sabato 9 luglio 2011

"La fattoria dei gelsomini" di Elizabeth von Arnim

Shillerton. Il fine settimana nella dimora di Lady Daisy Midhurst è di solito oggetto di conversazione negli ambienti che contano, esservi ammessi è un privilegio concesso a pochi, i nessuno esclusi ne parlano con invidia eppure poco avrebbero da desiderare di ore trascorse tutt'altro che fra amenità e piacevoli conversazioni: sarà stato il caldo insolito quel 'fine settimana prima di Pentecoste' o l'insolita incuria nei pasti tutti rigorosamente inondati di piatti all'uva spina o alcuni nuovi invitati ma tra fughe improvvise, mancamenti e lunghissime partite a scacchi Lady Daisy e sua figlia Terry non avrebbero dimenticato quei giorni.. infausti per una frase rivelatrice di un segreto taciuto a lungo, troppo a lungo, rivelatore di un tradimento impensabile, insolita passione che mette a nudo la fallacità umana.. a restarne invischiata proprio Daisy, così irreprensebile, così al di sopra di tutto e tutti da tentare la fuga in Provenza salvo vedersi raggiungere anche lì dai problemi sebbene abbiano il volto e l'insolita cialtroneria di una teatrante imbellettata.. così lo scandalo e il ricatto paventati si trasformano in uno spauracchio da poco.. complice una morte improvvisa e una rendita piovuta dal cielo.
Una scrittura vivace, ironica, graffiante che tratteggia la società vittoriana al suo declino e i suoi più strambi protagonisti con un gusto e una grazia da grande narratrice quale la von Arnim conferma d'essere in questo suo scritto maturo. Le prime pagine in cui l'autrice descrive tutti gli ospiti di Lady Midhurst alle prese con la nauseante uva spina valgono tutto il romanzo.. e che dire della gioiosa quanto improbabile Mrs De Lacy.. che così disserta sull'amore: "L'amore. Anche attorno a quello si faceva un gran chiasso per niente. Presumeva di averne avuto nella stessa quantità di tutte le altre donne, ma non si sarebbe sorpresa di non averne mai avuto. Non l'amore. Non quello che tutti chiamavano amore. Per quanto all'inizio uno potesse esserne compiaciuto, illudersi di aver finalmente messo le mani sul vero amore, questo non si risolveva ma in quacosa di diverso di un ennesimo marito".

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