lunedì 21 marzo 2011

"Sangue mio" di Davide Ferrario

"Il tempo sembra fermarsi, ma è solo un'illusione, perchè il tempo non si ferma mai e perchè senza il tempo non siamo niente. Siamo solo un prima e un dopo le azioni che segnano la nostra vita: e quelle le facciamo senza una ragione, senza una volontà. Ma alla fine le paghiamo tutte, nel tempo che ci è dato".
Tempo. E il sessantenne Ulisse.
Concetto quasi indefinibile per un detenuto, i cui ritmi sono forzatamente segnati da altri e in cui tutto.. anche lo scorrere dei minuti, delle ore può costituire peso aggiuntivo alla pena o estremo anelito di sopravvivenza, per chi aspetta una data.. un tempo all'improvviso definito, per tornare a vivere, se è poi vivere lo spaesamento di chi torna nella società 'aperta'.
Tempo. E la poco più che ventenne Gretel.
Aspettative, futuro, sogni da realizzare o una semplice vita da costruirsi se al tempo non fosse stato messo un freno, questa volta inarrestabile, dalla malattia, sconosciuta, pronta a scatenarsi silenziosa, a travolgere, a ricucire un passato che altri hanno strappato.
Ulisse e Gretel sono padre e figlia. Lui un ex rapinatore di banche senza scrupoli, lei la figlia in cerca di risposte, di un gesto d'amore che vada a riempire una vita di silenzi. Si troveranno insieme in un viaggio verso il sud, complice la speranza in un miracolo in cui nessuno dei due davvero crede e che sarà invece il riconoscersi l'uno nell'altro, perchè "non veniamo al mondo per essere soli; siamo fatti di legami, di relazioni, di storie" "e allora mi stringo a lui, e lui a me, perchè è dal calore dei corpi che si trae la vera consolazione della vita, ed è quando il calore se ne va che tutto finisce e tutto ricomincia".
Un romanzo struggente, intenso, che racconta di solitudini e sentimenti. Un romanzo pieno di valori.. anche lì dove nessuno crede che possano essercene: nel cuore dei peccatori, dei relcusi.. dei dimenticati da Dio.
Un romanzo di lucida, disarmante, drammatica poeticità.

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