mercoledì 11 luglio 2012

"L'eretico" di Carlo A. Martigli

"..non sappiamo invece nulla del nostro Salvatore. Dove è stato e che cosa ha fatto proprio negli anni più importanti della sua vita?"
Firenze, 1497. La città brucia, sferzata dalle violente invettive dell'uomo che tenacemente la governa: Fra' Girolamo Savonarola. Sembrano lontani i tempi di Pico della Mirandola, e delle sue idee di conciliare le religioni monoteiste, così pure i fasti della corte dei Medici, benché nell'ombra qualcuno ordisca piani per tornare al potere magari cercando l'allenza pericolosa e subdola di chi a Roma, usa e abusa del suo ruolo: Rodrigo Borgia, conosciuto come papa Alessandro VI.
Protagonisti e figuranti tutti di una storia che affonda alle origini del tempo, una storia raccontata oralmente da una giovane ragazza venuta da oriente Gua Li e dal saggio monaco tibetano che l'accompagna come maestro, padre, amico, Ada Ta. La storia narra di un ragazzino "rapito per ordine del Sinedrio all'età di dodici anni e condotto come schiavo in terre lontane a oriente" e lì istruito secondo le leggi e i testi sacri di quelle genti. E' Gesù...
"Lo chiamavano il vento del deserto, perché la sabbia delle sue parole entrava nelle case più serrate come nelle anime più rigide".
Di lui, del suo messaggio di amore, i potenti vogliono far commercio per arrivare al potere. Ignorando che è impossibile tacere la verità e che 'la parola libera la mente e il cuore degli uomini'.
Il corso degli eventi non si può arrestare.

L'eretico.. ovvero colui che sceglie per Carlo Martigli. E il lettore può scegliere di non condividere le tesi proposte dall'autore sulla figura di Gesù e su quei vent'anni della sua vita di cui nessuno ha mai scritto, ma l'accurata ricostruzione storica, la fascinosa narrazione che intreccia storia e fiction non può essere messa in discussione. "L'eretico" è romanzo storico; è saggio se vogliamo per i continui rimandi alle filosofie orientali e alle religioni; è esuberante affresco di un'epoca al volgere di inellutabili cambiamenti; è il racconto di una romantica storia d'amore, tra il valente cavaliere fiorentino Ferruccio De Mola e la moglie Leonora, una sorta di trait d'union tra i vari quadri narrativi; è ponte tra due mondi, due culture, due realtà, occidente e oriente, un oriente così ben identificato nell'illuminato sultanato di Bayezid.
Di più la scrittura di Martigli è capace, riflessiva, coinvolgente.
Resta dentro.. un pò come se si ascoltasse la voce di Gua Li, poco più che un dolce sussurro, raccontare di Gesù.
"Ho detto a chiunque aveva voglia di ascoltarmi che non volevo avesse le mie stesse idee, ma solo che fosse libero di scegliere. Anche qualcosa di diverso, purché fosse consapevole della propria scelta. Seguire la legge dei padri o criticarla non è né giusto né sbagliato. basta che sia la propria volontà cosciente a guidarci. io non ho mai chiesto di essere seguito. Ogni uomo deve seguire se stesso, il bene che sente dentro, la sua coscienza, la giustizia e non la legge. Ho solo portato la mia pietra, che, questo è vero, unita alle altre può formare una montagna. Non conta raggiungere la meta, ma percorrere la strda per arrivarvi"

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