domenica 30 gennaio 2022

"La signora delle storie' di Amy Witting

Un piccolo paese di provincia -Bangoree- dove nulla di eccitante succede. Un gruppo amatoriale di attori, giovani professori, un medico in crisi con la moglie risucchiata dall'alcool e dal senso di colpa, una bibliotecaria disillusa dall'amore alle prese con il figlio liceale, un microcosmo di uomini e donne che si ritrovano lungo le rive di un fiume decantato da un poeta di cui molti scrivono, Roderick Fitzallan. Da recenti studi proprio Bangoreee ha ospitato per un tempo il poeta che si innamorò di una giovane donna del posto. Ma chi fu la musa ispiratrice di Fitzallan? Barbara Somers, ispirata dai racconti della sua amica bibliotecaria Naomi ne sembra affascinata al punto da indagare per sfuggire al grigiore di una vita coniugale spenta dall'assenza di un bambino che tarda ad arrivare e dalla presenza ingombrante della suocera che la tiranneggia e si adombra al solo sentire nominare Fitzallan. Possibile che quello che più si cerca, l'ignoto, è spesso sotto i nostri occhi? E che dar forma ai pensieri più arditi, rispondere all'indifferenza, l'insofferenza con l'insolenza della ribellione fine a se stessa, la passione consumata per ripicca può generare catastrofi gentili? In una soffitta impolverata di una casa di provincia un album di vecchie foto racconta la storia che in fondo tutto il paese aveva smesso di ricordare, per tacitare voci, nascondere lo scandalo, vincere i pregiudizi. Ma in fondo l'amore attraversa il confine del tempo per raccontare sé stesso.

Un romanzo che incastra tante piccole storie, porta il lettore tra le strade e la gente di Bangoreee, ragazzi che sognano Sidney, giovani donne vincolate dal giudizio della gente, piegata dalle convenzioni sociali, e le forme dell'amore dispiegate in tutte le sue forme. Ogni pagina rivela una storia, tratteggia un personaggio e il suo relazionarsi con la società intorno. Una scrittura, quella della Witting, che racconta della necessità di esporsi, fare scelte, lasciarsi andare rischiando di perdere e perdersi, salvo abbandonarsi a quello che accade.

sabato 22 gennaio 2022

"Tre piani" di Eshkol Nevo

"I tre piani dell'anima non esistono dentro di noi. Niente affatto. Esistono nello spazio tra noi e l'altro, nella distanza tra la nostra bocca e l'orecchio di chi ascolta la nostra storia. E se non c'è nessuno ad ascoltare, allora non c'è nemmeno la storia. Se non c'è uno così (...) allora si parla con la segreteria telefonica".

Lo fa Dovra, giudice in pensione, per raccontare a Michael, il marito scomparso la sua vita dopo di lui. In un tentativo necessario di riprendere contatto con la realtà, mischiarsi alla gente, decidere della sua vita, su tutto riprendere contatto con il figlio, allontanatosi dalla famiglia dopo un tragico errore.

Parlare, con qualcuno.

Come Hani, due figli, la solitudine costante nella casa, abitata dall'assenza del marito troppo spesso lontano per lavoro, la paura che la follia materna alberghi in lei, il sospetto di aver solo immaginato la visita del cognato ricercato dalla polizia, che racconta il suo malessere scrivendo una lettera ad un'amica lontana.

Come Arnon, che svela ad un'amico la sequenza assurda di eventi seguiti alla scomparsa della figlia affidata all'anziano vicino di casa, affetto dall'Alzhaimer finita solo in un grosso spavento, rivelatore però di dubbi e angosce che hanno provocato una rabbia furente, con sé stesso e gli altri per non aver capito quanto poco tempo dedicasse alla cura della propria famiglia, alla moglie tradita con l'unica persona che avrebbe dovuto evitare.

Dovra, Hani, Arnon inquilini di un condominio borghese di Tel Aviv. Esistenze solo in apparenza perfette come le loro case, in realtà fragili, erranti, dubbiosi, imperfetti. Ma in fondo "le persone sensate non esistono. E nemmeno le azioni sensate. Esiste solo l'azione che una persona specifica, in un momento specifico, deve compiere".

Un romanzo di sentimenti, che racconta le relazioni umane, in tutte le sue sfaccettature, e ispira a guardarsi dentro, ascoltare i propri bisogni, darne forma, raccontarsi, condividere, semplicemente trovare il coraggio, al momento giusto, di perdonarsi e lasciarsi andare.


venerdì 14 gennaio 2022

"La vasca del Fuhrer' di Serena Dandini

Quante esistenze in una sola.

Elisabeth Miller, per tutti Lee, è stata modella acclamata delle più note riviste di moda, l'americana a Parigi destinata ad esser musa dei più grandi artisti del Novecento, da Man Ray di cui fu compagna e attenta allieva, a Max Ernst, Cocteau; amica di Picasso, amante di un tempo sospeso dove gli artisti fuggivano l'orrore dei totalitarismi e della guerra preservando la bellezza, facendone manifesto di vita. Una giovane che ha precorso i tempi, sfidato i pregiudizi e lottato per tutto quello in cui credeva, che fosse viaggiare ovunque, fotografare, fare arte, rifiutare i facili servizi di moda per seguire le truppe al fronte e documentare gli orrori della seconda guerra mondiale fino alle foto scattate nei campi di concentramento.

Tra le prime fotoreporter di guerra, sfrontata nella bellezza come nell'amore, anima libera e selvaggia, rifuggiva i compromessi, ma finì per annientarsi nell'alcool e nei farmaci per dimenticare il "blu livido" del volto dei bambini che si spegnevano negli ospedali senza cure o delle divise a strisce degli scheletri di Dachau.

La bellezza sfiorì nella stagione di guerra, tra i paesi dell'Europa distrutta, dissolta come il fango dal suo corpo nella vasca del Fuhrer, nella sua casa, così ordinaria e dimessa da sfiorare l'assurdo.

Donna testarda, che sopravvisse a se stessa fidando nell'amore e comprensione di Roland Panrose, artista, mecenate, gallerista, di cui curò mostre e pubblicazioni; infine cuoca sublime, lasciò che il mondo dimenticasse il suo talento, le sue fotografie, la sua sfrontata energia al punto che solo alla sua morte il figlio   rovistando in soffitta rinvenne sessantamila negativi, fotografie, diari, lettere e imparò a conoscere davvero sua madre consegnandola all'eternità.