domenica 22 luglio 2012

"Severina" di Rodrigo Rey Rosa

"Appartenere a una stirpe che viveva solo per e con i libri era un'idea che mi deliziava e insieme mi insuperbiva"
Una bella ragazza entra in una libreria. Si guarda in giro, infila qualcosa sotto i vestiti, si allontana senza che alcun allarme avverta dell'inaudito furto.
Ma al giovane libraio nulla è sfuggito. Annota i titoli sottratti e attende. Sa che la ragazza tornerà. Sa che ruberà ancora. Di lei, di quel corpo sinuoso, di quello strano agire è ormai preso al punto da dirsi, sentirsi, innamorato, e per questo sragionare al punto da seguirla, abitare nella sua stessa pensione, sognarla e coprire con i soci i suoi furti.
Ma chi è davvero la ladra di libri? Chi è l'uomo anziano che l'accompagna nel suo peregrinare per il mondo? Perchè questo fa. Viaggiare, sottrarre libri, leggerli, farli propri, come rivela un famoso libraio della città incappato nella furia degli strani ladri.
Severina, questo è il suo nome, è un'incognita nel quotidiano, una strana figura che si fatica a non ammirare e della sua storia, del suo essere così controversa, educata ad "un personale senso della libertà", il librario si nutre, finalmente libero di esprimere se stesso. E di vivere.

Originale, a tratti forzatamente, al punto da disorientare, la scrittura di Rodrigo Rey Rosa regala spunti di riflessione sui limiti imposti alle e dalle passioni. Il protagonista prende vera coscienza di sé solo al cospetto di un essere come Severina, espressione di una volontaria fuga dal conformismo, erede di una generazione di avventurosi del sapere, gente persuasa che "dietro i libri c'era uno spirito di classe". Questo dovrebbe essere il senso ultimo della lettura?

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