venerdì 9 luglio 2010

"Mr. Darcy Vampyre" di Amanda Grange

Ennesima varaiante di genere, questa volta in stile gotico, del meraviglioso romanzo della Austen 'Orgoglio e pregiudizio'.
In realtà la Grange offre al lettore un insolito sequel.
I novelli sposi sono in procinto di partire per il viaggio di nozze quando, complice un biglietto di auguri letto fra i tanti, Mr. Darcy propone una variante insolita: un tour nel continente, dalla Francia al nord dell'Europa, attraverso le Alpi giù fino a Venezia e oltre nella campagna romana.
Elizabeth ne è tanto affascinata quanto inquieta anche perchè il Darcy che le è al fianco appare diverso dall'uomo che conosce, l'uomo capace di soffocare il suo orgoglio, l'uomo che un tempo l'ha spinta a superare i suoi stessi pregiudizi.
Darcy.. Darcy..
Darcy che rifugge dai doveri coniugali eppure anela a tenerla a sé al punto da dire a chi la insidia 'lei è mia.. mi appartiene..'
Forse c'è una spiegazione al comportamento di Darcy, un segreto che porterebbe chiunque all'orrore quantunque per Elizabeth preferibile all'idea di non essere amata.
Eppure 'amor vincit omnia'. Sì, l'amore può tutto anche salvare Darcy da un antico maleficio e restituire i due sposi alle gioie del matrimonio.

A dirla tutta, nonostante il mio smaccato amore per tutto ciò che ruota intorno al classico della Austen, la versione di Darcy 'vampiro' buono è improponibile. E il finale poi -dopo 3/4 di narrazione incentrata sulla descrizione di un viaggio rocambolesco finalizzato a rimandare all'inverosimile lo svelamento del segreto di Darcy- è al limite del grottesco. La Grange vuol darci ad intendere che un tipetto come Elizabeth non metta alle strette Darcy per un confronto e che questo dopo 150 anni di status da vampiro torni umano solo grazie al suo amore in un'esperienza liberatoria vagamente ispirata al Verne di 'Viaggio al centro della terra' con tanto di matrimonio consumato subito dopo.
Che dire? La Grange strappa un sorriso e nulla più. Ma siamo al limite del ridicolo.

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