sabato 19 settembre 2020

"Finché il caffè è caldo" di Toshikazu Kawaguchi


"Se vuole la gente troverà sempre la forza di superare tutte le difficoltà che si presenteranno. Serve solo cuore. E se quella sedia ha il potere di cambiare il cuore, di sicuro un senso deve averlo".

In un caffè giapponese si dice si possa tornare indietro nel tempo, e non solo. Leggenda. Forse. Ma da più di cento anni in un caffè dove poco o nulla è cambiato, tre orologi alle pareti segnano il tempo: passato, presente, futuro.

Per caso o volutamente chi entra nel caffè sembra non essere più lo stesso. Il cuore in subbuglio, nulla è come prima.

Le regole per tornare indietro nel tempo sono tante, alcune assurde. Tra tutte il limite del tempo concesso scandito dal calore del caffè.

Finché il caffè è caldo.

Ascoltare, rimediare alle parole non dette, perdonare, perdonarsi, sorridere, avere fiducia in chi siede accanto.

E sfidando ogni logica il tempo sembra offrire una seconda possibilità.

Non per cambiare lo stato delle cose. Solo per rivelare che in fondo la vera forza abita già in noi, nel cuore che chiede di essere ascoltato. Amarsi per amare.

Quattro storie di donne si intrecciano nel caffè, Fumiko, Kotake, Hirai, Kei. Il pudore di rivelare i propri sentimenti, perdonare il proprio egoismo, accettare i propri limiti, sapersi amare nel sacrificio.

Mani che stringono una tazza di caffè, afferrare il sogno di cambiare la propria storia, farsi beffe del tempo, fino a scoprire che in fondo basta poco, magari guardare le cose da un'altra prospettiva per essere sereni, felici.

Il libro di Kawaguchi non è un capolavoro, ma è come una carezza lieve, basta a sollevare l'animo quel tanto che serve per capire che c'è sempre la possibilità di volere e volersi bene, a dispetto degli inciampi della vita.

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