domenica 29 luglio 2012

"Amore e ginnastica" di Edmondo De Amicis

"Una ragazza è sempre un mistero: non c'é che fidarsi al suo viso e all'ispirazione del proprio cuore".
Siamo a Torino sul finire dell'Ottocento. In un condominio del centro, microcosmo di una società in fermento, il segretario Celzani, per i suoi modi timidi e i suoi studi chiamato don Celzani, spasima non corrisposto per la maestra di ginnastica Pedani: "Madre natura l'ha fabbricata per quello: le ha dato proporzioni schelettoniche più perfette che io abbia mai viste, una cassa toracica che è una meraviglia. Ha la flessibilità di una bambina di dieci anni. E mi vengano a dire i signori estetici che la ginnastica sforma il bel sesso!". Al contrario... l'avvenenza, il pudore, la determinatezza della Pedani nell'affermare l'importanza della ginnastica nella vita dei giovani e delle giovinette d'Italia spinge il Celzani a dichiararsi apertamente, a indispettire il vecchio zio, suo datore di lavoro; a scombussolare l'assetto precario dei rapporti di buon vicinato, in cui serpeggia l'invidia e spira il venticello della calunnia; a modificare persino le sue abutidini di vita, fino a votarsi tutto alla ginnastica, ma nulla può o sembra convincere l'algida Pedani salvo che.. "l'uomo anche più mite e più ragionevole del mondo, per sé stesso, è come dell'acqua in un bicchiere: che trabocchi o no, dipende dal grado di forza della polvere effervescente che ci mette dentro la passione". E la Pedani di passione sembra mettercene tanta.. improvvisamente, inaspettatamente.
Piacevole racconto del De Amicis, a lungo confinato solo nel ruolo d'autore del 'Cuore': vizi e virtù delle umane genti, esilarante commedia degli equivoci, intenso ritratto di un paese prossimo alla modernità, tutto forza e impegno. Delicata storia di amore: "Nel cuore delle donne non ci vede chiaro che l'esaminatore disinteressato".

sabato 28 luglio 2012

"L'entomologo e l'incredibile storia della foto di Napoleone" di Giovanni Fassio

Waterloo. 18 giugno 1815.
Polvere, sudore e sangue. Il battito del cuore dei soldati coperto dai rumori della battaglia.
Un attimo che brucia il destino di milioni di uomini. Su tutti: Napoleone Bonaparte.
Al suo seguito, quasi per caso, un giovane entomologo, tale Maurice Rémond.
Il suo diario ritrovato tra mille cenfrasuglie nei pressi di Avignone accende la curiosità di un appassionato collezionista rapito da una storia che ha dell'incredibile: possibile che Maurice Rémond sia stato tra i pochi a visitare Napoleone in quel di Sant'Elena e lì fotografarlo con un apparecchio rudimentale di sua invenzione? Possibile che sia sfuggito ai mille controlli degli inglesi recando con sé le prove di quell'esperimento e una lettera per il giovane figlio dell'imperatore? Possibile che abbia relegato alle silenzione memorie di un diario un'avventura così perigliosa tornando allo studio dei suoi amati insetti e alla quiete della campagna francese?
Possibile.. o meglio 'verisimile', proprio come quei primi strani ritratti impressi su carta atti a 'catturare e conservare l'immagine'.
Una storia deliziosa e avvincente quella di Giovanni Fassio, che coniuga storia e ricerca, finzione e realtà, regalandoci la conoscenza di un personaggio 'fuori dal tempo' come Maurice Rémond, disincantato, determinato, dirompente.
Interessante la veste grafica scelta dall'editore, simpatico il calligramma che chiude il romanzo. 
Un petit divertissement.

venerdì 27 luglio 2012

"Il giuramento" di Jean-Christophe Grangé


"Il diavolo è bugiardo” 
Cosa c’è dietro il tentato suicidio di Luc Soubeyras, un poliziotto francese cattolico e ottimo padre di famiglia? Se lo chiede l’amico d’infanzia e collega Matthieu Durey che ricerca il motivo del gesto disperato nelle indagini che Luc seguiva: un filo rosso di sangue che attraversa l’Europa e affonda nel male assoluto. Dalle pendici dell’Etna alle terre gelide dell’Estonia fin al cuore della Francia, sfiorando i marmi preziosi del Vaticano e l’acciottolato di un monastero nel cuore di Cracovia. In fuga da un tormento esistenziale e un dubbio che sfida la ragione a ammorba la purezza della fede, Matthieu può spiegare il mistero, salvare le persone a lui care finanche se stesso risolvendo un quesito impossibile: e se il Diavolo esistesse?


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domenica 22 luglio 2012

"Severina" di Rodrigo Rey Rosa

"Appartenere a una stirpe che viveva solo per e con i libri era un'idea che mi deliziava e insieme mi insuperbiva"
Una bella ragazza entra in una libreria. Si guarda in giro, infila qualcosa sotto i vestiti, si allontana senza che alcun allarme avverta dell'inaudito furto.
Ma al giovane libraio nulla è sfuggito. Annota i titoli sottratti e attende. Sa che la ragazza tornerà. Sa che ruberà ancora. Di lei, di quel corpo sinuoso, di quello strano agire è ormai preso al punto da dirsi, sentirsi, innamorato, e per questo sragionare al punto da seguirla, abitare nella sua stessa pensione, sognarla e coprire con i soci i suoi furti.
Ma chi è davvero la ladra di libri? Chi è l'uomo anziano che l'accompagna nel suo peregrinare per il mondo? Perchè questo fa. Viaggiare, sottrarre libri, leggerli, farli propri, come rivela un famoso libraio della città incappato nella furia degli strani ladri.
Severina, questo è il suo nome, è un'incognita nel quotidiano, una strana figura che si fatica a non ammirare e della sua storia, del suo essere così controversa, educata ad "un personale senso della libertà", il librario si nutre, finalmente libero di esprimere se stesso. E di vivere.

Originale, a tratti forzatamente, al punto da disorientare, la scrittura di Rodrigo Rey Rosa regala spunti di riflessione sui limiti imposti alle e dalle passioni. Il protagonista prende vera coscienza di sé solo al cospetto di un essere come Severina, espressione di una volontaria fuga dal conformismo, erede di una generazione di avventurosi del sapere, gente persuasa che "dietro i libri c'era uno spirito di classe". Questo dovrebbe essere il senso ultimo della lettura?

"Folle, folle, folle di amore per te" di Alda Merini

"..perché basta anche un niente per essere felici,
basta vivere come le cose che dici,
e dividerti in tutti gli amori che hai".
Lontano dal vano tentativo di spiegare la poesia, qualunque ne sia l'autore, resta in chi scrive solo il desiderio di partecipare l'emozione unica, assolutamente personale ed intensa di leggere, fare proprie le parole della Merini. Scrivere di sé e dell'amore al limite della sragionevolezza. Un amore che dilania le viscere e stilla desiderio, un amore che è furente, vivo, folle; che trascina nell'abisso e innalza al cielo. E salva.
"Perché t'amo caro, da sempre, prima dell'inferno
prima del paradiso, prima ancora
che io fossi buttata nell'argilla del mio pavido corpo".

sabato 21 luglio 2012

"Come se niente fosse" di Letizia Muratori

"Un corpo estraneo è difficile dimenticarselo addosso. Altrimenti di cos'altro parla questo racconto?".
Una scrittrice incapace di dar forma alla sua narrazione.
Una grande villa e la nobile famiglia che ci abita.
Un gruppo di amiche riunite per un corso di lettura. Un segreto sospeso.
Centoquaranta pagine di pathos, forza, inquietudine. 

Poche parole tracciate da un ghost reader per un editore. Così come puro esercizio di stile un gruppo di amiche si ritrova a villa Gunther dopo anni di assenza e legge una serie di manoscritti su indicazione di una coach speciale, una giovane scrittrice, bisognosa di stimoli per rimaneggiare il suo ultimo romanzo.
"..ho riletto tutti i tuoi libri.. alludono a qualcos'altro che però tu non racconti al lettore, e il lettore ci rimane male" e alla fine il racconto, quello vero, quello taciuto, per una vita intera prende forma, e riporta indietro nell'infanzia, ad una strana famiglia felice e problematica al tempo stesso, all'incontro con una donna speciale, una specie di seconda mamma, Giacinta Gunther e il giovane fratellastro di lei, Lorenzo.. anni di lotta per emergere dal confronto spesso impietoso con chi sembra più bello, più bravo, più interessante di lei sino ai giorni di un'adolescenza rubata per sempre da un incubo lungo quindici giorni, bruciato, represso, semplicemente messo da parte.. "come se niente fosse".
Ma è accaduto qualcosa, e di quel tempo negato resta traccia nella vite di tanti, troppi, come la scia di una lumaca: nello stesso Lorenzo, in Giacinta, in Federica e nella giovane Diana. 
E' tempo di guardare indietro per andare avanti.. è tempo per la narratrice di raccontare "i fatti miei" e lasciare che siano "i lettori a giudicare".
Una bellissima storia quella della Muratori. Sentimenti evidenti, struggimento, rimorso, elaborazione di un vissuto difficile. Una speciale forma di emancipazione. Un bel racconto al femminile, giocato tutto sulla potenzialità espressiva delle donne, tese a ricucire strappi di un'esistenza in apparenza perduta.
"Alle amazzoni, serve un pò di furia. Tu ce l'hai, sei piena di furia".

"I demoni di Otranto" di Roberto Cotroneo

"Canto la luce di un sogno antico (io che non conosco il sonno). Canto le voci che tornano i vivi che non sanno vedermi"
Otranto. 12 agosto 1480. I turchi espugnano la città. Ottocento idruntini vengono sgozzati perché non rinnegano la loro fede, non si piegano all'invasore.
Leggenda vuole che il figlio di una delle vittime sia fuggito lontano. Abbia imparato a tragliare i diamanti. Governi la luce.. la stessa che "ferma le onde, zittisce il vento, accende le strade, brucia le forze". 
Luce. Che inonda la cattedrale della città, il mosaico che dà vita ai demoni di Otranto.
Luce. Che abbaglia la straniera.. reastauratrice di pietre, erede di un tempo perduto, tessitrice di storie, riparatrice di emozioni.

Cotroneo riprende il suio libro più intenso 'Otranto' e lo riadatta, rielabora, facendone un poema che prende per mano il lettore raccontandogli una storia sospesa tra cielo e terra, passato e presente, sogno e realtà.
Un libricino da usare come guida speciale per le stradine di Otranto, abbagliati da una luce che fa socchiudere gli occhi, acceca un attimo prima di riaprirli su un tempo passato, nella cattedrale.. fra le ossa di chi ha sacrificato tutto di sé per difendere la propria religione.
Una scrittura profonda, evocativa, semplicemente perfetta.



mercoledì 18 luglio 2012

"Marilyn Monroe. Immagini di una vita" a cura di David Thomson

"Quando ero piccola, nessuno mi diceva che ero carina. Si dovrebbe dire a tutte le bimbe che sono carine, anche se non lo sono".
Sfogliare questo volume, straordinario quanto e più di un catalogo d'arte, rivela al mondo attraverso fotografie originali, intense, piene di pathos tutta la bellezza, la fragilità, la naturalezza di Marilyn Monroe.
Attrice, personaggio pubblico più che donna.
"Sapevo di appartenere al pubblico e al mondo, non perché fossi dotata o bella, ma perché non ero mai appartenuta a nessun altro né a nessun'altra cosa"
Scatti spesso rubati, che rivelano l'intimità, la semplicità di una bellezza che non ha eguali.
Un brevo exsursus personale e pubblico di una presenza del nostro tempo moderno, bruciata dall'ansia di vivere, dalle aspettative di quanti, troppi, in lei hanno visto un oggetto da possedere mai una donna da amare.
Guardare questa raccolta di foto e non sentirsi toccati nel cuore è pressoché impossibile.

domenica 15 luglio 2012

"Nella terra della nuvola bianca" di Sarah Lark

"Io ti amo dal primo giorno in cui ti ho vista. E' successo naturalmente, così come splende il sole o scende la pioggia".
Metà del XIX secolo. Nuova Zelanda. Terra da colonizzare.
Helen e Gwyneira vi sono dirette per prender marito.
La prima, una valente istitutrice per cambiar vita e metter su una sua famiglia.
La seconda, ribelle e indomita figlia di un lord, per riscattare un debito del padre e fuggire alla noia della sua famiglia.
Entrambe, divenute amiche sulla Dublin, la nave che collega Londra a Christchurch, pur rapite dalla bellezza delle nuove terre, vedranno presto disillusi i propri sogni.
Helen sposerà un uomo ben diverso dalla persona che l'aveva conquistata scrivendole splendide lettere d'amore, la stessa Gwen si troverà legata a un giovane e ricco gentiluomo tutt'altro che interessato alle bellezze muliebri. 
Eppure tanto Helen quanto Gwyn si riveleranno donne determinate, coraggiose, decise a prendere in mano le proprie vite, impareranno la lingua dei maori, lavoreranno al loro fianco, insegneranno ai loro bambini e a dispetto di rancori, violenze, aspri contrasti familiari ameranno e si lasceranno amare, metteranno al mondo figli e riscatteranno la propria ostinazione con l'affetto e la stima di un'intera comunità.
Su una terra bella e selvaggia l'epopea classica di due famiglie destinate a vincere i pregiudizi e legarsi per sempre: Gwen, Lucas, Gerald, Howard, Helen, Ruben, Paul, Fleurette, James, George.
"L'amore non è facile, Paul è come una corrente impetuosa, bisogna affrontarla per poter arrivare ai fondali più belli. Ma è una corrente di lacrime, bisogna placarla con l'amore".

La scrittura della Lark è accattivante ma non originale. I suoi personaggi più forti, le due protagoniste Gwyn ed Helen, risultano spesso mortificate dal necessario evolversi della storia, quasi che forzatamente le si debba liberare dellle loro infelici unioni per concedere loro la possibilità di essere veramente felici, e che solo l'amore possa emendare le loro vite di sacrificio e libertà. Nonostante spazio venga dato alla popolazione locale, i maori, poco o nulla viene raccontato delle loro tradizioni, della loro storia, della loro presenza su un territorio che il lettore fatica quasi a percepire nella sua interezza e bellezza. 
Ne viene da tutto ciò l'impressione di una narrazione forzata e raffazzonata. Nulla che giustifichi il successo di vendite.

sabato 14 luglio 2012

"Qualcosa di scritto" di Emanuele Trevi

"Perché la letteratura, intesa come grande esperimento sui limiti dell'umano, dovrebbe sempre essere questo: un detonatore, una catastrofe che genera cambiamenti irreversibili della vita. Un fattore di squilibrio".
Scacciate la mediocrità prossima di tanta narrativa contemporanea e lasciate che la letteratura sferzi l'anima raccontando di Pier Paolo Pasolini, del libro incompiuto 'Petrolio' e di tutto quel che vi si cela; soccombete alle pesanti offese della bisbetica Laura Betti così brutalmente fascinosa da esserne catturati; percorrete le stanze dell'archivio 'Fondo Pier Paolo Pasolini' e le strade di una Roma che quando vuole sa ammaliare e prendere allo stomaco con odori, umori, immagini; ragionate su grandi figure del novecento italiano, sul ruolo dell'arte, sulla fine di un tempo in cui letteratura significava sperimentazione, modernità mai ruffianaggine ai desideri del mercato; innamoratevi della scrittura, del viaggio, entrambi veicoli di iniziazione alla vita, al cambiamento. E avrete fartto vostre le paorle di 'Qualcosa di scritto'.
Sarebbe limitato dire che Trevi racconta Pasolini e la Betti, Trevi fagocita il lettore rendendolo sodale di un'accorta e accorata analisi della narrazione ultima di uno straordinario protagonista del nostro tempo: "aveva una tale presenza.. no, non c'è più stato un uomo come lui. Dove c'era lui, adesso c'è un vuoto, e questo vuoto urla, non smette di urlare.."
Per chi non si è mai approcciato a Pasolini, o per chi si è fermato ai commenti superficiali sulla sua opera, o ancora per chi non l'ha mai letto, la scrittura di Trevi risulta necessaria, critica, stimolante. Altro che Premio Strega.

venerdì 13 luglio 2012

"Il velo di Agata" di Chiara Aurora Giunta


La storia che mi accingo a raccontare, figlio mio, inizia una lontana mattina di primavera dell’anno del Signore 1040. Io non ero ancora nata a quel tempo, né tanto meno tu eri nei miei pensieri. Eppure la trama tessuta dal destino per la nostra stirpe stava per dipanarsi sulle sponde orientali dell’isola bagnata dal mare di Mezzo, la Sicilia”.
Le reliquie di Sant’Agata sono state trafugate da un generale bizantino e portate a Costantinopoli ma qualcosa è sfuggito al turpe saccheggio grazie al venerabile Maestro della comunità bizantina, Ammiano Marcellino: il velo della Vergine Martire.
Trent’anni dopo l’avventura dei normanni ha inizio, combattere per la cristianità mossi in realtà dalla brama di potere è ciò che ispira i fratelli Altavilla, certi che alcuna ardua impresa sfuggirà loro se una reliquia santa farà da vessillo ai loro armigeri: è il velo di Sant’Agata.
Velo che un’ignara fanciulla, figlia d’un nobile bizantino, reca con sé in un viaggio per mare. Porta il nome della santa e il suo destino si dice segnato alla nascita. Attraverso lei, il suo amore conteso tra un nobile normanno e l’emiro saraceno da combattere, e il potere del velo che stringe al corpo si compierà la volontà del Signore e di un gruppo di uomini e donne decisi a tutto per “eliminare il pericolo di una scoperta dannosa per la Chiesa tutta”.

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giovedì 12 luglio 2012

"Il fantasma esce di scena" di Philip Roth


Gente che legge, gente che scrive, siamo finiti, siamo fantasmi che assistono alla fine dell’era letteraria”.
Uno scrittore torna nella grande città dopo undici anni di splendido isolamento e non riconosce più il suo mondo eppure proprio la città e alcuni strani incontri gli restituiranno il brivido di una vitalità che credeva sopita, illudendolo di poter ancora bruciare d’amore, di rabbia, ma le emozioni fanno male quando non possono trovare sfogo e allora è preferibile sognarle, viverle nella propria mente perché per alcuni “il non vissuto, la supposizione, impressa per esteso sulla carta, è la vita il cui significato arriva a contare di più”.


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mercoledì 11 luglio 2012

"L'eretico" di Carlo A. Martigli

"..non sappiamo invece nulla del nostro Salvatore. Dove è stato e che cosa ha fatto proprio negli anni più importanti della sua vita?"
Firenze, 1497. La città brucia, sferzata dalle violente invettive dell'uomo che tenacemente la governa: Fra' Girolamo Savonarola. Sembrano lontani i tempi di Pico della Mirandola, e delle sue idee di conciliare le religioni monoteiste, così pure i fasti della corte dei Medici, benché nell'ombra qualcuno ordisca piani per tornare al potere magari cercando l'allenza pericolosa e subdola di chi a Roma, usa e abusa del suo ruolo: Rodrigo Borgia, conosciuto come papa Alessandro VI.
Protagonisti e figuranti tutti di una storia che affonda alle origini del tempo, una storia raccontata oralmente da una giovane ragazza venuta da oriente Gua Li e dal saggio monaco tibetano che l'accompagna come maestro, padre, amico, Ada Ta. La storia narra di un ragazzino "rapito per ordine del Sinedrio all'età di dodici anni e condotto come schiavo in terre lontane a oriente" e lì istruito secondo le leggi e i testi sacri di quelle genti. E' Gesù...
"Lo chiamavano il vento del deserto, perché la sabbia delle sue parole entrava nelle case più serrate come nelle anime più rigide".
Di lui, del suo messaggio di amore, i potenti vogliono far commercio per arrivare al potere. Ignorando che è impossibile tacere la verità e che 'la parola libera la mente e il cuore degli uomini'.
Il corso degli eventi non si può arrestare.

L'eretico.. ovvero colui che sceglie per Carlo Martigli. E il lettore può scegliere di non condividere le tesi proposte dall'autore sulla figura di Gesù e su quei vent'anni della sua vita di cui nessuno ha mai scritto, ma l'accurata ricostruzione storica, la fascinosa narrazione che intreccia storia e fiction non può essere messa in discussione. "L'eretico" è romanzo storico; è saggio se vogliamo per i continui rimandi alle filosofie orientali e alle religioni; è esuberante affresco di un'epoca al volgere di inellutabili cambiamenti; è il racconto di una romantica storia d'amore, tra il valente cavaliere fiorentino Ferruccio De Mola e la moglie Leonora, una sorta di trait d'union tra i vari quadri narrativi; è ponte tra due mondi, due culture, due realtà, occidente e oriente, un oriente così ben identificato nell'illuminato sultanato di Bayezid.
Di più la scrittura di Martigli è capace, riflessiva, coinvolgente.
Resta dentro.. un pò come se si ascoltasse la voce di Gua Li, poco più che un dolce sussurro, raccontare di Gesù.
"Ho detto a chiunque aveva voglia di ascoltarmi che non volevo avesse le mie stesse idee, ma solo che fosse libero di scegliere. Anche qualcosa di diverso, purché fosse consapevole della propria scelta. Seguire la legge dei padri o criticarla non è né giusto né sbagliato. basta che sia la propria volontà cosciente a guidarci. io non ho mai chiesto di essere seguito. Ogni uomo deve seguire se stesso, il bene che sente dentro, la sua coscienza, la giustizia e non la legge. Ho solo portato la mia pietra, che, questo è vero, unita alle altre può formare una montagna. Non conta raggiungere la meta, ma percorrere la strda per arrivarvi"

domenica 8 luglio 2012

"Distacchi" di Judith Viorst

"Pensando allo sviluppo come a una serie di perdite necessarie che dura tutta la vita, di perdite necessarie e di successivie acquisizioni, vengo continuamente colpita dal fatto che nelle esperienze umane gli opposti spesso convergono. Ho scoperto che si può capire poco in termini di o "l'uno" o "l'altro". Ho scoperto che la risposta all'alternativa secca è spesso: "entrambi". Che amiamo e odiamo la stessa persona. Che la stessa persona, noi, per esempio, è sia buona che cattiva. Che sebbene spinti da forze che stanno oltre il nostro controllo e la nostra consapevolezza, siamo anche i fautori del nostro destino. E che, sebbene il corso della nostra vita sia segnato da ripetizioni e continuità, è anche stupefacentemente aperto al cambiamento. Perchè sì, è vero che finché viviamo potremmo continuare a ripetere i modelli consolidati nell'infanzia. E' vero che il presente è potentemente forgiato dal passato. Ma è anche vero che le circostanze di ogni stadio di sviluppo possono rimescolare e correggere i vecchi adattamenti. Ed è vero che una consapevolezza profonda può, a qualunque età, liberarci dal cantare ancora una volta la stessa triste canzone"
Pubblicato e ripubblicato più volte dal 1986, di per sé ampiamente validato, il libro dell'americana Judith Viorst analizza e racconta i distacchi che invariabilmente, inevitabilmente l'uomo affronta nel corso della vita e i necessari adattamenti, cambiamenti relativi alle perdite conseguenti. Distacchi e separazioni da chi amiamo: genitori, fratelli, amici, compagni di vita; ma anche distacchi dalle aspirazioni impossibili di gioventù, dai sogni romantici, dalle illusioni di potere, controllo, libertà, dalle aspettative tradite nell'età adulta.
Accantonata una scrittura per addetti ai lavori la Viorst attinge alla sua esperienza personale, ai casi clinici studiati nel corso della professione medica, alle storie dei propri pazienti per raccontare le varie età dell'uomo e le separazioni dolorose che le attraversano. Il tutto è arricchito da citazioni letterarie, riferimenti alle teorie freudiane, ma anche ai contributi di psicologi, analisti, ricercatori, filosofi contemporanei doviziosamente annotate nella ricca appendice. La sensazione che avvolge il lettore è di comprensione verso idee già istintivamente approcciate. Un riscontro verso quel sentirsi 'adulti sani', come li chiama la Viorst, ovvero 'possessori di saggezza, forza e capacità adulta'.
"Perché, in quanto adulti sani, possiamo lasciare ed essere lasciati. possiamo con sicurezza sopravvivere per conto nostro. Ma siamo anche capaci di impegni e di intimità. Capaci di fonderci e di separarci, di essere sia uniti sia soli".

sabato 7 luglio 2012

"L'eredità dei corpi" di Marco Porru

"Odia suo padre e odierebbe anche lei, cosa pretende?"
"Niente, ma devo provarci"
Rosaria si voltò di nuovo, sospirando. "Pensi alla sua famiglia. Stia con loro, si prenda cura del suo passato. Lei che l'ha costruito. Ce l'ha. Non mi rubi quel poco che ho io"
E quel che Rosaria ha è Raniero, un nipote affetto da una malattia ereditaria che gli deforma il corpo e piega lo spirito. Raniero è un ragazzo difficile, rabbioso verso quel corpo che non riconosce suo, attraversato dal 'bastardo', così chiama il suo male, come l'uomo, il padre mai conosciuto che glielo ha trasmesso. Galleggia nella sua vita, timido, costretto all'angolo da chi lo guarda con orrore, commiserazione, o semplicemente lo schernisce, non può definirsi se non in funzione dell'unico amico di sempre, Gabriele. Un ragazzino problematico come lui, bello, forte, determinato in mezzo agli altri quanto drammaticamente solo, furente con il padre verso cui trattiene a stento l'istinto violento.
Raniero e Gabriele, adolescenti in crisi, vicini e lontanissimi l'uno all'altro, si respingeranno e si ritroveranno mille volte nel corso di un'estate. Si comprenderanno davvero solo quando saranno lì per perdersi, si salveranno reciprocamente, Raniero dalle spire odiose di un pedofilo, Gabriele dal passato familiare sempre rimosso, per ritrovarsi nella sfacciata vitalità del sorriso di Simona, nel vagheggiare di una notte in giro per la città, sfrontatamente liberi da ogni forma di controllo, liberi di affrontare la vita, con la consapevolezza di poter bastare ognuno a se stesso, prescindendo dai drammi esistenziali, dalle rinunce, dagli umori di corpi in mutamento, corpi che hanno e si sono cercati reciprocamente, per sfuggire nella concretezza di un esserci che alcuna presenza potrà mai distruggere.
L'eredità dei corpi.. quel che ognuno di noi si porta dentro, un passato che non si può cancellare, errori, orrori, furori, sogni, speranze. Un fiato soffocato, una disperazione assoluta che si legge addosso, cicatrici visibili e invisibili che solo l'ostinato amore, la cura, la caparbietà cancellano, rigenerando la pelle, liberando il cuore, sollevando l'anima.

La scrittura di Porru è reale, disincatata, a tratti brutale nella descrizione del dolore dei personaggi, non solo dei due giovani protagonisti ma di Rosaria, sola, annientata da responsabilità e impossibili scatti di emancipazione che scarica su un corpo di cui usa e abusa senza trovare rassegnazione, pace, conforto; e ancora Cesare, Domenico, Francesca, Gilla, un'umanità problematica, disperata, avvilita, malata, disumanizzata, sola.
Le tematiche al centro de "L'eredità dei corpi" sono forti, trattate con spiazzante irruenza, ma arrivano al lettore come un pugno allo stomaco, lasciando che poi su tutto prevalga la straordinaria, bellissima amicizia tra Gabriele e Raniero.

venerdì 6 luglio 2012

"L'amore in un clima freddo" di Nancy Mitford

"Tutti hanno storie d'amore? E' l'unico argomento di conversazione?"
"Oh, accidenti. Ero sicura che l'avresti detto. Succedeva anche in India, naturalmente, ma credevo che magari in un clima freddo.."
...come la vecchia Inghilterra no, e invece... gli innamoramenti delle fanciulle in età da marito, e non solo, sono l'argomento principe nel corso delle feste, dei lunghi week-end in campagna, dei balli delle debuttanti delle nobili famiglie. Su tutte Lady Montdore, straordinaria sessantenne, eccentrica, affascinante, determinata, ricchissima, amica di mezzo mondo, del mezzo mondo che conta va da sé, decisa a dare un senso all'apatia della bellissima figlia ventenne Polly, tanto ammirata quanto poco propensa a lasciarsi corteggiare.
Possibile che Polly non sia mai stata innamorata, presa anche solo per un momento da passione per un uomo? Possibile che alle sue amiche, meno belle, meno ricche, meno titolate sia capitato in sorte di trovar marito e lei invece voglia restar 'zitella'?
"Voglio sapere cosa intendi fare della tua vita. Pensi di rimanere qui con noi e oziare in eterno?"
"Che cos'altro potrei fare? Non mi hai certo preparata per un lavoro, giusto?"
"Oh sì, invece. Ti ho preparata per il matrimonio, che a mio parere è di gran lunga il lavoro migliore per una donna"
Polly infine prenderà marito, l'unico atteso da anni con una costanza impagabile, l'unico inviso alla madre, che darà il via a uno scandalo infinito e un mare di chiacchiere, una scelta che getterà l'esuberante Lady Montdore nella disperazione e nella vergogna: lo zio acquisito Boy Dougdale, rimasto provvidenzialmente vedovo, subdolamente fascinoso, un puro elemento d'arredo, un tempo sodale e straordinario amico della stessa Lady Montdore.
Ma lo scoramento della vecchia Lady durerà poco, il tempo di lasciarsi travolgere dal giovane dandy Cedric Hampton, erede dei Montdore, buttar giù venti chili, provare miracolose cure di ringiovanimento e far invidia a tutti. Talmente gioiosa da accettare persino la figlia Polly, prossima al divorzio e a nuove, più allettanti conquiste amorose.

Briosa, barocca, pungente la scrittura della Mitford seduce il lettore con i dettagli più irrilevanti di una società ancorata alle tradizioni di un tempo prossimo allo sconvolgimento che di lì a breve verrà: la crisi economica del '29, l'impatto della borghesia nella società, quei 'banchieri' a cui con orrore allude Lady Montdore al pari degli 'intellettuali' di Oxford; i venti di guerra. Un nugolo di personaggi, nomi, parentele vecchie e nuove, prestigiose magioni di campagna, vizi e virtù di chi trascorre il tempo tra giochi e pranzi infiniti, scambi di cortesie, visite e velenosi pettegolezzi, salvo sprazzi di disarmante verità: "Lei vive, come tutte le donne del suo stampo, in un ambiente ristretto, e tutti i membri di quell'ambiente prima o poi diventano amanti, tanto che il passaggio dall'uno all'altro sembra più un rimpasto di governo che un cambiamento di maggioranza. si pescano tutti dallo stesso mazzo, capite" o attenti moniti dell'insuperabile, ironica, disastrosa Lady Montdore: "E non sposarti per amore con il primo che capita. Ricordati che l'amore non può durare, non dura mai e poi mai, mentre tutto questo dura per sempre. Un giorno, non scordarlo, invecchierai, e pensa cosa deve essere per una signora di mezza età non possedere un paio di orecchini di brillanti".

giovedì 5 luglio 2012

"I primi tornarono a nuoto" di Giacomo Papi

"Bisogna decidere se essere assassini oppure assassinati".
Tornano. I morti.
Tornano e desiderano vivere come tutti gli altri.
Non c'è da avere paura. Hanno il volto di chi abbiamo amato.
Tornano da ogni epoca.
"E' normale che i morti ritornino e siano uguali a noi vivi?"
Tutto ha inizio una sera qualunque, un anziano che si agita nudo in un supermercato attira l'attenzione di medico, Adriano Karaianni. Il turno in ospedale è appena finito, lo aspetta a casa Maria, in attesa di un bambino. Ma il dovere di medico spinge Adriano a chiedere il ricovero per l'anziano. Di lì a poche ore la scoperta inquietante. L'uomo, le sembianze di un vecchio con le condizioni fisiche di un nuovo nato, tal Serafino Curriò, è morto trent'anni prima.
Ne seguiranno altri. Una decina, poi in ondate successive sempre più, fino all'inevitabile sopraffazione numerica sui viventi. I morti non possono generare, i vivi non devono più procreare. Il reciproco sterminio appare inevitabile. E' la fine di tutto, o forse solo un nuovo inizio se Maria, mette al mondo la sua bimba tra le braccia di Serafino, il primo risorto.
"Fuori non era rimasto nulla. il mondo era stato cancellato in un giorno. Erano rimasti soltanto spazio e tempo, quello spazio e quel tempo. Era rimasto solo il presente che è eterno, ma muore. E forse sarebbe bastato. Un uomo, una donna, un neonato. In quell'istante, in quella camera. La fine da cui ogni storia può finalmente iniziare".
Profetico, apocalittico, denso di implicazioni morali, il testo di Papi spicca in un mare di narrativa scialba e omologata ma rimanda a certa letteratura di genere che ha in Saramago e nel suo 'Cecità', o 'Le intermittenze della morte' alcuni esempi straordinari.
Cosa diventa l'uomo al cospetto dell'inevitabile, inafferrabile oltraggio della natura; di un tempo, un agire sovvertito; una società tornata all'origine in cui si annienta l'uomo come individuo, in cui sopravvivere è l'imperativo comune? Quando le certezze vengono meno, quando l'ordine precostituito viene annientato, resta il libero arbitrio, farsi bestia o conservare dignità, forza, coraggio per dirsi uomini.

mercoledì 4 luglio 2012

"Il paradosso terrestre" di Marco Presta

"Gli affari di ogni giorno sono una piccola stonatura, un cross sbagliato, una cottura non perfetta, sbavature che non impediscono al concerto di essere un successo, alla finale di venire stravinta e ai biscotti di essere inzuppati con soddisfazione nel caffelatte. Niente può migliorarci la vita di uno scatto di coscienza (anche perché quelli piccoli sono gli unici di cui siamo capaci)".
Storie minime in apparenza al limite dell'assurdo, di gente unica nella loro imperfezione o banale normalità: chi si innamora sempre, chi è onesto al punto da essere esposto in un circo come attrazione, chi vuole solo che tutti i lampioni del suo giardino siano uguali, chi sfugge agli animali impazziti, chi ha dovuto ripiegare sull'uomo e la donna come creature predilette dopo la rabbiosa retrocessione del cavallo nell'Eden, un ficus benjamin che fa alzare lo share, due genitori lieti di aver un figlio 'stronzo' piuttosto che malato, un pontefice fine interprete di Sinatra, un parrucchiere da cui dipende il destino di un paese, etc.
Brevissimi racconti pungenti e ironici sul maldestro percepire il quotidiano dove reale e finzione si mescolano, e l'assurdo è sempre dietro l'angolo visto l'inarrestabile involuzione del genere umano. Battute mordaci quelle di Presta che fanno riflettere e non passano inosservate. Geniale e dolente lo scritto dell'ultima pagina: 'Il racconto perfetto'.

martedì 3 luglio 2012

"Le cose fondamentali" di Tiziano Scarpa

"I famigliari sono quelli che ti vogliono bene a prescindere. Il loro amore si distingue da quello degli altri proprio perché non è fondato su niente, non ha bisogno di avere un motivo. Ma io non me ne faccio nulla di un amore che non ha condizioni".
Un figlio cambia la vita. Ma per quanto atteso, desiderato, sognato ci si ritrova impreparati al cospetto di un corpicino paffuto che protende le mani e guarda con occhi sgranati eppure incapaci di mettere a fuoco, un pò come sulle cose della vita.. ed è di quelle, delle cose fondamentali della vita che un padre inizia a scrivere al figlio che sarà, al quattordicenne che forse rabbioso, in protesta discuterà la figura paterna.
Al piccolo Mario, Leo scrive, racconta di sé mentre con lui se ne va in giro per la città, lungo il mare, in un inverno rigido a Venezia. Si confronta con l'amico di sempre, osserva rapito il rapporto speciale tra madre e figlio fino a che tutto improvvisamente rischia di precipitare ponendo forse per la prima volta davvero a Leo l'interrogativo principale: quali sono davvero le cose fondamentali nella vita di un uomo?
"..perchè siamo fatti così? Quale pudore perbene impedisce di tirare fuori le cose che proviamo? E quanto male ci farà soffocarle? Si irrancidiranno a tenerle chiuse dentro di noi?"
Scelte. Decisioni. E per Leo la responsabilità di farsi genitore.
"E' stato così che sono diventato tuo padre, ma non te lo racocnterò mai".
 
La scrittura di Scarpa è ambigua, costruita, quasi leziosa nella prima parte salvo farsi limpida, accesa, necessaria in un finale inaspettato ma funzionale alla storia.

lunedì 2 luglio 2012

"Le ho mai raccontato del vento del nord" di Daniel Glattauer

"Non dobbiamo cominciare a insinuarci nella vita privata dell'altro" "Le dico una cosa: quello che facciamo qui, quello di cui parliamo, è sfera privata, sfera privata e nient'altro che sfera privata, a cominciare dalla prima e-mail fino a oggi, in un crescendo continuo".
E nel crescendo continuo Emmi e Leo sono capitati per caso. Una mail inviata ad un indirizzo errato e un uomo e una donna iniziano a scriversi, a conoscersi, a desiderare di ricevere parole l'uno dall'altra ogni giorno, più volte a giorno, in una strana, indecifrabile relazione che rischia di travolgerli oltre ogni iniziale aspettativa.
Ma chi è davvero Emmi? Chi .. Leo?
Una giovane donna sposata lei, uno psicolinguista lui. Basta questo a definirli?
Perchè rimandano ogni contatto diretto, cosa temeno dall'incontro? Cosa già non sanno dopo mesi di scambi di posta elettronica? Dacché 'scrivere è come baciare, solo senza labbra'.

Ritmo serrato. Paragrafi brevi. La forma dello scambio epistolare agevola la lettura e cattura l'attenzione. Glautter si rivela una piacevole scoperta.

domenica 1 luglio 2012

"Colazione da Darcy" di Ali McNamara

"Meglio non pensare niente sulle persone, finché non si è sicuri".
Darcy è una giovane giornalista sfuggita da una delle storie di Sophie Kinsella. Patita dello shopping, irruente, disastrosa in campo sentimentale. Quando eredita da una zia un'isola lungo la costa irlandese pensa che la sua vita possa finalmente avere una svolta positiva, almeno per il suo conto corrente, perennemente in rosso e invece.. invece per meritare l'eredità Darcy dovrà vivere sull'isola per dodici mesi e fondare una piccola comunità.
Idea pazzesca per una abituata alla frenetica vita londinese e invece dopo un viaggio sullo sperduto isolotto di Tara e la cerimonia funebre in onore della zia Molly, Darcy lascerà riaffiorare i ricordi del passato felice sull'isola decidendo di accettare la sfida e ricominciare.
A darle una mano un giovane notaio, un brusco direttore di lavori edili, un affascinante tuttofare, la migliore amica e un gruppo di sconosciuti affascinati dall'idea di un inaspettato lungo contatto con la natura.
Ma cosa nasconde la fascinosa isola di Tara ed Eamon, l'unico anziano abitante dell'isola?
Magia, leggende celtiche.. un pizzico di mistero.

Storia leggera, narrativa piatta, buona giusto per un paio di ore sotto l'ombrellone e nemmeno. Gli editor della Newton & Compton dovrebbero cambiare mestiere. Non si arriva a conquistare nuovi lettori solo puntando ai prezzi bassi di copertina o proponendo 'chicken literature'. La qualità paga sempre.