domenica 24 luglio 2011

"Vendetta" di Marie Corelli

"..mi resi conto che giacevo supino: il divano doveva essere molto duro! Perchè mi avevano tolto i cuscini da sotto la testa? Una sensazione di pizzicore mi attraversò le vene; sentivo le mani strane: erano calde e il mio battito era forte, anche se iurregolare. Ma che cos'era che mi impediva di respirare? Aria, aria! Ho bisogno d'aria! Stesi le braccia e.. orrore! Urtai qualcosa di duro sopra di me. la verità mi colpì come un fulmine. Ero stato sepolto.. sepolto vivo! La prigione di legno che mi rinchiudeva era una bara!"
Napoli, 1884. La città è in preda al colera. Tra le tante vittime, il giovane conte Fabio Romani. Buono, caritatevole, morigerato, onesto e sempre prodigo verso tutti. Il suo gesto di carità verso un ragazzo del popolo svenuto sul limitare della sua proprietà lo ha condannato a condividerne la malattia e la morte.
Ma è davvero così?
Pare di no, la sua è forse una morte apparente. Risvegliarsi sepolto vivo e trovarsi confinato al buio nella diroccata cripta di famiglia lo condanna ad uno shock inenarrabile.. nulla a fronte del doloroso tradimento che scopre nella sua stessa casa dove in stracci e stravolto giunge dopo poco. La bellissima e angelica moglie Nina langue sensuale tra le braccia di Guido Ferrari fin lì creduto da Fabio il suo più caro amico. Immediata si fa strada nell'uomo il proposito di vendicarsi. I capelli imbiancati per le ore di tormento appena vissute ed un viso distorto da smorfie e patimenti riflesso del suo animo devastato, l'inaspettato tesoro di un brigante rinvenuto in una vecchia bara nella cripta di famiglia e le parole della gente del popolo in cui si imbatte per strada latrici di passioni che corrompono menti e corpi all'origine delle peggiori azioni lo convincono ad agire con calma perché "la vendetta deve svilupparsi nel calore intenso della furia profonda, finché non è matura; consumata in fretta, prima del tempo, è come la frutta acerba, aspra e ingrata al palato".
Così in fuga da Napoli, lontano dalle voci che lo istigano a farsi giustizia -'andate e uccidetela'- il nobile vi farà ritorno quando avrà messo a punto il suo piano di vendetta, vestito i panni del nobile e ricchissimo conte Cesare Oliva e modificato il suo aspetto. Guido Ferrari e Nina si contenderanno le sue attenzioni invischiandosi in un triangolo di amore e gelosia che produrrà i suoi effetti. Il redivivo Fabio Romani dovrà imporsi di trattenere odio e rabbia, vedrà cadere vittima del suo piano diabolico anime innocenti -come la figlioletta Stella- ma a dispetto del tradimento, della decadenza della moralità, del trionfo dell'ingiustizia e dell'abiezione più sordida conoscerà brava gente, su tutti il fidato servo Vincenzo e il marinario Andrea, avrà occasione di fare del bene e leggerà negli occhi di una donna la vera onestà e l'amore.
Regina del tardo gotico inglese, Marie Corelli ha alimentato da sola il suo mito infiocchettando di bugie la sua stessa biografia, ma al contempo ha saputo intuire i gusti del pubblico pensando a storiacce di affanni, patimenti, passioni e vendette che sentivano vicine, imbastendo il tutto in ambientazioni popolari e brillanti di nobili affettati e viziosi vogliosi di denaro e relazioni improprie, va da sé che il riferimento agli 'incontri galanti' si arresta sul limitare della camera da letto, ovvero il sesso esplicito resta latente ma non i particolari truculenti, i duelli, le passeggiate tra tombe e corpi disseppeliti. Ancora l'autrice bacchetta la corruzione dei costumi del suo tempo, la violenza delle passioni che divampano e trascinano gli impulsi umani allo stato di puro istinto animalesco, il tutto con un linguaggio semplice, una narrazione che incede tanto per le descrizioni geografiche che per le caratteristiche caratteriali attruibuite agli italiani a stereotipi e pregiudizi. Tutto per far presa, sensazione, per inchiodare il lettore a pubblicazioni che hanno reso alla Corelli il titolo di scrittrice di best-sellers rendendola fiera tanto dei suoi lettori comuni quanto del pubblico plauso della regina Vittoria, del primo ministro Gladstone e del giovane Joyce e pazienza se i critici la bistrattavano.

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