domenica 24 aprile 2011

"La donna che collezionava farfalle" di Bernie McGill

"Se non fossi andata con Alphie in cantina, se mi fossi ricordata della chiave, se fossi tornata di sopra e avessi portato da bere a Charlotte, se non me ne fossi dimenticata, ora non ci sarebbe né il diario né una storia da raccontare".
Il diario è quello scritto nei dodici mesi di prigionia da Harriet Ormond, condannata per l'omicidio volontario della figlia di quattro anni, Charlotte.
La storia è quella che a distanza di sessant'anni dagli eventi la vecchia Maddie racconta ad Anna ultima discendente degli Ormond. La storia fa luce sugli eventi occorsi in quel 1892 quando Charlotte venne trovata morta nella stanza del guardaroba, le mani legate con una calza annodata ad un anello nel muro. Cosa aveva fatto la piccola Charlotte per meritare una simile punizione dalla madre che era solita occuparsi di tutti i nove figli con tale durezza per responsabilizzarli? E cosa era accaduto davvero in quella stanza? Perchè una punizione si era trasformata in tragedia? Davvero Harriet Ormond era quel mostro di cattiveria che la piccola comunità si ostinava a giudicare con estrema durezza? Chi era davvero la donna che amava le farfalle, cavalcare e perdersi sulle verdi colline irlandesi? Cosa nascondeva l'altera bellezza e la fiera indipendenza di Harriet? Chi era la donna che si affaticava ad essere la madre più attenta e severa, la moglie devota e la brava padrona di casa che tutti ammiravano? Quale struggimento e dolore taceva nel freddo silenzio della prigione la donna che pagava poer la morte di una figlia nello stesso tempo in cui si affannava per metterne al mondo un'altra?
E ancora.. cosa aveva visto la piccola Maddie? Cosa aveva taciuto? Quale segreto aveva deciso di portarsi dentro? Fino a farle dire: "Per tutta la vita ho vissuto due esistenze: la mia e quella di Charlotte. Per lei mi adagiai sul mare, mi lasciai trasportare, guardai in alto e mi innamorai del cielo. Per lei inghiottii il mio terrore".
Un bellissimo romanzo, una prosa accesa, vivida, coinvolgente. Impossibile non lasciarsi trasportare dall'alternarsi delle due voci femminili che raccontano, ricordano, rielabono gli eventi. L'autrice è capace di confinare il lettore lì, in quella stanza del guardaroba, di fargli sentire il respiro affannato della piccola Charlotte, così come di riflettere i suoi occhi in quelli colpevoli di Maddie, o in quelle pozze scure ormai prive di calore della triste Harriot, la sua esistenza ferma come quella delle sue amate farfalle al momento della morte, imprigionate nell'attimo acceso della loro bellezza, il fremito delle ali che battono un attimo prima che la vita si arresti, per sempre. La McGill ricrea con assoluta compiutezza la vita in una grande dimora sul finire del XIX secolo, i gesti quotidiani della servitù, le vecchie credenze popolari mescolate alla fede, i loro occhi fissi sui 'signori', in particolare sulla padrona di casa, indomita, indifferente ai pregiudizi, forte solo in apparenza.. fragile nella diversità che sarà la sua vera colpa, che segnerà la sua condanna.

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