sabato 2 aprile 2011

"Ternitti" di Mario Desiati

Metà anni '70, Zurigo. E' nelle fabbriche svizzere dove si produce amianto che lavorano gli italiani illusi dal riscatto dalla povertà, di un futuro diverso per i propri figli. Ne arrivano tanti, tantissimi.. dialetti diversi, uno spazio in un freddo capannone dove condividere patimenti e speranze e per la quindicenne Mimì anche il primo amore. Per molti il sogno di un lavoro che dà pane e forme nuove nel cuore si trasforma in un incubo quando non nella morte di lì a pochi anni, "un corpo svanito, un respiro ridotto e le iridi spente degli occhi". Ne vedrà soffrire tanti Mimì, amici, conoscenti, parenti tornati a morire nella terra d'origine che ha riaccolto Mimì e la sua bambina, Arianna, figlia di chi ha sfuggito le sue responsabilità senza dare spiegazioni se non forse la paura per il coraggio primordiale di una donna orgogliosa, decisa, indipendente. Mimì è così.. "per alcuni un'eccentrica che non era riuscita a dare un ordine sereno alla propria vita e adesso ne raccoglieva i meritati frutti di tem pesta; per altri Mimì era il sinonimo di libertà, era la parola magica che in ogni paese di provincia di questo mondo rende l'idea di una possibilità: vivere nei propri luoghi, vivere dove si è nati, vivere intensamente con la certezza di rimanere sempre se stessi. Perchè di Mimì ne sono pieni i cuori e le teste in mille perfierie, ma sono in pochi ad andarne fieri, con il mento alto e gli occhi piantati sull'orizzonte". Una lavoratrice indefessa, uno spirito libero capace di amore sincero e cure infinite per il fratello disattato e alcolizzato, come verso chiunque celi la parola aiuto negli occhi. Lei che da sempre accompagna i morti, che parla con gli antenati, che affonda nella natura antica si carica del dolore degli altri per trasformarlo, forte dello slancio positivo verso il futuro.. una sopravvissuta decisa a lottare per chi non ha forza, così per le vittime del mesotelioma da amianto, così per le colleghe di fabbrica, così per chi come lei è decisa a riscattare l'amore infelice.. che sia pure per un momento di felicità.
L'epopea quotidiana di una donna del sud, dall'ultimo lembo di terra pugliese abbacinato di sole e scosso di vento al freddo plumbeo della Svizzera, un personaggio tenace e misterioso.
"Mimì non era donna da essere amata dai poeti. Era troppo umana e troppo reale per essere trasfigurata da qualche scribacchino. Non era donna che poteva consegnarsi a qualche verso. A volte nulla per una donna è più offensivo di una poesia".
Un romanzo quello di Mario Desiati che racconta una pagina dolorosa e in parte rimossa della storia recente dell'emigrazione del sud Italia, di più la 'tragedia del lavoro che nutre e uccide', e dei vuoti d'affetto lasciati dalla scomparsa di padri, mariti, fratelli risucchiati dalla malattia: ferite spesso mai risanate.
Una scrittura vibrante, lucida, a tratti evocativa, a tratti fantasmagorica persino naturalistica tanto sono accesse alcune descrizioni di luoghi, odori, tradizioni di paese, inframezzate da frasi in dialetto, che attraggono inevitabili i ricordi d'infanzia comuni a tutti. Un patrimonio condiviso di emozioni e sentimenti cui l'autore saccheggia. Un romanzo, per le tematiche trattate, che sfiora una ricercata maturità nella narrazione salvo infrangersi in un personaggio quale quello di Mimì che risucchia tutto e tutti, stringendo in una morsa il lettore deciso a scoprire quel che il suo cuore indomito di donna cela.
"..perchè anche a vivere annegati nel silenzio e sul mare ci vuole passione e ci vuole coraggio".

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