domenica 3 aprile 2011

"Il terrazzino dei gerani timidi" di Anna Marchesini

'Il terrazzino dei gerani timidi' è il posto da cui una bambina guarda il mondo, si affaccia alla vita, a tutte le prime volte, alle esperienze tristi e felici; è il posto dove gerani dai colori poco definiti, incerti persino nel fiorire, aprono allo scorrere di un quotidiano che riempie le incertezze, le paure, le inquietudini di una bimba in cerca di spiegazioni, di capire le sofferenze silenziose della madre, le parole di un padre che pur presente sembra sempre assente alla vita di famiglia, poco avvezza alle chiacchiere dei bambini, piena di pensieri più grandi di lei, riflessioni profonde da stupire in uno scricciolo incapace quasi di esprimere le sue idee a voce alta, quasi che fosse un obbligo o una scelta consapevole trattenere tutto dentro fino ad averne paura. Mesi, anni indietro e in avanti intorno ad un evento.. la prima comunione.. il timore di confessare la propria inadeguatezza, il vestito come nei desideri di mamma, i fioretti, le buone azioni: far visita a conoscenti malati in ospedale e confrontarsi con l'amarezza, il dolore di una vita segnata o a strambe vecchine dilettevoli esempi di lucida pazzia. Malinconica, sfuggente, osservatrice di un mondo che le si apre intorno con occasioni e passi falsi la bimba farà del terrazzino il suo osservatorio, il posto da cui curiosare, trascinare i libri e leggere fino a veder chiaro nel proprio futuro e così crescere al punto da riconoscere che persino i gerani non erano più timidi, un colore accesso li tingeva, e il loro odore si spandeva nell'aria.
"Essere all'altezza dei sogni; niente altro può fare una vita in alto mare se non seguire la luce orientata dal faro, la cui esistenza è certezza per la speranza di andare avanti in solitaria senza smarrirsi".
Opera prima di una brava artista, 'Il terrazzino dei gerani timidi' è schiacciato da una dolenzìa come la chiama la stessa autrice che affossa il racconto, si percespice ovunque, quasi una foschia gravosa avvolgesse ogni passo della piccola protagonista i cui pensieri paiono eccessivamenti arditi, adulti per appartenerle. La scrittura è poi eccessivamente manierata, si ha l'idea che sia stata cesellata ogni frase, scelta ogni parola, fino a mondarla di naturalità.

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