sabato 31 marzo 2018

"Tutto è possibile" di Elizabeth Strout

"Ciò che trovava assurdo della vita era quando dimentichiamo eppure ci portiamo sempre appresso come arti fantasma".
È un fardello enorme per Lucy Barton tornare ad Amgash, il piccolo paese nella provincia americana dove è cresciuta. Il suo posto è altrove, ovunque si possano abitare mondi di parole, il più lontano possibile dai ricordi di un'infanzia di solitudine ed estrema povertà. Se un tempo era additata perché era la povera piccola Barton che rovistava nei bidoni dell'immondizia per recuperare cibo ora la gente riconosce in lei la scrittrice famosa. Ma nei suoi racconti tanti abitanti di Amgash si riconoscono. Ed è un'umanità dolente, in attesa come Lucy, ognuno a suo modo di ricucire i fili di storie interrotte, chi col proprio marito, con la madre, con se stessa, con un passato che ha generato troppi fraintendimenti.
Ma vi è il tempo di perdonare, perdonarsi, riconquistare la felicità, che sia quella di un reduce o di una settantenne in fuga in Italia con un nuovo amore, di chiunque anche negli ultimi istanti di vita comprende che "tutto è possibile".
La maestria della Strout è di creare piccoli mondi imperfetti nei cui personaggi ritrovarsi anche solo per una caratteristica, una predisposizione d'animo. Sono uomini e donne con difetti, bisogni, ostinate volontà. Una scrittura minima che giganteggia nel realismo della descrizione.

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