sabato 17 luglio 2010

"L'ipnostista" di Lars Kepler

"L'ipnotista" ovvero l'ennesimo thriller presentato ai lettori italiani come best sellers negli altri paesi europei, il che dovrebbe significare 'comprate su fiducia, è piaciuto ad altri piacerà anche a voi' e invece...
E invece siamo al cospetto di un volume corposo dalla scrittura semplificata al massimo nel tentativo di enfatizzare ogni singola azione. Vale la formula quantità al posto della qualità.
I personaggi sono tipicizzati, sono cioè proposti nei ruoli classici del thriller ovvero c'è un poliziotto testardo e capace -Joona Linna- che alla fine la spunta sempre su tutto e tutti, uno che ama sentirsi dire 'sì avevi ragione tu'; l'inconsapevole vittima di turno -Erik Maria Bark- che da personanggio passivo si trasforma in elemento attivo della narrazione, un tipo anestizzato dai farmaci a seguito dlel'unico errore che ha mandato per aria carriera e pace familiare; e i carnefici, ovvero un mucchio di sadici psicopatici di tutte le età.
La storia poi ha un avvio piuttosto comune.. una famiglia sterminata, un sopravvissuto -Joseph Ek- un quindicenne sotto shock, l'unico in grado si salvare la sorella maggiore Evelyn, pedina mancante nel macabro gioco di morte preparato dall'assassino se solo ricordasse l'accaduto. Per farlo il poliziotto incaricato delle indagini -Joona Linna- è disposto a tentare l'impossibile: rivolgersi ad un medico ipnotista che non pratica più dieci anni, Erik Maria Bark. L'eccezione alla regola ingenera però intorno ad Erik un processo a catena inaspettato quanto tragico, in cui si invertono i ruoli fin lì assegnati dalla storia: le vittime si strasformano in carnefici e dal passato di Erik riemergono figure dimenticate legate ad un altro drammatico evento: la scomparsa di suo figlio Benjamin, bisognoso di cure.
Come schegge impazzite i personaggi si intersecano o sfiorano scivolando verso un finale forzatamente ad effetto che tenta persino di spiegare, senza peraltro riuscirci, i turbamenti della psiche dei protagonisti.
Happy end assicurato ma banale, stucchevole e irrealistico. Eppure la scrittura può tutto.

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