
E Diana Athill editor inglese novantenne si approccia a raccontare di sé e 'da qualche parte verso la fine'.. la vecchiaia, l'età di cui nessuno per pudore o noia parla e che invece grazie alla sferzante grazia e ironia dell'autrice rischia persino di divertire conquistando un pubblico di lettori eterogeneo.
Malattie, lutti da elaborare, incapacità ad affrontare il quotidiano o perdita di interesse verso quello che ci ha sempre interessato ma anche l'incredibile.. a volte incontrollabile voglia di godersela, di fregarsene di limiti e tabù. Consapevolezza e irragionevolezza, desiderio, anarchia ed egoismo mixati all'innato slancio verso chi si vede simile a se stessi, tra bisogni e incertezze. In fondo.. "ciò che muore non è il valore di una vita, bensì il contenitore consumato del sé, insieme alla consapevolezza della sua stessa esistenza: scompare nel nulla, è così per tutti".
Una scrittura lieve che vola dritto al cuore.
Malattie, lutti da elaborare, incapacità ad affrontare il quotidiano o perdita di interesse verso quello che ci ha sempre interessato ma anche l'incredibile.. a volte incontrollabile voglia di godersela, di fregarsene di limiti e tabù. Consapevolezza e irragionevolezza, desiderio, anarchia ed egoismo mixati all'innato slancio verso chi si vede simile a se stessi, tra bisogni e incertezze. In fondo.. "ciò che muore non è il valore di una vita, bensì il contenitore consumato del sé, insieme alla consapevolezza della sua stessa esistenza: scompare nel nulla, è così per tutti".
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