martedì 31 dicembre 2013

"Storia degli spettri" di Massimo Scotti

"Il fantasma è la perdita. La figura fantasmatica rappresenta ciò che è stato perduto, ne costituisce l'evidenza, l'immagine persistente al di là dell'avvenuta sottrazione. Si propone agli occhi dei viventi con parziale consistenza, trovando posto nel loro sguardo come visione più o meno corporea ma sempre come qualcosa a cui un corpo è stato sottratto, qualcosa che lo ha perduto. Dunque, il fantasma coincide con il ricordo di tale perdita, di ciò che non è più, di un oggetto, un organismo, un essere che è venuto a mancare"
Proprio come una ghost story, Massimo Scotti propone una storia degli spettri con il piglio accademico e il fascino del narratore. Un excursus nella storia, dagli egizi ad oggi, che spiega l'evolversi e il differenziarsi del rapporto vita/morte e pertanto l'affacciarsi delle figure spettrali nel tempo. Tra religione e scienza, mistero e realtà, un bisogno assoluto di ritrovare chi si è perduto che ha ispirato ricercatori quanto vili ciarlatani, ferventi credenti nel dialogo con i morti e ispirati commercianti di esperienze extracorporali. Fantasmi, case infestate, medium e una serie infinita di eventi inspiegabili o almeno inspiegabili in apparenza, spesso solo frutto della necessità di credere. Soggetto principe di tanta letteratura, la storia degli spettri incanta da sempre e un po' inquieta, del resto come era solita rispondere Madame Du Deffande:
"Lei crede nei fantasmi?" 
"No, ma ne ho paura".
Un incredibile saggio, un lavoro davvero interessante con attente note bibliografiche e una preziosa bibliografia, quanto di meglio per incuriosirsi sulla materia.

sabato 28 dicembre 2013

"L'amore paziente" di Anne Tyler

"Ecco alcune delle cose che terrorizzavano Jeremy Pauling: usare il telefono, andare alla porta quando sentiva il campanello, aprire la porta, uscire di casa, fare acquisti. E anche indossare abiti nuovi, trovarsi in spazi aperti, incontrare lo sguardo di un estraneo, mangiare in presenza di altri, accendere elettrodomestici".
E' così da sempre Jeremy. Bambino coccolato, oggetto/soggetto fragilissimo per una madre che aveva smesso di occuparsi di marito, figlie, casa, per dedicarsi unicamente all'adorato figlio maschio, esaltando le sue diversità come unicità. Poi adulto orfano aveva semplicemente lasciato che le cose continuassero a capitare. Così condividere la grande casa con gente che prendeva camere in affitto, volti spesso nuovi, comparse al margine della sua vita di artista silenzioso e strambo chiuso nella soffitta a costruire le sue opere, fino a che era comparsa la giovane Mary con la piccola Darcy. Avevano occupato quella che era stata la stanza della madre riempiendo un vuoto nel suo cuore. Paziente e insolente uno strano sentimento aveva scombussolato il diversamente abile di affetti Jeremy. Ma Mary non è una donna libera, in fuga da un marito che non ama più e da un'amante che l'ha solo illusa, in cerca di se stessa e di una realizzazione come donna e madre, finisce per chiedersi se sia giusto o meno lasciarsi amare da Jeremy, fingere di essere sua moglie. Basterà guardarlo, stringere tra le mani i fiori colti per lei nel giardino, sfiorarne il corpo sconvolto da brividi, cogliere tutta la difficoltà del suo parlare per restargli accanto e accettarne negli anni la gioia di tanti figli.
"Le persone tristi sono le sole autentiche. Possono dirti la verità sulle cose, sanno da sempre che non ci si può fidare di nessuno e che nessun cambiamento nella tua vita, per quanto grande, alla fine ti impedirà di essere quella che eri all'inizio"
Ma ci si può anche risvegliare un giorno e convincersi di non essere stati amati davvero, di non valere il prezzo di un sacrificio: spingersi oltre l'isolato di casa per sposarsi davvero, ora che si può. Così Mary. "Non so cosa richieda più coraggio: sopravvivere a una prova di sopportazione che dura tutta la vita, perché una volta hai fatto una promessa, o scappare sconvolgendo tutto il tuo mondo".
O credere per Jeremy che dietro quella richiesta vi sia chissà quale insondabile nuova minaccia di cambiamento. E finire per perdersi davvero, lasciare che l'amore paziente e vigile che aveva messo insieme pezzi spaiati, si perda in ripicche, attese, fraintendimenti, orgogliose rivalse, smarrendo il senso profondo delle cose, tutta la straordinarietà di un amore che nel quotidiano può essere sostegno, salvezza, occasione.
"Un fatto triste di questo mondo è che le cose che costano più fatica in genere sono quelle che gli altri non verranno mai a sapere".

Un romanzo a più voci -a parlare sono i protagonisti come gli affittuari della pensione- che racconta l'insondabile voracità dei sentimenti. L'amore abita le stanze della casa di Jeremy come abita il suo cuore. Presenza e assenza, forza e debolezza, mondo esterno e interno. Un dispiegarsi di fare e disfare, di passi e piccoli gesti, di sorrisi e accomodamenti, intralci e ossessioni che rischieranno di travolgere Jeremy, schiacciato dalle responsabilità della concretezza di una famiglia.
Lui attore non più spettatore, incapace di reggere a lungo la scena. 
Una narrazione quella della Tyler capace di accendere la speranza nell'amore e rivelarne anche le amare disillusioni.

giovedì 26 dicembre 2013

"Splendore" di Margaret Mazzantini

"Lui dov'è?"
"Forse non mi ha mai amato"
"Ma tu hai amato lui... può bastare credimi"
E invece no, non basta mai. Amare senza essere riamati è condanna, mai salvezza. Amare, senza sapere perché, avendo il mondo contro è infelicità, tormento.
Lo sa, lo sospetta si da subito Guido. Figlio di genitori borghesi assenti persino a se stessi. Un grande condominio nel centro di Roma, stanze riempite di presenze altre per garantire normalità ad un bambino a tratti in affanno con la vita, forse è solo il naturale crescere, la scoperta di bisogni nuovi, la fragilità dell'adolescenza, il confronto con gli altri, con quel mondo di adulti che intorno a lui sembrano indifferenti, pezzi spaiati, anime sbeccate.
Allora la normalità viene dal basso, dal puzzo di umido e cavoli del sottoscala dove abita la famiglia del portiere: umori, odori e lui Costantino, suo coetaneo, equilibrato ma già avido di vita, di esperienza e riscatto. Si osservano i due, rispettoso Costantino, indisponente Guido. Prossimi eppure lontanissimi, due cani che si annusano un attimo prima dell'azzuffatina. Compagni di classe e di prime esperienza di vita contro ogni previsione come in una stanza d'albergo in gita in Grecia dove si scoprono reduci di una notte di bagordi che segna un confine: un prima e un dopo, preludio di un cambiamento di testa e forse di cuore.
Sarà così, capiterà di lì a breve il deflagrare di una passione inattesa, espressione di un amore che non si può dire, non per Costantino ai suoi genitori, non nella Roma di fine anni '70 ancora incapace di emanciparsi dall'ombra lunga della chiesa. E allora bisognerà rinunciare: cedere alle convenzioni, alle aspettative per Costantino, viaggiare per Guido, a Londra e così "tentare sempre una via di fuga dal carcere delle idee precostituite", ma non basteranno sregolatezze, nuovi amici e tentativi più o meno consapevoli di autodistruzione per dimenticare eppure sarà l'amore di una donna a salvarlo, la dolcezza di un corpo caldo accanto a cui dormire, la sua bella bambina a cui fare da padre, lo studio, il lavoro come docente di storia dell'arte e la stima dei suoi allievi e ancora, le potenzialità di affetti semplici e piccole certezze: rincasare in una casa accogliente, le cene tra amici, i sorrisi al mattino. A distanza di anni saprà che a dispetto di tutte le buone intenzioni il falso benessere è solo un modo altro per ingannarsi, convincersi di poter rinunciare a qualcosa, con l'amarezza di sapere che "la parte migliore della vita è quella che non possiamo avere" ovvero Costantino riapparso bisognoso e furente nella sua vita. Guido è pronto a rimettere se stesso in gioco, inizia a mentire a sua moglie, sacrifica il suo lavoro e i suoi risparmi per volare ogni settimana a Roma tra le braccia di lui, che vive tutto come una colpa fino all'inquietante aggressione di cui sono vittime su una spiaggia, gogna mediatica che li espone al mondo senza più difese, incerti sul da farsi, o liberi o condannati per sempre al silenzio. Accade così, silenzio per Costantino, libertà per Guido che non deve più fingere, uomo nuovo in un mondo vecchio. Ora Guido lo sa "tutte le relazioni d'amore nascono da una mancanza, ci immoliamo a qualcuno che semplicemente sa accomodarsi in questo spazio aperto e dolorante per farne quello che vuole: farci del bene oppure distruggerci".
La distruzione la porta la verità. In un giorno come altri, dopo un viaggio in moto per tornare a casa, a Roma, da Costantino. E' lontano il tempo dell'infanzia, il tempo in cui erano due bimbetti che giocavano nel cortile. E' lontano il ricordo della tenerezza della prima intimità quando Costantino l'aveva preso tra le braccia rivelandogli il suo amore, promettendogli che nulla di male sarebbe accaduto "non guardare nel buio, guarda me, guarda questo splendore".
Ma ora il buio è il dove che non si può tenere lontano. Il buio è l'anima nera in cui l'ha sprofondato la pubblica confessione di Costantino, il dramma di un ragazzino violato, a cui nessuno aveva voluto dar credito; l'orrore che aveva segnato un'infanzia che nessuno aveva protetto, per paura, necessità, vergogna. Un orrore che aveva generato rabbia, vendetta e forse un disperato bisogno di amore, cercato lì dove sembrava prossimo, lì dove c'era la fonte del male.
Adesso Guido è solo. Il buio l'attanaglia. Il mare si fa confidente. Lo porta indietro nel tempo, alla Grecia, al sogno di due giovani di vivere una vita diversa, al male che si poteva, doveva mettere alle spalle, la felicità che sembrava schiuma di mare, un momento dopo di essere portata via, promessa e nulla più. No, l'amore di uno solo non può bastare, e lo splendore è solo l'illusione di un momento spacciato per felicità.

Un romanzo forte, torbido, irrequieto. La voce narrante del protagonista, pagina dopo pagina, come un diario intimo, attraversa gli ultimi quarant'anni della nostra storia. Una voce che intenerisce, infastidisce, instilla rancori, dubbi, sospetti. L'amore non ha regole, è unico, è ammaliante, vertiginoso, brutale, tenero, ma anche potenzialmente pericoloso se ci lasciamo vincere dalla malia di un non vissuto che reclama più di quel che è possibile dare. L'amore è diverso, a prescindere da quale sia l'oggetto amato: uomo o donna. L'autrice raggomitola le parole per spiegare quello che non necessitava d'essere spiegato: l'amore si fa e basta. Delirante il tentativo di entrare nella testa del protagonista, un inconfessabile esagerato narcisismo autorale che impasta pensieri, desideri, aggressioni umorali. Un "di più" che schiaccia la parte più autentica del romanzo: l'amore atteso, quello splendore che ammanta le promesse degli amanti, che si legge negli occhi di si sceglie, di chi ci sceglie.

martedì 24 dicembre 2013

"Il manoscritto ritrovato ad Accra" di Paulo Coelho

"Ora che sono giunto alla fine della vita, lascio a coloro che mi succederanno tutto ciò che ho appreso mentre camminavo sulla superficie della Terra. Che ne facciano buon uso".
E' il 14 luglio 1099. Di lì a poche ore la città di Gerusalemme verrà invasa dai crociati. Un uomo anziano, straniero, conosciuto come il Copto, parla alla gente della città, musulmani, ebrei, cristiani, insieme nelle ore che preludono la fine.
E' un momento e intorno all'uomo si fa silenzio. Il suo non è un incitamento alla battaglia, non è un invito a resistere. Parla, racconta, ricorda quel che ha osservato, imparato in una vita intera. Il suo è un'appassionato e sincero incitamento a farsi testimoni di vita, una vita in cui la vera saggezza sta nell'aver amato e rispettato se stessi e il prossimo, nell'aver riconosciuto le difficoltà per trarne insegnamento, nell'aver fatto della gioia un faro e della quotidianità l'occasione per cogliere il presente e non temere la morte.
Nel cuore di tutti un bagaglio di parole, parole che nel tempo tanti troppi uomini fuggiranno, dimenticheranno volutamente, parole che raccontano delle paure e delle gioie dell'uomo, che sanno di solitudine e comunione, sfidano destino e ansie, descrivono la bellezza e la purezza dell'amore che supera odi e rancori, parla di sfide e cambiamenti. Un messaggio potente perché potente è chi se ne fa interprete. 
"Coloro che fanno realmente del bene agli altri non cercano di mostrarsi utili, ma si impegnano per condurre una vita retta e interessante. Non offrono quasi mai consigli: costituiscono un esempio da imitare".
Paulo Coelho rielabora il manoscritto ritrovato dall'inglese sir Walter Wilkinson nel 1974 nei pressi di Nag Hammadi, scritto in arabo, ebraico e latino, rendendolo accessibile al lettore con una narrazione fluida e coerente che stimola riflessioni e invita a cogliere nell'individualità del nostro agire gli attimi da portare a modello per arginare la morte dell'anima. 

lunedì 23 dicembre 2013

"Una sera a Parigi" di Nicolas Barreau

"Quella che chiami felicità in realtà sono solo singoli momenti belli, quelli di cui porti il ricordo dentro di te".
E felicità è quella provata fra le braccia di Mélanie. Per Alain finalmente la donna dal cappotto rosso che ogni mercoledì sera siede alla fila diciassette del suo Cinema Paradis mentre scorrono le immagini di vecchi film d'amore ha un nome, pronunciato a lungo nel corso di una serata perfetta, preludio ad una magia che sembra completarsi quando di lì a breve il famoso regista Allan Wood e la bellissima giovane star Solène Avril gli chiedono di girare alcune scene del loro prossimo film nel suo piccolo cinema d'essai.
Magia destinata a dissolversi come polvere alla luce abbagliante dello schermo del cinema quando si fa all'improvviso buio in sala, perché Mélanie sembra scomparsa nel nulla. Mercoledì dopo mercoledì il suo posto al cinema resta vuoto ossessionando i giorni di Alain. Possibile che si sia ingannato sulla dolce Mélanie? Possibile che sia tutto frutto del suo desiderio di vivere un amore da favola? No, Alain lo sa, crede davvero ai suoi sentimenti. L'amore non può restare imprigionato sulla pellicola, riservato agli amanti dei film. L'amore può, deve essere tangibile, pur folle, romantico, passionale, definitivo. Alain sente di poter, dover far tutto per ritrovare Mélanie, ma dove, come? Seguire le sue tracce, rievocare i momenti di quella sera incantata, ricordare le sue parole, i pochi dettagli rubati sulla sua vita. Eppure la risposta, intrigante, impossibile è lì dove Mélanie è sempre stata, tra le poltrone della fila diciassette al Cinema Paradis. E' inciso sul legno: due cifre, due nomi, che raccontano di una storia persa nel tempo, un amore lontano, innocente, un tradimento insostenibile, una famiglia spezzata, sogni infranti, gelosie e poi complice un ostinato sognatore un perdono che a distanza di anni ricuce un legame spezzato, rinsalda un affetto e apre all'amore.
Alain e Mélanie. "E' vero la vita non è un film in cui due persone si incontrano, si perdono di vista e casualmente si ritrovano" ma "per qualche arcana ragione ogni tanto succede".

Gioioso romanzo costruito alla perfezione seguendo i ritmi di una commedia romantica. Barreau riesce a coinvolgere il lettore sussurrandogli una storia che vorremmo fosse la nostra ma la sua narrazione pur attenta a citazioni, rimandi, calde atmosfere non è dissimile dai romanzi d'amore da sempre tra le letture preferite delle donne di ogni generazione, solo che a scrivere è un uomo, un francese e Parigi ci aggiunge il suo. "Ci baciammo, i minuti diventarono anni e gli anni un pezzetto di eternità. Ci baciammo sotto un lampione, luna tra le lune. Ci baciammo su uno dei ponti più belli di Parigi e in quel momento fu solo nostro. Volammo via, sempre più lontano, e la città si trasformò in una stella tra le stelle". 

domenica 22 dicembre 2013

"La sorella di Mozart" di Rita Charbonnier

"E' vero, per lungo tempo ho tagliato mio fratello fuori dalla mia vita, per non parlare di mio padre; e forse non ho più voluto toccare una tastiera perché, se l'avessi fatto, avrei pensato all'uno e all'altro. Ma adesso ho capito che devo qualcosa ad entrambi. Ho capito che entrambi fanno parte della mia storia, e che non ha senso che io li rinneghi, perché rifiutare la loro memoria vorrebbe dire rifiutare me stessa
Maria Anna Walburga Ignatia Mozart per tutti Nannerl ha circa quarant'anni, è moglie e madre felice. Ma non è sempre stato così. Si è lasciata alle spalle la città, le illusioni di un matrimonio sfumato, lo sconfinato amore per la musica, la rabbia verso suo padre e si è imposta di dimenticare persino suo fratello Wolfgang Amadeus che ha oscurato il suo talento con un genio che non ha eguali.
"La musica preme dentro di me per uscire; è come l'onda d'assalto di un'ubriacatura che dalle mie viscere si spinge fino alla gola e al cervello e lo fa turbinare; è una tempesta interna che non può non trovare sfogo".
Nannerl è donna, in quanto tale le sono precluse possibilità concesse ad altri. 
E' lei la stella in famiglia, lei a dare concerti, lei l'ossessione del padre, lei l'attrazione alle corti di mezza Europa. Lei protagonista. Poi un giorno tutto finisce, o quasi. Il fratello Wolfgang, più giovane di lei di qualche anno è uno straordinario musicista, un geniale compositore. Lo è da giovanissimo, un bimbetto sornione che sorride al pubblico, determinato ad eccellere. Tanto ama la sorella nel mondo fatato che ha sognato per condividere con lei passioni e segreti, quel 'regno di dietro' di cui l'ha eletta regina, quanto è deciso a diventare il migliore, un precursore, a rubare l'ispirazione per le strade, negli occhi delle donne che ama, nella gente che incontra per farla sua e regalarla al mondo. Non può fermarsi a costo di lasciare che Nannerl si sacrifichi per consentirgli di viaggiare, di studiare, di stupire così il mondo. Sa che Nannerl compone segretamente, sa che aspira a fare della sua musica, sa che sogna di esibirsi, sa che è brava quanto lui ma non può e non vuole opporsi alle decisioni del padre che la relega al ruolo di insegnante, nel chiuso di quattro mura, tacitando così il suo cuore, costringendo la sua arte in un cassetto.
Nannerl, bizzosa all'apparenza, ostinata, continuerà a far musica, a comporre, per il tramite di una sua allieva, Victoria, indomita e decisa quanto a lei ad esibirsi, a lasciar conoscere al mondo le sue opere. Ma sarà una breve illusione, irretita dal fascino di Wolfgang la stessa Victoria diventerà una pedina nelle mani del giovane musicista e Nannerl affronterà suo fratello a muso duro salvo esserne sopraffatta "Devo liberarmi, altrimenti rischio di fare la tua fine. Povera di spirito, schiava del tuo vittimismo e dimentica del tuo talento. Il tuo Militar galante è lo specchio di quello che sei diventata. (...) Hai inteso narrare la tua vita, immagino; ma della vita tu non sai niente, perché non hai mai vissuto, e nemmeno te ne sei accorta.."
E' brutalmente vero ma Nannerl non può, non sa accettarlo, non riesce a vedere la persona che è diventata. Fugge in provincia accolta nella casa della sua paziente e lungimirante governante, lì ritroverà una persona capace di domare il suo animo, di ascoltarla, rispettoso dei suoi tempi come delle sue irrequietezze, un uomo in grado di leggerle dentro, di sfiorare la sua anima con pazienza gentile e sostenerla nelle sue decisioni, in apparenza definitive come non suonare mai più. Un uomo nobile e passionale che la inizierà all'amore, alle gioie della famiglia e che saprà attendere prima di vederla riconciliarsi con la sua famiglia, con quel fratello genio indiscusso, morto improvvisamente e malamente, e con la musica, con la musica di Wolfgang che il mondo intero merita di conoscere.
"Forse proprio questo Wolfgang ha intuito, e voluto comunicare: ognuno di noi vive nell'attesa di qualcosa, ma la realtà dei fatti è sempre diversa da ogni congettura e persino da ogni mira, nella realtà accade sempre un accidente che la mente più fantasiosa non avrebbe immaginato, e non ha senso angustiarsi per i risultati non ottenuti, così da rischiare di offuscare le vere conquiste".
Nannerl suonerà ancora e lascerà che il mondo si appropri di un genio, con l'animo sgombro di chi legge l'amore tra le note di una partitura chiamata vita.

Un romanzo di struggente realismo narrativo. Una storia che riempie il cuore, che strappa lacrime amare e restituisce credito e forza ad un personaggio accantonato forzatamente dalla storia, quello di Nannerl Mozart. Si percepiscono tutti i sogni rubati ad una donna, la sua ansia di vivere, di fare musica, negata, contenuta, quasi il suo respiro fosse mozzato, costretto come nei bustini, stretti ogni giorno un poco di più. Quel respiro mozzato sono le aspettative represse. Nannerl dovrà aspettare anni per slacciare i lacci di quel corsetto, anni per tornare a respirare, anni per capire che in fondo nella musica di Wolfgang c'è anche la sua, anni per consegnare al mondo la sua arte, anni per amare la sua vita non in 'funzione di' qualcosa ma come un dono individuale di cui fare testimonianza.
Una scrittura accesa quella dell'autrice qui al suo esordio, un'affresco del tempo rispettoso, un talento nel dare forza e carattere anche ai personaggi marginali, una partecipazione emotiva che trascende e illumina le parole.
Parole che ritroviamo nelle sue opere successive, disponibili come 'La sorella di Mozart' anche nel formato eBook.

Qui per leggere la recensione de "Le due vite di Elsa"
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domenica 15 dicembre 2013

"Quei pochi giorni preziosi" di Christopher Andersen

"E questi giorni brevi e preziosi li passerò con te".
E' un giorno di fine novembre del '63 quando a Dallas un attentato mette fine alla vita del presidente John Kennedy. Di lì a breve JFK sarebbe diventato leggenda, condiviso da una platea di uomini e donne che l'avrebbero pianto, ricordato, idolatrato. Sua moglie Jackie avrebbe desiderato restasse semplicemente un uomo. Un uomo con molte virtù e mille difetti, come tanti, come tutti.
Ma raccontare al mondo la vita privata di un mito, parlare della coppia presidenziale rischia di mandare in frantumi quella certa idea cristallizzata di famiglia perfetta, di un amore immortale.
Dalla scrittura di Andersen piuttosto fredda e formale, se pur scrupolosa nelle fonti, viene fuori una fotografia in bianco e nero di un tempo circoscritto in cui un uomo e una donna si amarono, a modo loro, sotto gli occhi di milioni di estranei. Un amore gravato dal primo istante dalla possibilità concreta di non essere mai davvero privato, intimo. Un amore tra due individualità accese, quasi egocentriche, di certo fortemente autonome e autoritarie che concessero ai rispettivi cuori di disarmarsi un attimo solo, quando si sfiorarono in un incontro che decise del loro destino.
Le rivelazioni sui problemi fisici di John, la sua ossessione per le donne -una sorta di dipendenza sessuale che avrebbe messo a dura prova qualsiasi matrimonio, il ricorso della coppia e di parte dell'entourage della Casa Bianca a cocktails di farmaci per reggere stress e malesseri, la drammatica perdita di due bambini, non scalfiscono l'allure magico della coppia presidenziale se mai lo rendono drammaticamente umano, brutalmente credibile.
Per questo la scrittura di Andersen riesce alfine a cogliere il senso di una vita e anche di una fine: "Jackie si avvicinò al corpo esanime di John (...) prese a baciarlo lentamente, deliberatamente. 'Ti amo, Jack. Ti amo' ".

sabato 7 dicembre 2013

"La cena di Natale" di Luca Bianchini

"I nostri occhi vedono anche quando li teniamo chiusi".
Saggia zia Dora. Saggia e attenta, per cogliere nella cognata Ninella la pazzia per l'unico uomo che proprio devo togliersi dalla testa. L'uomo che le ha fatto battere il cuore da ragazzina, l'uomo che si è imposta di dimenticare per più di vent'anni e che è prepotentemente rientrato nella sua vita da quando è diventato il consuocero: don Mimì. Eh sì perché il sogno d'amore negato a loro lo vivono da qualche mese i rispettivi figli: Chiara e Damiano. Sembra solo ieri il giorno del matrimonio, sfarzoso al punto da tramutarsi in farsa, quando incuranti degli sguardi di tutti si sono stretti in un appassionato ballo riaccendendo la passione sopita ed ecco che Natale è alle porte e Polignano la accoglie come una cartolina in bianco e nero con i silenziosi colori di un manto di neve tanto irreale quanto magico. Ninella e don Mimì si vedranno ancora complice la cena della vigilia e un guazzabuglio di eventi che spingerà tutti protagonisti delle due famiglie a un susseguirsi di emozioni: gioie, dolori, attese, delusioni, speranze. Così Chiara timorosa del primo pranzo di famiglia da preparare con i ricettari di Parodi e Clerici, consumata dall'idea che un bambino forse in arrivo destabilizzi la sua unione e bruci i sogni di lavoro; Damiano ancora insoddisfatto, incapace di farsi bastare l'amore di Chiara; Orlando finalmente orgoglioso del suo orientamento sessuale; Nancy alle prese con la verginità da perdere a tutti i costi e lei donna Matilde alias la First Lady, regina di carta ma non di cuori, alle prese con un menù imponente fatto col Bimby e un diamante da mostrare ad ogni costo, ed ancora la signora Labbate vicina impicciona tuttofare e l'intraprendente tuttologo Pascal truccatore delle dive!
Se è vero che "dimenticare è un esercizio doloroso" alcuna sofferenza può bastare a don Mimì e a Ninella, in versione biondo Kidman, meno sicura di sé ma decisa a vivere un pezzo di felicità accanto ad un altro uomo, il sig. Bofrost alias il tipo delle consegne dei surgelati. I migliori propositi cedono allo sfiorarsi delle mani sotto il tavolo mentre tutti fingono una cordialità inesistente cincischiando del menù scritto a mano. Ma si può davvero rinunciare ad amare? Si può, come Ninella, avere diritto a un po' di felicità o è doveroso farsi da parte, ancora, per le sue figlie, per tacitare la coscienza e reggere agli sguardi della gente. Forse. Oppure ci si può accontentare di un bacio, dato la notte di Natale, la notte in cui tutto è possibile perché in fondo "tutti i baci dati con calma assomigliano ai sogni". 

Abilissimo intercettatore delle storie che la gente vuol sentirsi raccontare, Bianchini mescola il popolare e i luoghi comuni con un mix di sdolcinatezze, trovate surreali e buoni sentimenti arruffianandosi tutti. Il plot perfetto si presta a continui nuovi episodi di una fiction grossier, verissima nelle sue eccentricità quanto nella fragilità descrittiva della famiglia moderna. Ipotizziamo già che Ninella e don Mimì e la nevrastenica donna Matilde si ritroveranno per la nascita del primo nipotino va da sé maschio, con la questione del nome da dargli e la faraonica festa di battesimo. Per allora Ninella avrà capito cosa fare? Speriamo anche Chiara.. ben più matura dell'anaffettivo viziatissimo beota di Damiano.

martedì 3 dicembre 2013

"L'avversario" di Emmanuel Carrère

“Di norma una bugia serve a nascondere una verità, magari qualcosa di vergognoso, ma reale. La sua non nascondeva nulla. Sotto il falso dottor Romand non c’era un vero Jean-Claude Romand”.
Un paese di provincia francese ai confini con la Svizzera. Una piccola comunità dove l’appartenenza è valore. Circoli ricreativi, associazionismo, attivismo in chiesa, scuole modello, ampi sorrisi su volti sereni. Benessere, armonia, solidarietà. Fino ad un giorno di gennaio del 1993, quando il paese di Prevessin implode su stesso. La casa dei Romand è in fiamme, uno ad uno vengono recuperati i corpi degli occupanti. Jean-Claude Romand, stimato medico, lotta tra la vita e la morte. Di lì a poche ore la polizia scoprirà anche i cadaveri dei genitori del Romand. Sembra un incubo, è un incubo per l’intera comunità. Ma il peggio deve ancora venire.
Romand non è chi dice di essere. Non lavora all’Oms, non si è mai laureato in medicina, da circa vent’anni semplicemente inganna se stesso e tutti quelli che ha intorno: amici, familiari, la moglie.
Nessuno ha mai sospettato nulla. Nessuno ha mai diffidato delle abilità, della gentilezza, della disponibilità di un uomo che tutti indicavano come esemplare. Ma perché Jean-Claude Romand lo ha fatto? Perché ha avuto la freddezza di uccidere i suoi cari e sfuggire al suo suicidio? Perché mentire, da sempre? Quale personalità malata, inquieta alberga in un uomo all’apparenza tranquillo quasi banale, al punto da perdersi sullo sfondo della vita degli altri? Se lo chiedono tutti quelli che l’hanno conosciuto, traumatizzati dalla morte della fiducia, se lo spiegano i medici ma instilla dubbi in chi -semplice spettatore- fatica a leggere negli occhi dell’assassino un perché? La risposta è al di là di ogni ragionevole dubbio nella mente di un uomo che ha un solo nemico: se stesso. Proprio lì, nel cuore di chi ha sofferto, subìto, che ha cercato visibilità, affetto, amore, considerazione e che ha pagato un prezzo così alto per averlo; un gioco al massacro per sfiorarlo per pochi anni, un’illusione pagata con l’anima, in apparenza redenta con la fede. Ennesimo camouflage per sfuggire all’avversario.
La testimonianza difficile, sofferta, sincera di uno scrittore al cospetto della personificazione del male, resa con un linguaggio appropriato e veritiero.