sabato 8 agosto 2020

"Riccardino" di Andrea Camilleri

'Riccardino' è l'ultimo libro di Andrea Camilleri, edito  dalla Sellerio, a distanza di un anno dalla sua scomparsa, come da disposizioni dell'autore. Scritto nel 2005, segna l'uscita di scena del commissario Montalbano. 

Scritto in un momento di stasi dell'autore, stanco fisicamente e forse un po' accerchiato dal successo mediatico dei suoi gialli e dalle piccole e grandi invidie del mondo letterario, 'Riccardino' ha il pregio di essere un buon romanzo, di certo un chiaro esempio della narrativa di Camilleri.

'Riccardino', sottoposto a una sorta di upgrade nel 2016, è un romanzo davvero interessante, non solo per la trama, per il giallo in sé, ma per la comparsa al fianco di Montalbano del suo doppio, l'Autore. Espediente non nuovo in letteratura, che pure dà forza alla narrazione, che a tratti si fa catartica, di certo mai autoreferenziale.

Montalbano non le manda a dire all'Autore, che troppe volte sembra suggerire la strada da prendere. E che si fa sua coscienza, rimproverato di essere troppo quiescente al cospetto dei poteri forti, quasi un voler ricordare che troppe volte il giallo affondando nella realtà ha lanciato invettive, reprimende sull'uso distorto del potere, sul peso deviante della politica, sui media corrotti che ricercano audience, creano mostri, affondano la verità, dimenticando che le indagini spesso si fermano alla superficie delle cose. In questo Camilleri per il tramite di Montalbano viene etichettato politicamente, e a discapito dei suoi critici e detrattori, acquista forza, carattere, dimensione.

Le indagini di Montalbano sono ispirate dalla cronaca; brutale, violenta, banale nel riproporre schemi antichi, e il quotidiano è fatto purtroppo di gente che ancora non vede, non sente, non parla. Ad ogni livello della società. Per paura, superficialità, ignoranza.

"Riccardino" è l'ennesima dimostrazione che quasi mai la verità è quel che appare. Davvero dietro la morte di un banchiere tanto amato e apprezzato c'è un movente passionale? Un marito tradito, vittima della furente gelosia? Davvero l'amicizia ventennale di quattro uomini non cela altro? Traffici, ricatti, danaro, gelosia, vendetta. Davvero si può sopportare a lungo l'arrogante potere di un uomo che si crede inattaccabile?

In un romanzo in cui tutti i grandi comprimari di Montalbano, Livia, Mimì, scivolano nell'ombra, emerge nitida la stanchezza di un uomo di legge, provato della realtà capovolta che vede i giusti calpestati e i corrotti al potere, che pure non molla il suo modo di fare e intendere l'indagine, che spera nella forza delle parole e degli esempi e che non smette di lottare, al punto di non lasciarsi più definire come personaggio ma di evolvere, acquisire coscienza e decidere per suo conto come sottrarsi all'autore e al suo pubblico.

Anche questo, espediente letterario. Piccolo segno di ribellione. Ed è la svolta, e al tempo stesso, la parola fine alle indagini del commissario Montalbano.

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