso della svolta da dare alla sua vita, grazie a un incontro insperato e di travolgente autenticità.
"Non sono migliore di Michele. Ho condotto la mia vita appena oltre i cinquant'anni cercando di evitare i grandi contrasti, le trivellazioni nelle profondità dei rapporti umani, gli eccessivbi coinvolgimenti nei sentimenti più forti, miei e del prossimo (...) Entrambi abbiamo condiviso la necessità di non superare un limite ben preciso, di non darci mai completamente agli altri, tenendo sempre aperta una via di fuga (...) E' venuto il momento di affrontare la vita, anche nei suoi aspetti più sgradevoli. Immagina di seguire un corso di aggiornamento su come trattare le persone, gli esseri umani, specialmente quando non ti piace quello che succede, soprattutto quando devi affrontare il dolore degli altri che spesso è più insopportabile del nostro".
Una scrittura quella di Perrone semplice, sensibile, accorata che coinvolge il lettore.

lunedì 26 dicembre 2011

"Mrs. Parkington" di Louis Bromfield

"Sembra debole e fragile, ma non lo è. E' resistente come un giunco e forte come un leone, di quella forza che nasce dall'esperienza, dalla saggezza e da un perfetto adattamento alla vita. Chiunque può sentire la sua forza, e per questo tutti ricorrono a lei quando sono nei guai".
Cameriera in uno sperduto paese di confine del Nevada tra minatori e sogni infranti la giovane Susie decide di seguire l'affascinante, rude e prepotente maggiore Gus Parkington, ai suoi occhi innocenti, poco più che un affarista spregiudicato. Catapultata nel bel mondo newyorkese Susie si trasformerà in una donna di classe, capace di conquistare l'alta società con grazia ed eleganza innate e uno spirito buono e assennato che faranno di lei con gli anni una donna saggia, ammirata e sempre rispettata. L'unico vero punto di riferimento della ricchissima famiglia Parkington.
In là con gli anni, sempre dotata di uno spirito accesso e un'intelligenza vivace Mrs. Parkington farà i conti con il passato, guardando con obiettività al grande amore della sua vita come ad un ladro convinto che solo chi osa ha diritto ad avere denaro, fama e potere. "..uomini convinti che l'intelligenza, l'onore, la civiltà e la saggezza fossero cose da comprare un tanto al chilo".
Una donna, la vecchia Mrs. Parkington, capace di leggere nella lunga vita avventurosa, costellata di dolori e rinunce -su tutte la morte degli amatissimi figli maschi- l'occasione per essere di supporto ad amici, nipoti e pronipoti. "La morte è una cosa netta, chiara, che non ammette compromessi, e alla fine si impara ad accettarla, ma quello che vedeva nella vita dei nipoti era ripugnante, perché divorava progressivamente la felicità, la salute, il decoro e il rispetto di sé".
A cavallo tra '800 e '900, tra guerre mondiali e crisi economiche si dipana la saga di una famiglia, la storia straordinaria di una donna forte, bella e risoluta, osservatrice di una società in evoluzione dove non trovano più posto presuntuosi affaristi ma gente concreta ed onesta; dove cogliere il disagio e leggervi il tormento di giovani spaesati, insoddisfatti, in cerca di un posto nel mondo; supporto a una giovane coppia decisa a vincere i pregiudizi di classe per tentare la strada verso la felicità.
Un personaggio intenso quello tratteggiato dall'americano Louis Bromfield; una narrazione coinvolgente che, pur giocata su ricordi e piani temporali sfalsati, tiene sempre desta l'attenzione del lettore; un'analisi precisa della società americana nell'era Roosvelt che si rivela di schiacciante attualità se letta pensando alla crisi internazionale: "va avanti aiutato dalle varie cricche: la sua vecchia scuola, il suo college, il suo club, gli agenti di cambio suoi colleghi, i suoi soci imprenditori. Stanno tutti uniti per un bisogno mentale di sorreggersi l'un l'altro, poichè nessuno di loro ha la forza di reggersi da solo. Sono convinti di avere più diritti degli altri, e di essere geni mandati da Dio a concludere un dato affare o a dirigere una data fabbrica, e perchè hanno avuto l'abilità di guadagnarsi quattro soli, si credono dei privilegiati al di sopra delle leggi e di qualsiasi controllo, e sono convinti di saperla più lunga di chiunque altro su tutto".

domenica 18 dicembre 2011

"Meglio vedove che male accompagnate" di Carla Signoris

Cinque donne, cinque amiche, ognuna col suo carico di vita. Alla soglia dei cinquant'anni più o meno tutte costrette a fare i conti con un quotidiano di felicità e infelicità, soddisfazioni e insoddisfazioni, gioie e dolori legate a uomini che ci sono ma è come se non ci fossero, uomini che sono presenti e pressanti fin oltre misura, uomini che scappano, uomini che parlano ma non sanno ascoltare, uomini che hanno dimenticato cosa vuol dire amare; e ancora: figli, lavoro, aspirazioni negate, desideri repressi, voglia di piacere e piacersi ancora, piccole gelosie, invidie e amarezze. In mezzo la fantasia, la voglia di ricominciare, la grazia e la spietata lucidità di visione delle amiche di sempre, e un'ironia feroce che sdrammatizza anche l'evento peggiore. Un ridere amaro, a tratti compiaciuto, a tratti sferzante.

"Amber" di Kathleen Winsor

Fine XVII secolo. Amber nasce nella casa di un contadino in uno sperduto villaggio della campagna inglese. Ignora i suoi natali, ignora l'amore e il sacrifcio di sua madre disposta a rinunciare alla sua nobile famiglia, alla protezione dei suoi cari per seguire l'innamorato di sempre, l'uomo a cui un tempo era stata promessa e che da un giorno all'altro è diventato il nemico da battere.
Amber St. Clare è un'indomita fanciulla di sedici anni quando incontra in paese l'uomo che cambierà la sua vita: Bruce Carlton, cavaliere rientrato in patria dopo l'ascesa al trono di Carlo II. Decisa a fuggire dal destino di tutte le ragazze di campagna, Amber seguirà Bruce a Londra, abbandonandosi alla passione e intraprendendo un lungo percorso di emancipazione ed evoluzione personale: da timida fanciulla a esperta amante, da attrice ad avida donna d'affari, da spia al soldo dei nemici del re a spietata arrampicatrice sociale. Dal fango di una stia ai saloni sfavillanti della corte, dai baci di un contadino al letto del re. Unica costante di una vita di delirante ambiguità: l'amore per Bruce, che la farà sragionare, arrivare persino ad un passo dalla morte salvo rincominciare da capo la conquista dell'unico uomo deciso a negarle quello che gli altri sembrano felici di donarle: amore, protezione, rispettabilità.
Amber. Un personaggio dalla forte personalità, esempio di spregiudicata ribellione alle tradizioni dell'epoca; un affresco della società inglese di fine '600 capace di tratteggiare protagonisti, ambienti, relazioni, usi e costumi con audace maestria.
Nonostante tutto la Winsor non appare originale nella narrazione al punto che la sensazione lasciata al lettore è di una storia che sarebbe stata allo stesso modo godibile sfrondata di un centinaio di pagine.

mercoledì 14 dicembre 2011

"Midnight in Paris" regia di Woody Allen

"L'attesa del piacere è essa stessa il piacere".
Gil è uno sceneggiatore americano in vacanza a Parigi con la futura moglie e i genitori di lei. La città, già un tempo abitata e amata, lo spinge a dar forma al sogno di sempre: scrivere un romanzo. Deciso a sfuggire al quotidiano di chiacchiere e shopping Gil passeggia nel cuore della notte salvo ritrovarsi ai rintocchi della mezzanotte catapultato indietro nel tempo. Non un tempo qualsiasi ma il tempo dei suoi miti: Fitzgerald, Hemingway, Picasso, Gertrude Stein, Dalì, Man Ray, Cole Porter e tanti altri. Presto le sue fughe di mezzanotte spingeranno il suocero a crederlo infedele alla figlia ma apriranno a Gil le porte di un mondo da sempre desiderato, in un viaggio di immedesimazione e consapevolezza, necessario a dar credito ai suoi pensieri, peso alle sue aspirazioni e forma all'idea che nessuna epoca è migliore di un'altra, che il quotidiano è fuggito da chiunque, che sognare ad occhi aperti, guardare al passato può diventare un limite se non si ha la forza, il coraggio e il desiderio di accettare che forse abitiamo già un pezzo del sogno.
Un film colmo di speranza, dolcemente retrò e romantico, zeppo di splendide citazioni e rimandi culturali, un fantastico spot turistico per Parigi, con un cast azzeccato e un Allen in gran forma alla regia.

sabato 10 dicembre 2011

"Crampton Hodnet" di Barbara Pym

"A volte fraintendiamo la situazione. Anzi, può capitare che ci immaginiamo di aver capito una cosa, per poi scoprire che quella cosa proprio non esiste".
Oxford. Anni '30.
Autunno. Interno giorno. Accanto ad un caminetto spento una donna pensa alle ore che seguiranno. Chiacchiere ad un tè che la vecchia signorina Doggett darà per un gruppo di conoscenti e giovani studenti, come nella più classica della tradizione del paese. Lei, Jessie Morrow, spigliata e intelligente dama di compagnia, osserverà la scena come sempre, attenta nei suoi compiti, disciplinata nella conversazione, appena piccata per l'insopportabile abitudine di molti nel criticare la moralità altrui e ficcanasare in giro.
Da quel pomeriggio e per l'intero semestre universitario la signorina Morrow respingerà con lucida consapevolezza la proposta di matrimonio del sig. Latimer, giovane curato, a pensione dalla signorina Doggett; assisterà tutt'altro che turbata alla sbandata di Francis Cleveland, docente di mezza età, per la dolce e romantica Barbara Bird e all'insulsa decisione di parenti e amici di indagare per montare uno scandalo tutt'altro che reale; patirà per la giovane Anthea, oggetto di desiderio di molti studenti, mollata dall'unico a cui pensava di tenere, tale Simon Beddoes; osserverà con sguardo disincantato lo scorrere quotidiano di un tempo scandito da formalità e insulsi moralismi, sogni di grandezza e pregiudizi tesi a rivelare il peggio di uomini e donne dabbene.
Straordinario prototipo di donna emancipata, Jessie Morrow pel tramite dell'autrice, descrive con realismo e ironia i rapporti umani, trascinando il lettore in un mondo che sentiamo esserci lasciato alle spalle solo da poco, e forse nemmeno compiutamente: fraintendimenti, pettegolezzi, quotidiane insofferenze, il tutto con una prosa brillante, a tratti pungente.

giovedì 8 dicembre 2011

"L' educazione delle fanciulle. Dialogo tra due signorine perbene" di Luciana Littizzetto e Franca Valeri

"L'amore è come una borsa d'acqua calda mentre fuori nevica".
Epoche, stili, comicità a confronto su donne e.. amori, educazione sentimentale, maschi, comportamenti, tradizioni, figli, lavoro, società.
Un come eravamo e un come siamo sulle donne visto attraverso lo sguardo ironico e a tratti irriverente di due signore della comicità italiana: la mitica signorina Snob, alias Franca valeri e l'incredibile Luciana Littizzetto.
"Ho capito che tutto quel che accade ha un senso. Ma non un verso".

domenica 4 dicembre 2011

"Le sette vite dell'amore" di Carla D'Alessio

Sette giorni a Natale. Ada è da poco in pensione. "Da quando ha smesso di fare la maestra ha perso tutto. O meglio: si è accorta di non aver conservato niente per sé". Suo marito Giulio nemmeno si accorge di lei e Nina, la figlia trentenne, in Spagna da tempo, di lei non lamenta la mancanza. Per questo quando in chiesa si imbatte nel gatto persiano del prete Ada decide all'improvviso di volere che qualcuno per un momento le appartenga davvero. Il gatto sarà per lei Bemot e in sua compagnia comincerà una fuga dal suo quartiere, dal marito e dalla sua famiglia, forse una fuga da se stessa. Complice l'incontro con Mara, l'amica di sempre di sua figlia Nina, Ada finirà nelle vite di un gruppo di ragazze che le insegneranno a riconsiderare la sua vita, i suoi sogni, i suoi bisogni. L'eccentrica Bea, decisa a sfondare in tv; la stessa Mara, tanto decisa sul lavoro quanto incerta nelle relazioni di coppia, e Zoja, una ragazza ucraina piena di speranza e ostinazione nel voler creare per sé e il figlio una vita in Italia.
Di mezzo, una serie di incredibili coincidenze che riempiranno i giorni che precedono il natale, sfidando pregiudizi e dolorose rinunce, lasciando che le vite di uomini e donne intimamente legate un tempo, come quelle di Nina e Sergio, si sfiorino per non incontrarsi più perchè a dispetto del passato, e dell'amore che si crede eterno, la felicità è altrove: negli occhi di un ragazzo semplice e innamorato come Javier, nella voglia di litigare come il primo giorno con l'uomo che si è sposato tanti anni prima come Ada, e in quelli di Giulio di risponderle a tono, nella presunzione di Bea, nel carattere di Mara di sdrammatizzare l'ennesimo sentirsi dire 'sei in gamba' ed essere preferita ad un'altra e nel piccolo gatto persiano, strafottente e libero di affacciarsi nelle vite degli umani per scivolare via quando lo spettacolo è finito, quando le luci di scena si spostano altrove e liberare "tutti quelli che si rinchiudono in prigioni di abitudini per placarsi l'ansia".
Si può amare in mille modi, si può amare il prossimo, se stesso o non amarsi affatto. O ancora prepararsi all'amore, lasciarsi guidare così come fa la D'Alessio in questo romanzo di vite vere, di un quotidiano in cui è facile riconoscersi perché c'è un pò di ognuno di noi in Ada, Mara, Nina, Zoja, nei loro dubbi, nelle loro speranze, nelle loro aspettative, in quei sogni che si portano dietro da bambine e in cui credono ancora. Ma di più la narrazione della D'Alessio convince perchè le parole non sono apparecchiate per piacere, per creare disincanto ma per dare forma alla realtà, al vissuto, inframezzate da forma e sostanza che scavano dentro, nel profondo dell'anima come lo sguardo di un felino.

"La casa degli amori impossibili" di Cristina Lopez Barrio

Fine ottocento, uno sperduto paesino della Castiglia, terra riarsa dal sole e il lento incedere del tempo scandito dai passi di una ragazza che cammina all'alba verso il pozzo. E' Clara Laguna. La ragazza più bella del paese.. e la più sola. Su di lei il peso di una maledizione: "siamo condannate a soffrire per amore, per un unico, grande amore che ci ruba l'anima". Sfidando ogni superstizione, vinto da tanta bellezza, un cavaliere andaluso ruba il cuore di Clara promettendole felicità. Ma è una triste illusione, l'annuncio di una gravidanza allontana l'uomo che lascerà a Clara una fattoria, 'la casa rossa' e una spietata voglia di vendicarsi.
Clara trasformerà la fattoria in una casa di piacere nell'attesa dell'unico uomo che non tornerà più da lei, creerà una piccola fortuna, condannerà la figlia Manuela al suo stesso destino, e tra filtri magici, preghiere respinte, immagini di madonnine nascoste tra le conserve, un giardino che non smetterà di fiorire nemmeno nei gelidi inverni e ricette golose, lascerà che la maledizione attraversi le stanze fatate della fattoria. Manuela tenterà di fugire attratta dal mare dei racconti della sua balia, e proprio il mare le porterà la sua piccola Olvido tanto bella da essere nascosta al mondo nell'inutile tentativo di spezzare la catena della maledizione e redimere le donne della famiglia Laguna. Non basterà rinnegare il passato di peccato e perdizione agli occhi della gente, non basterà l'amore puro e innocente di Olvido e del giovane Sebastiano, nulla a frenare l'ossessione di Manuela e l'atavica certezza di meritare il destino di sofferenza. Anche Olvido dovrà rununciare alla felicità, nel modo più terribile, votandosi alla sua piccola Margarita che terrà lontana dalla casa rossa nel tentativo di proteggerla da Manuela e dalla sua follia ma non si può fuggire al destino, la stessa Margarita si lascerà morire oppressa da un amore negato ma avrà dato alla luce un maschio, Santiago, forse l'unico capace di spezzare la catena di orrori, dolori e rinunce della famiglia Laguna.
Ma sarà davvero così? Quali atroci rinunce dovrà patire Olvido, quali peccati dovrà emendare prima di vedere la casa rossa abitata da un amore felice?
Un secolo di amori impossibili, passioni proibite, tradimenti, estremi sacrifici, infausti presagi, liberate dall'amore puro e dalla capacità di perdonare e perdonarsi: "..a volte l'amore si smarrisce quando si ama troppo, ma rimane per sempre amore e alla fine può riprendere il proprio cammino".
Una scrittura potente, velata di un realismo magico che affonda nelle descrizioni vive, a tratti persino eccessivamente crude, di sacrifici, maledizioni e passioni ancestrali. L'amore al di sopra di tutto sembra dire l'autrice che forse dà il meglio di sé nei racconti di una tradizione orale ammantata di mistero e poesia.

sabato 3 dicembre 2011

"Un segno invisibile e mio" di Aimee Bender

"Sono innamorata dello smettere".
Poche parole delineano il carattere di Mona Gray, vent'anni, innamorata a dismisura dei numeri, abituata a smettere qualsiasi attività, fisica e mentale, un gruppo di bimbi di sette anni a cui insegnare, un padre affetto da una malattia sconosciuta che ha semplicemente deciso di chiudere il mondo fuori e trascinarsi pigramente a lavoro, una madre iperattiva e gioiosa che la spinge fuori casa forse per costringerla a vivere, davvero, o a salvarsi dall'ipocondria dell'unico uomo che avrebbe dovuto indicarle la via.
Timida e surreale, agitata da mille manie, compresa l'idea semiseria di avvelenarsi e al tempo stesso provare piacere nel divorare una saponetta, Mona si lascia vincere dai ritmi lenti di una piccola cittadina americana dove la massima attrazione è un ospedale di cristallo fragile come le poche vite che all'interno si cerca di curare, fragile come la sua stessa voglia di capire, dare un senso alle stranezze della gente intorno a lei, dal suo ex insegnante di matematica che va in giro con numeri di cera attaccati al collo a significare il suo grado di felicità o infelicità quotidiana, al giovane collega di scienze che mescola esperimenti in laboratorio a teatro verità per coinvolgere i suoi allievi e che finirà col trascinarla in un vortice di passione e sentimento più forte del suo senso di autopunizione, sino ai bimbi dalle storie tragiche e comiche che la seguono nella sua devozione per i numeri a cui aggrapparsi religiosamente. Forzata a venir fuori dal suo guscio Mona imparerà a confrontarsi con il mondo reale costruendo sugli errori e sui tentativi dissacratori del suo vivere il percorso della sua emancipazione. Complice.. il regalo per i suoi vent'anni, un'ascia e la piccola Lisa.
"La gente si accorge solo di quando te ne vai: se resti non se ne accorgono".
Una narrazione spiazzante, ironica, suggestiva che non lascia scampo al lettore, innamorato nel giro di poche pagine di Mona e dei suoi piccoli amici.

giovedì 1 dicembre 2011

"Miracolo a Le Havre" regia di Aki Kaurismäki

Un film lieve.. che sfiora il cuore dello spettatore toccandone l'anima, raccontando una storia al tempo stesso semplice e universale, di amore, altruismo, di un prendersi cura che è insito nelle persone buone come sono Marcel e sua moglie Arletty.
Periferia di Le Havre, Francia.
Marcel è un lustrascarpe. Un uomo abituato a guardare per terra ma capace di leggere nel cuore degli uomini. Sua moglie Arletty, lo aspetta paziente a casa ogni sera con la cagnetta Laika. Prepara la cena, sbriga le faccende domestiche con un fare sereno e uno sguardo dolce. Nel loro piccolo quartiere la panettiera cui Marcel ogni tanto ruba una baguette, il fruttivendolo con cui ha un conto in sospeso, il bar a cui bere un bicchiere prima di tornare a casa, gli amici stralunati e un pò disorientati in un mondo che fagocita tutto compreso il tempo e qualche vicino invidioso. E poi la sorpresa, in due occhi profondi come il mare in cui si nasconde: Idrissa, un ragazzino venuto dall'Africa, sfuggito da un conteneir e diretto a Londra. Complice l'intero piccolo quartiere, che si dimostra solidale e concretamente collaborativo, e uno strano ispettore di polizia capace di una bontà d'animo insperata, Marcel aiuterà il piccolo Idrissa ad attraversare la Manica per raggiungere la madre, lasciandosi scivolare addosso il dolore peggiore: la malattia dell'adorata moglie Arletty che come il ciliegio in fiore dell'ultima scena apre alla speranza di una vita in cui in fondo persino credere nei miracoli è possibile.
Un film delicato, suggestivo, pieno di emozione. Un film che parla dell'emigrazione con disincanto, complice una regia capace, facce espressive, un'ironia tagliente e un'atmosfera retrò che apre al ricordo di una società in cui le parole, gli sguardi avevano valore.