giovedì 5 aprile 2012

"Romanzo di una strage" regia di Marco Tullio Giordana

"Se ti posso dare un consiglio dimenticati di tutto il resto.."
E invece Marco Tullio Giordana con il suo 'Romanzo di una strage' ci invita a non dimenticare il nostro recente passato. A farci domande. A voler dare un volto ai colpevoli, voce alle vittime, contenuto non solo forma alla parola giustizia.
Dicembre 1969. Milano. Una bomba deflagra alla Banca Nazionale dell'Agricoltura di Piazza Fontana. Morti, feriti. Esasperazione in un paese attraversato da conflitti sociali e ideologici.
Il commissario Luigi Calabresi della Polizia Politica milanese interroga gli anarchici tra i primi sospettati dell'attentato. Tra loro, Giuseppe Pinelli, un ferroviere, contrario alla violenza. I due si conoscono, si rispettano, stimano.
Nel corso del lungo interrogatorio, in assenza del commissario Calabrese, Pinelli muore. Incidente, suicidio, omicidio? Calabresi verrà messo alla gogna da certa stampa e opione pubblica, lasciato solo dalle istituzioni, costretto a difendersi fino al giorno della suo assassinio, nel maggio del '72.
Se il film parla tramite le voci, i volti, l'agire di Calabresi e Pinelli resi con forza e autenticità da Valerio Mastrandrea e Pierfrancesco Favino, è per raccontare la strage di piazza Fontana, per dispiegare le varie piste di indagini che nel corso degli anni hanno cercato di individuare i veri colpevoli.
Limitandoci ad un giudizio estetico, Marco Tullio Giordana tratteggia con sicurezza il clima del tempo, insiste sulle 'facce' giuste per dire e non dire, dipana la matassa di un tempo a noi prossimo stimolando la coscienza collettiva.
Il risultato è per certi versi convincente, per altri necessariamente o volutamente riduttivo e/o compromissorio. Forse sta tutto in quella frase detta al commissario Calabresi "come i suoi superiori.. la stimano ma la lasciano sola'.
Ecco tanti.. troppi uomini dello Stato sono stati lasciati soli a lottare, molti sono stati costretti a cedere a compromessi, altri hanno taciuto.
A dispetto di una buona regia e di un cast -tranne poche eccezioni (la Chiatti su tutti)- capace quando non straordinariamente in parte -vedi Fabrizio Gifuni nei panni di Aldo Moro- il film si lascia guardare con un pizzico di smarrimento sui titoli di coda.. quando si legge caso mai qualcuno l'avesse dimenticato che "dopo 43 anni la strage di piazza Fontana è ancora senza colpevoli".

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