venerdì 3 agosto 2012

"Il principe dei gigli" di Hans Tuzzi

"Questa era dunque l'Italia: miseria e nobiltà, eleganza e cafonaggine, genio e servilismo. Conformismo e parcheggio selvaggio. Infinita miseria, non già materiale, bensì morale, e ogni giorno una miseria in più. Ma anche, dignità, nobiltà, pazienza: povere minoritaire virtù reiette, relegate nei pagi come le ombre degli antichi lari da una religione tracotante e vincente: quella dei soldi, del clacson, della furbizia".
1982. Primavera. Spelta. Paesino dell'Italia centrale. Congresso internazionale di bibliologia.
Un gruppo eterogeneo di illustri ricercatori, docenti universitari, esperti del settore, editori affolla le aule della Feral, Facoltà Europea di recupero delle Antichità Librarie.
Tra il pubblico anche il commissario di polizia Melis in veste di accompagnatore della bella Fiorenza, sua moglie, a Spelta in qualità di editore.
Nulla, se non la comprensibile agitazione degli organizzatori, lascia presagire quel che di lì a breve porterà scompiglio al congresso, a poche centinaia di metri dall'aula magna dove si discute di libri antichi.
Il corpo di uno studente, giace privo di vita.
Fidando nella collaborazione di un ufficiale dei carabinieri, ed esortato dal rettore dell'università, Melis investigherà tra insospettabili bibliofili.
Chi era davvero la vittima? E quale legame lo univa ad un noto spacciatore di droga rinvenuto cadavere in un giardino pubblico? Cosa aveva scoperto il giovane studente? O qualcosa c'entrava l'amore osteggiato per la figlia di un noto imprenditore? O l'illusione del plauso del mondo accademico per qualcosa che si credeva cerduto per sempre.. o ascrivibile alla leggenda?
Forse la verità è sotto i nostri occhi, e a volte siamo troppo ciechi per vederla.
"..il primo libro stampato in Italia.."

La figura del commissario Melis è ben tratteggiata. Intrigante l'ambientazione, decisiva la scelta temporale dell'azione -i primi anni '80- eppure 'Il principe dei gigli' pare giusto un compitino ben svolto; una scrittura, quella di Tuzzi, lineare che stenta nel ritmo e non scalda il cuore.

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