venerdì 13 luglio 2012

"Il velo di Agata" di Chiara Aurora Giunta


La storia che mi accingo a raccontare, figlio mio, inizia una lontana mattina di primavera dell’anno del Signore 1040. Io non ero ancora nata a quel tempo, né tanto meno tu eri nei miei pensieri. Eppure la trama tessuta dal destino per la nostra stirpe stava per dipanarsi sulle sponde orientali dell’isola bagnata dal mare di Mezzo, la Sicilia”.
Le reliquie di Sant’Agata sono state trafugate da un generale bizantino e portate a Costantinopoli ma qualcosa è sfuggito al turpe saccheggio grazie al venerabile Maestro della comunità bizantina, Ammiano Marcellino: il velo della Vergine Martire.
Trent’anni dopo l’avventura dei normanni ha inizio, combattere per la cristianità mossi in realtà dalla brama di potere è ciò che ispira i fratelli Altavilla, certi che alcuna ardua impresa sfuggirà loro se una reliquia santa farà da vessillo ai loro armigeri: è il velo di Sant’Agata.
Velo che un’ignara fanciulla, figlia d’un nobile bizantino, reca con sé in un viaggio per mare. Porta il nome della santa e il suo destino si dice segnato alla nascita. Attraverso lei, il suo amore conteso tra un nobile normanno e l’emiro saraceno da combattere, e il potere del velo che stringe al corpo si compierà la volontà del Signore e di un gruppo di uomini e donne decisi a tutto per “eliminare il pericolo di una scoperta dannosa per la Chiesa tutta”.

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