domenica 28 agosto 2011

"Cose da salvare in caso di incendio" di Haley Tanner

"Lena é per Vaclav un concetto inconcepibile. Lena é l'infinito. Lena é l'universo in espansione. Lena é il punto più profondo dell'oceano, dove mai c'è stata luce".
Sono trascorsi sette anni dall'ultima volta che Vaclav ha visto Lena.
Lui indossava dei buffi vestiti ideati per lo spettacolo di magia da mettere in scena in un angolo di Coney Island, la sua splendida assistente -per l'occasione in bikini dorato con frange- non si era presentata alle prove generali. Malata, avevano detto le sue amichette a scuola. Malata? Lena? Perchè non aveva risposto al telefono?
Da quando si conoscevano Vaclav e Lena? Cinque anni.. un'amicizia cominciata per caso, cementata col tempo, radicata dal bisogno evidente di essere indispensabili l'uno all'altro. Due bambini strappati alla Russia dei primi anni '90, immigrati nella terra delle opportunità. Ma se Vaclav può contare su una famiglia, su tutto su una mamma, Rasia, sempre presente, decisa a vivere per il proprio figlio, Lena no.. Lena ha il vuoto intorno e il silenzio sul suo passato. Chi sono i suoi genitori? Perchè non ricorda nulla dei suoi primi anni di vita? Come fa a sopravvivere in casa di una zia che si dimentica persino di darle da mangiare, che la lascia dormire su un materasso per terra? Questo e altro ignora Vaclav di Lena, preso a sognare le sue magie, a fantasticare della sua vita futura con quell'assistente speciale.. ma Rasia no.. l'istinto materno la spinge a proteggere quella bimba, a curarla, a tenerla il più possibile con sé.. e di più la spinge a non tacere l'orrore che una sera.. scopre nella casa in cui la piccola vive.
Da allora nessuno saprà più nulla di Lena. Rasia non racconterà al figlio quel che ha visto. Lo proteggerà a suo modo dagli orrori della vita. Fino a che sette anni dopo.. Lena tornerà ad abitare i giorni di Vaclav.
Come in una delle magie di Vaclav Lena spunterà dal nulla. E sarà come se il tempo non fosse mai trascorso. Due giovani adulti decisi ad aggredire la vita e riempire i vuoti di un passato carico di dolore che non si può ignorare:
"Vaclav sapeva di dire la verità.
Lena sapeva che era una bugia, ma le piaceva tanto e ci credette, come se fosse stata una favola, una canzone, una storia della buona notte, un trucco di magia.
Amò vaclav finchè diventò verità, e verità fu".
Una storia d'amore e di dolore, d'amicizia e sacrificio, una storia dolente e carica di atmosfere magiche. L'amore di due bambini che come un incantesimo sopravvive agli orrori e agli errori degli adulti.
"Decide di dare una risposta falsa, perchè lo imbarazzerebbe dire che cosa saverebbe davvero in un incendio. La cosa che davvero salverebbe in caso di incendio è Lena".
Una storia magica, una narrazione partecipata, la capacità di costruire due personaggi come Vaclav e Lena e portarli dall'infanzia all'età adulta senza compiacimenti e imbarazzi ma con disincanto, uno sguardo attento nel descrivere le problematiche di immigrati e i silenzi carichi di angoscia di una bambina disagiata, inacapace di chiedere aiuto. L'amore totalizzante di una madre come Rasia, odori, umori, imbarazzi di una famiglia russa alle prese con l'inquietudine di non sprecare il sogno di riscatto. Un romanzo pieno di speranza, nostalgico, struggente.

sabato 27 agosto 2011

"Parole sulla sabbia" di Ellen Block

"Il bisogno di essere ricordati è un istinto. (...) A volte, però, ricordare può essere anche peggio dell'essere dimenticati".
Da cosa fugge Abigail Harker? Cosa l'ha spinta a lasciare il suo lavoro di lessicografa per chiudersi in un faro a Chapel Isle?
L'isola per lei rappresenta un rifugio, un ancora con un passato recente gravato di colpa e dolore ma anche la prospettiva di rinascere, ricominciare se solo la gente non la additasse, se solo la casa del guardiano del faro non fosse poco più che un rudere per lo più gravato da inquietanti storie di fantasmi e se solo non fosse così difficile dare un senso alle parole che sino a quel momento hanno riempito di significato la propria vita.
E' difficile ricominciare, è difficile accettare di sopravvivere alla morte delle persone amate, è difficile lasciarsi andare al senso di fastidiosa eppur benevola intrusione di una piccola comunità che ti costringe a riaprirti alla vita.. salvo scoprire che la gente, le loro parole -le stesse che si sono smarrite, credute perse per sempre- possono guarire, toccare il cuore e ridare speranza..
"Quando si alzò e si scrollò di dosso la sabbia, pensò a quanto la rena fosse simile alla lingua. Un solo granello di sabbia o una sola parola significano ben poco rispetto all'effetto che hanno combinati in un'insieme. Milioni di granelli formano una spiaggia: milioni di combinazioni di parole una lingua. L'insieme cesserebbe di esistere senza le sue parti".
Una storia malinconica che sferza il cuore del lettore (legittimato ad attendersi un seguito), una narrazione semplice ma accurata, precisa va da sé nella ricerca delle parole usate per descrivere sensazioni, sentimenti, luoghi o caratteri; incantevole per ambientazione, forte per la veridica trasformazione di Abigail in Abby, nella donna dal passato tormentato a quella decisa a credere ancora nella parola futuro.
"In cima al faro, con tutto il mondo sotto i suoi occhi, quel 'mai' era all'improvviso fuori luogo. Era solo un avverbio"

"Il dio del massacro" di Yasmina Reza

Due coppie borghesi siedono in un salotto. Sono i coniugi Véronique e Michael Houillié e i coniugi Annette e Alain Reille. Il salotto è quello degli Houillié. Ospitano i Reille per dare un senso all'episodio di violenza che ha visto coinvolti i loro figli ai giardinetti, due bambini. Il fatto? Ferdinand Reille ha picchiato con un bastone Bruno Houillié spaccandogli il labbro e due denti.
La scena sembra insolita, forzatamente controllata, quasi irreale. La conversazione sembra diretta a che tutti i protagonisti prendano coscienza dell'accaduto, sembrano tutti ben disposti: i coniugi Houillié a mostrarsi aperti, sensibili, comprensivi, i Reille compunti, un pò in soggezione fino a che la patina di 'civiltà' imposta dal buon senso viene messa a dura prova da parole, toni di voce, fino a sfociare in un'aggressiviità latente, rivelando il vero volto dei protagonisti, più semplicemente la personalità di ognuno, tra pregi e difetti, dissolvendo patine di perfezione, moralismi e pietismi di circostanza. L'interrogativo che il testo teatrale della Reza pone è di sferzante realismo: di che pasta siamo fatti davvero?
De 'Il dio del massacro' Polanski ha fatto un film: 'Carange' con Jodie Foster, John C. Reilly, Christoph Waltz e Kate Winslet, presto sugli schermi.

venerdì 26 agosto 2011

"Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve" di Jonas Jonasson

Mettete un vecchietto che sta per compiere cento anni. Mettete una casa di riposo con una direttrice decisa a far rispettare le regole ed esporre quel centenario a stampa e autorità. Mettete l'irrequietezza di un uomo deciso a tutto pur di evadere dalle costrizioni, ed avrete Allan Karlsson, il protagonista de 'Il centenario che saltò dalla finetsra e scomparve'.
E ancora... Mettete delle straordinarie coincidenze: un giovane che sgarbatamente lascia in custodia ad un innocuo vecchietto una valigia, che invece lo stesso penserà di portare con sé per la propria fuga in autobus, rivelandone il contenuto.. una barca di soldi.. polizia, criminali e giornalisti alla sua ricerca e avrete la parte migliore del libro, le prime 50 pagine. Il resto si rivela una fantasmagorica vita di Allan Karlsson che attraversa l'intero novecento passando per Franco, Truman, Stalin, Mao, guerra fredda, spie, conflitti e imprese naturalistiche al limite. E tutto per una serie di coincidenze, per la naturale predisposizione di Allan alla sfacciataggine, alla fortuna, al caso che lo ha portato a vivere senza rendersi conto del tempo che passa, tutto come una costante avventura, impossibile dunque pensare di lasciarsi frenare da orari e pappine in una casa di riposo.. meglio la fuga, meglio la libertà, che poi coinvolga uomini, donne, stupidi delinquenti e un pachiderma, poco importa.. e nemmeno che alla fine la sua incredibile storia venga raccontata come un'epopea.
Narrazione a domino, quella di Jonasson si rivela eccessiva in tutto, in particolari, in sovraccarico di invenzioni, svuota il personaggio di personalità mitizzandolo al punto di ridicolizzarlo. L'autore cerca in ogni modo di trasformarlo in un eroe sui generis, uno simpatico ad ogni costo e invece si perde subito per strada, scarta la poesia, banalizza persino i contesti storici e i suoi protagonisti umanizzandoli senza ragione.
Ne 'Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve' c'è troppo ma manca il pathos che dovrebbe passare dal vecchio Jonasson al lettore.

sabato 20 agosto 2011

"Tutti i nomi" di José Saramago

"Sopra la cornice della porta c'è una placca metallica lunga e stretta, rivestita di smalto. Su sfondo bianco, le lettere nere annunciano Conservatoria Generale dell'Anagrafe".
Questo è il mondo del Signor José, un ausiliario intento giorno dopo giorno a registrare nascita, morte e qualsiasi altra variazione anagrafica. Piccolo piccolo si fa il signor Josè, imprigionato nella rigida macchina burocratica che prevede capi e sottoposti, stretto in un luogo in cui è impossibile non sentirsi accerchiati dagli enormi archivi alti sin quasi al soffitto in cui ritrovare e prendersi cura di tutti, vivi e morti. Lavoro, duro lavoro, rispettoso, condizionante, deformante. Il signor Josè ha poi la fortuna di risiedere nell'unica casetta adiacente alla conservatoria da cui un tempo era possibile accedere direttamente all'archivio. Un tempo, appunto. La porta ora è chiusa.. eppure quella porta, di notte, esercita un fascino oscuro. Permette al signor José di infrangere regole e procedure, accedere liberamente agli archivi e dar sfogo alla sua passione: collezionare le schede anagrafiche di personaggi famosi di cui fare una copia, salvo una notte, più timoroso delle altre, trovarsi tra le mani una scheda apparentemente anonima:
"..e infine quel modulo, che per qualche ragione si era aggrappato agli altri, perchè non si dimenticassero di lui, e del nome, il nome della bambina.."
E' l'inizio di una ricerca fuori dal comune che spingerà il signor José a fare cose assurde al limite dell'illecito, a confrontarsi forse per la prima volta con il mondo fuori dall'anagrafe. Conoscere la storia che si nasconde dietro a un nome, sentire che chiunque può essere importante per qualcun'altro lo porta persino al Cimitero Generale, lì i nomi sono sulle lapidi, lì termina l'esistenza di ognuno di noi. Lì si è costretti a ridare un senso all'esistenza, salvo scoprire che persino chi si credeva il nostro nemico, quel capo associato all'inconsistenza, al rigido formalismo, all'imperio nasconde un'umanità sconcertante, una curiosità che lo porta a sostenerlo, a proteggerlo oltre ogni sospetto. E' tempo di rimettere a posto la scheda di quella sconosciuta, è tempo di spegnere le luci nella Conservatoria Generale dell'Anagrafe, è tempo di falsare la storia, di riscrivere il finale di una vita.
Spiazzante, allegorico, insolito lo stile narrativo di Saramago cattura sempre il lettore, lo costringe a farsi mille domande, a guardare a fondo di se stessi, e il risultato è spesso disarmonico.

martedì 16 agosto 2011

"Radiopirata" di Francesco Carofiglio

"Ciao a tutti voi, gente della valle, è Lupo Solitario che vi parla e questa è Radiopirata".
La voce graffiante, sincera, potente irrompe nell'etere, racconta un mondo, invita gli ascoltatori ad esperienze nuove, incuriosisce. Chi mai si nasconde dietro il microfono? Chi ha occupato la frequenza sui 99 megahertz e scuote un piccolo paesino nel foggiano?
E' il 1981. E Radiopirata è il sogno divenuto realtà di quattro ragazzi, Teresa, Giovanni, Tonio e lui Ciccio, il disc jockey. Un lavoro in un negozio di musica, l'aria timida da bravo ragazzo e l'idea di rivoluzionare la propria vita e quella degli altri semplicemente parlando, mandando pezzi che hanno qualcosa da dire, o che semplicemente spaccano.
Ad aiutarli il giovane prete, don Lorenzo, appena giunto da Roma. Dolore e incertezza costretta in fondo al cuore ma una buona capacità di ascoltare e prestare aiuto. Scevro da pregiudizi, don Lorenzo imparerà presto a conoscere la sua comunità di fedeli, e a far tesoro degli incontri con i baroni Mazzacane, Mary Magdalalene, la giovane Margherita e lo stesso Ciccio che sosterrà fino a qualche ora dalla prima messa in onda ricordandogli di 'confrontare la voce del mondo con la verità' che ognuno porta dentro.
Messaggio che attraverserà i cuori e le menti di tutti, perchè presto nessuno sarà più il ragazzo di un tempo, ma giovani in lotta con il proprio sogno.
Amore, amicizia, gioia, dolore, errori e gesti d'altrismo: un concentrato di vite, un microcosmo capace di rappresentare un mondo intero.
Una scrittura agevole, evocativa, a tratti per immagini capace di caratterizzazioni e personaggi che restano dentro.

lunedì 15 agosto 2011

"Il linguaggio segreto dei fiori" di Vanessa Diffenbaugh

Caso editoriale internazionale dell'anno 'Il linguaggio segreto dei fiori' è in realtà uno di quei romanzi che o impattano nella mente del lettore o non saranno mai in grado di scaldare il cuore nè convincere.
Non racconta una storia straordinaria in sé anzi la scrittura soprattutto nella prima parte è piatta e fatica a coinvolgere, eppure la molla che scatena e che -credo- giustifichi in parte il debordante successo di vendite sta tutta nei fiori e nel linguaggio che celano. I fiori sono lo strumento di comunicazione della protagonista Victoria, un'infanzia tra famiglie in affido e case d'accoglienza sino alla maggiore età, quando costretta a cavarsela da sola, dopo giorni per strada al limite dell'accattonaggio, finisce per trovare lavoro in un negozio di fiori e di lì a breve ai mercati generali ritrovare uno dei pochi testimoni della sua infanzia e della sua vita: Grant.
Grant.. significa Elizabeth, la donna che l'aveva presa in affido a dieci anni, la donna che avrebbe voluto per madre e che alla fine aveva respinto, presa da una cieca gelosia, da una folle rabbia, la stessa che non le permette di vivere senza l'ossessione di essere incapace, indegna di tutto, di tutti, dell'idea stessa di normalità.
E allora la parentesi del lavoro, lo stesso inspiegabile amore per Grant sono una parentesi, una parvenza di normalità che non le appartiene, una specie di felicità che non può meritare perchè nel suo passato c'è solo rabbia, odio per stessa, per quel segreto celato in fondo al cuore, per quell'assurdo atto di codardia verso chi le aveva teso le braccia offrendole inspiegabilmente amore, protezione, casa, famiglia: Elizabeth.
A mandare tutto all'aria una gravidanza inattesa e ancora quel senso di inadeguatezza, di incapacità a veicolare la rabbia, l'insofferenza verso se stessa prima che verso gli altri. Dolce, fragile, complessa ma al tempo stesso testarda, reattiva, indisciplinatamente ferma Victoria metterà al mondo la sua bambina, lascerà che altri se ne prendano cura per rimettere in piedi la sua vita ripartendo dal passato, dal perdono di Elizabeth, e di se stessa: perchè 'il comportamento è una scelta, non è ciò che sei'. Victoria ha finalmente capito, grazie all'affetto delle persone che le stanno intorno: Renata, Ruby, Marlena, Elizabeth, Grant fino alla piccola Hazel di potere, un passo alla volta, trovare la forza per riunire la sua famiglia, per amare e lasciarsi amare, senza più lasciare nessuno, senza fuggire come aveva fatto sino a quel momento. Un compito difficile ma 'con il tempo avremmo imparato a conoscerci e io avrei saputo darle -come ogni madre alla figlia- un amore imperfetto e senza radici'.
La parte forse più interessante del libro lo cela una piccola appendice in cui l'autrice svela il 'dizionario di Victoria' ovvero l'elenco di tutti i fiori e del loro significato. Utile, interessante e romantico.

"Non esiste saggezza" di Gianrico Carofiglio

"Le cose non esistono se non abbiamo le parole per chiamarle".
Racconti più o meno brevi in cui leggere fra le righe speranze e dolori, sfiorare la disperazione, vincere la difficoltà della solitudine, squietare l'animo umano, interrogarsi, come fa spesso l'uomo con cui i diversi protagonisti si rapportano (uno, nessuno, centomila dietro cui si cela l'autore): così troviamo donne in fuga da insospettabili gesti crimianli dotate di una lucida e composta armonia di pensiero: 'la saggezza non esiste, non esiste vecchiezza e forse nemmeno la morte'; bambine comparse all'improvviso su un tratto di strada a far giustizia a dispetto della ragione stessa, e ancora ragazzetti in cerca di una guida negli anni difficili dell'adolescenza, poliziotti che svelano le proprie abilità dialettiche e comportamentali o ammettono impotenti il nulla dietro un'indagine fallita; e su tutte Natalia Blum, una vita parallela sulla carta stampata o forse espressione di una fantasia forzata sfuggita alle pagine dell'autore stesso.
Una narrativa piana, leggera, scrupolosa capace di leggere nel non detto o come suggerisce Tex Willer nel "tempo fra le vignette, è lì che succedono le cose importanti".

domenica 14 agosto 2011

"La memoria vegetale" di Umberto Eco

"Il ritmo della lettura segue quello del corpo, il ritmo del corpo segue quello della lettura. Non si legge solo con il cervello, si legge con il nostro corpo tutto intero, e per questo su un libro si piange, si ride, e leggendo un libro di terrore ci si rizzano i capelli sul capo. Perchè anche quando sembra parlare solo di idee, un libro ci parla sempre di altre emozioni, e di esperienze di altri corpi".
Memoria organica, quella custodita nel cervello dell'uomo, memoria minerale, quella sviluppata dall'uomo incidendo pietre e tavolette d'argilla, e su tutte la memoria vegetale, perchè su papiri prima, carta da stracci e carta tratta dal legno l'uomo ha impresso i propri pensieri, i propri ricordi, la propria storia. I libri insomma sono sempre esistiti, i libri sono il miglior esempio di memoria vegetale e l'amore per i libri è proprio della bibliofilia. Senza eccedere però.. senza degenerare nella bibliomania, senza giunger ad estremi e pazzie per metter mano a un libro, possederlo per poi nasconderlo al mondo, farne oggetto di amore ossessivo.
Raccogliendo brevi saggi, interventi, articoli, scritti privati Eco prende per mano non solo il bibliomane ma il curioso per raccontargli di amori folli per i libri, curiosi, compulsivi e biblioclasti regalandoci dissertazioni dotte ma anche viaggi surreali in cataloghi ricchi di libri dai titoli originali e tematiche strambe.
Un prezioso volumetto da non perdere.

sabato 13 agosto 2011

"Colpiscimi" di Olivia Corio

"Perdonerà.. Non lo farà per bontà d'animo, ma per amore della libertà. I rancori sono catene alla caviglia, e lei è una che ama correre".
Mettete una giornata qualunque, il traffico in una grande città.
Mettete un uomo che corre in auto perchè la moglie in ospedale dopo una crociata di infinite pene sta per mettere al mondo un figlio.
Mettete una ragazza in bici che sta per mostrare all'uomo con cui ha avuto una relazione il test di gravidanza che ha in borsa.. positivo.
Mettete insieme le vite di queste persone.. un drammatico incidente e una concatenazione di eventi. Aggiungete la vita spenta di un uomo anziano di provincia, una sessantenne che sente battere ancora il cuore, una trentenne che non si accontenta del nulla, un infermiere disperatamente solo, un poliziotto deciso a fare bene il suo lavoro, un soccorritore con la testa alla musica e il cuore altrove, e un giovane incerto su tutto tranne che sul suo look.
Avrete poche ore, pochi mesi di vita di gente qualsiasi nel vuoto assoluto del quotidiano. Incertezza, anafettività, silenzi, ma anche sogni, aspirazioni, bisogni, un senso di indicibile felicità. Perchè si può resistere a tutto, si può sopportare tutto ma non la debolezza del cuore.
Una scrittura tagliente, asciutta, a tratti impietosa che stringe il lettore nella morsa dell'azione narrativa trattenendolo fino all'ultima pagina. Un esordio indiscutibilmente riuscito.

"Montaigne. L'arte di vivere" di Sarah Bakewell

"I brutti frangenti sono ovunque per cui faremmo meglio a passare questa vita terrena con un pò di leggerezza e superficialità".
Sprofondare in un saggio su Montaigne di 400 pagine e perdere il contatto con il mondo esterno? Si può.. si deve quando la scrittura è quella di Sarah Bakewell e la biografia quella del genio creatore degli Essai.
Attualissimo, Montaigne fece nel XVI secolo quello che nessuno aveva mai fatto prima, scrivere di sé, interrogarsi sul mondo circostante, su qualunque argomento, deciso a capire come vivere e non indicando come gli altri avrebbero dovuto vivere. Eccentrico, un pò smemorato, un felice assertore dell'immedesimazione, del cambio di prospettiva per cogliere sfumature, e dunque capire.. ad esempio capire le motivazioni che guidavano il comportamento umano ma anche le emozioni degli uomini spiati nel loro quotidiano.
Scorrendo la sua vita, le sue aspirazioni, la sua amicizia con Etienne de la Boétie, il ritiro dagli incarichi pubblici, i viaggi, la famiglia, le letture, il confronto con le filosofie ellenistiche e i contemporanei, e tutti quelli che dopo la pubblicazione dei suoi saggi avrebbero lodato o criticato il suo pensiero quando non anche il suo modo di scrivere, l'autrice dona al lettore strumenti per la comprensione di Montaigne e del suo tempo ma anche interessanti stimoli per leggerne la sua opera, adattabile ad ogni epoca, ad ogni predisposizione mentale. Una bizzarra ed erudita forma di intrattenimento che ci spinge -proprio come Montaigne- a vivere "una buona vita: corretta e onorevole sì, ma anche pienamente umana, appagante e prospera".

sabato 6 agosto 2011

"Romy Schneider. Il racconto appassionato di un mito" di Hildegard Knef

"Romy Schneider ha lasciato silenziosamente una vita vissuta a voce alta".
A distanza di venticinque anni e a quasi dieci dalla scomparsa dell'autrice, l'attrice e cantante tedesca Hildegard Knef, Gremese Editore riedita la biografia sull'attrice austriaca Romy Schneider.
Un ritratto autentico, duro e al tempo stesso dolcemente triste di un'attrice straordinaria, nel privato incapace di gestire la sua vita senza affidarsi a qualcuno, senza aggrapparsi all'affetto di un uomo cui dare tutta se stessa: fiducia, amore, a costo di esserne sopraffatta, disillusa, finanche sfruttata. Ma cosa aspettarsi da una bimba cresciuta in un collegio di suore, poco amata dalla sua famiglia -una coppia di attori divorziati-, cui nonostante il primo strabordante successo venivano tarpate le ali, decisa a credere nel proprio talento, a farne fonte di soddisfazione, arma di potere, strumento di libertà. Perchè su un palcoscenico o in un tetaro di posa, a dispetto di ore di prove, shooting fotografici e qualsiasi altro sacrificio Romy può diventare un'altra, trasformarsi nella donna che vorrebbe essere, in quella che gli altri desiderano, in chiunque sia credibile pure nel tormento. Fuori l'autodistruzione: alcol, pillole, qualsiasi forma di trasgressione per credere di godere la vita, forse sfuggirle nell'attimo in cui rivendica qualcosa: la fine di un amore che si credeva eterno, la perdita di un figlio, l'ennesimo tradimento, l'ostracismo della stampa tedesca manovrata dalla madre, aspettative di critica e pubblico sempre più alte.. fuori la pellicola immortala per sempre la sensibilità, la genialità, l'abilità di un'artista. Luci e ombre di un mito, la bellezza gentile di chi non smetterrà di ricambiare il nostro sguardo tra le pieghe di una storia, in una parola.. Romy.

venerdì 5 agosto 2011

"Le valchirie" di Paulo Coelho

"Walchirie.. messaggere degli dei che dopo la morte dei guerrieri, conducevano quelli più meritevoli - gli eroi- nel Valhalla, in attesa della battaglia del Ragnarok, la fine del mondo".
E proprio delle moderne valchirie, vestite di pelle, fazzolletto colorato sul viso, in sella a splendidi destreri, sono le guide che un uomo -Paulo- cerca nel deserto americano, messaggere proprio come gli angeli, l'angelo custode che l'uomo spera di incontrare.
Per farlo però deve affrontare un lungo cammino, mettere in discussione tutto di sé, persino il rapporto con la compagna Chris, che lo accompagna, e affidarsi agli insegnamenti del suo maestro. Scoprirà che "a dispetto delle ingiustizie, dei castighi immeritati e malvagi che dobbiamo sopportare, della convinzione di non saper cambiare le cose sbagliate in noi e nel mondo, un'incommensurabile certezza si sporna: l'Amore sarà sempre più forte e ci aiuterà a crescere. E ci insegnerà a capire le stelle, gli angeli e i miracoli".
Uno dei primi libri di Coelho in cui lo stesso autore si mette nuovamente 'in cammino', per mettere a tacere l'animo scosso dal successo, proteso verso il bisogno di 'significato'.

martedì 2 agosto 2011

"Volevo essere una gatta morta" di Chaira Moscardelli

"Quindi che dovrei fare secondo voi?"
"Cercare di essere meno Chiara e più gatta morta. Farti desiderare. Scappare e non inseguire" provò a suggerirmi Luca di nuovo.
"Già, ma se scappo e nessuno mi insegue?"
"E tu continua a correre"
Ma Chiara proprio non riesce ad imparare dalle 'gatte morte', categorie di donne a sé, quelle che sono sempre a dieta, che non hanno mai un capello fuori posto, che ascoltano e non contraddicono mai i propri compagni, che non guardano thriller, etc., Chiara è nata podalica, quindi dal suo venire al mondo si è creata e ha creato problemi, non ha mai saputo sentirsi "a posto" da nessuna parte, imbranata, calamita di disavventure eppure determinata a lasciarsi travolgere dall'amore, a concedersi esperienze al limite della pazzia e ancora, studiare, viaggiare, buttarsi nel lavoro e farsi forza fidando nella combriccola sconbinata e chiassosa dei suoi tanti amici. A dispetto di avventure e disavventure anche di salute Chiara viene a capo del suo modo di stare al mondo concludendo che in fondo è opportuno piacere a se stessi prima che agli altri, del resto "il mondo è pieno di gatte morte, inutile negarlo. Ma io sono Chiara. E la mia bellezza sta proprio nella mia unicità".
Dirompente, ironico, graffiante il libro della Moscardelli rischia di intrigare per il suo alto potenziale di immedesimazione. Ognuno, uomo o donna (e diciamolo, gli uomini tratteggiati dall'autrice non ne escono bene: indecisi, mascalzoni, gaglioffi) ci vedrà qualcosa di sé.