“E l’estate, l’estate
davvero si vorrebbe non finisse mai. Forse perché in fondo fa paura quello che
viene dopo”.
Capita
sul finire dell’estate che il cuore di Paolo si fermi.
All’improvviso.
Al
suo capezzale le persone che più l’hanno amato.
La
moglie Maria e il figlio di sette anni Giovanni.
Suo
padre Livio. E un poco in disparte, Tiziana, l’altra donna, l’altro amore di
Paolo.
Ognuno
a suo modo si chiede come sopravvivere al lutto, come andare avanti.. “a che serve restare”.
Forse
solo “ad accostare parole per salvare
un’anima sfilacciata”.
C’è
chi custodisce il tempo felice in ricordi cristallizzati in un quotidiano di
gesti ripetuti e lenti che occupano ore, chi si illude di dominare il destino
sfidandolo ogni giorno nelle acque di un mare che toglie il fiato fino a farti
scoppiare il cuore portandoti al limite, chi comprende il dono dell’amore
ricevuto imparando a dare peso all’assenza con un fare nuovo e chi fantastica
avventure in mondi abitati da eroi romantici che vestono le parole di un uomo
capace di amore infinito per il tempo breve che gli è stato dato di vivere.
Paolo,
il grande assente che irrompe nei cuori di quanti hanno avuto il dono di
conoscerlo. Un uomo imperfetto, fallace come tanti eppure premuroso, attento,
orgoglioso, beffato dal vento caldo dell’estate che l’ha rubato ad una terra
avara e bellissima al tempo stesso.
“Solo se ami il silenzio
puoi sentire la musica della vita”.
Se
i testi delle canzoni o le frasi di alcuni libri parlano ai protagonisti di ‘Dimmi a che serve restare’ ispirando il loro
agire, segnandone il tempo, le parole dell’autrice raccontano ai lettori di amori
pazienti e irruenti, sentimenti autentici e ostili, presenze che sfidano i
pregiudizi, dubbi silenti e desideri sinceri.
Una
scrittura forte, emozionale, vera che si respira pagina dopo pagina regalando
un messaggio di verità assoluta: “Siamo
tutti il grande amore di qualcuno. L’amore non conosce dimensione, spazio,
tempo”. Per questo serve restare, comunque, sempre.