sabato 14 gennaio 2012

"La signora di Ellis Island" di Mimmo Gangemi

E' il 9 maggio 1902 quando Giuseppe, ventunenne contadino calabrese, parte per la Merica. Così la chiamano la terra delle grandi possibilità gli italiani: la terra che non rifiuta sogni e accende le speranze di quanti sono disposti a tutto per sfuggire alla miseria, per fare fortuna, lavorare qualche anno duramente privandosi dell'indispensabile per tornare ricchi e rispettati in paese. A questo pensa anche Giuseppe, questo è il sacrificio che suo padre, la sua famiglia gli chiede per sfamare i figli di una terra buona solo a spezzare schiene e piegare volontà. Peccato che dopo un viaggio infernale per mare il sogno rischi di svanire ancor prima di cominciare perchè ad Ellis Island, febbricitante e provato nel fisico, Giuseppe viene respinto. Sarà solo la presenza miracolosa di una donna "giovane, con un volto dolce, sereno, bello.. teneva in braccio un bambino piccolo, bianco e rosso di colorito" ad aprirgli le porte dell'America e della fortuna. Ma la fortuna vera sta nella volontà, nel coraggio, nella determinazione di Giuseppe pronto a rischiare la vita nelle miniere, nelle fabbriche, per le strade di città ostili. Per compagnia solo pochi amici fidati, il rispetto per se stesso e il desiderio di tornare dai suoi cari rinunciando finanche all'amore, alla passione e nel far questo "combatteva battaglie dentro cui non ammetteva ingerenze". Questo farà di lui un uomo, e al rientro in Italia anche una persona rispettata, portata a modello dalla gente. Abile contadino, deciso a migliorare le condizioni della sua famiglia, Giuseppe prenderà moglie e lascerà ai figli terreni e buoni esempi, farà in modo di consentire loro di studiare, progredire e così realizzarsi come persone. Dolori e lutti proveranno la sua fede, nuove nascite e l'affetto dei suoi cari daranno forma ai suoi sacrifici, rendendolo felice. Così le figlie e i figli, su tutti Ciccio fattosi prete, e Saverio girovago, fiero e indipendente come il padre, così gli amici di un tempo, così i parenti più cari con lui nel corso di decenni di vita vissuta a pieno nel rispetto di regole semplici, di un fare quotidiano votato all'impegno, al concretizzarsi di atti necessari, ma anche ai buoni sentimenti, alle tradizioni, alla fede, alla speranza di aver lasciato un segno nel cuore degli altri.
Una scrittura potente, evocativa, semplice, che racconta il novecento italiano fatto di storie vere, del dramma dell'immigrazione, della guerra, della vita dura della povera gente protesa però a migliorare le proprie condizioni sociali, ma anche dell'evoluzione dei tempi, degli scontri generazionali, dei primi tentativi di ribellione alla figura del pater familias, e ancora il ruolo della chiesa tra i poveri, il possesso della terra come simbolo di ricchezza, l'ombra lunga della 'ndrangheta, la cattiva politica, etc.
Gangemi racconta il nostro tempo, racconta storie a noi prossime, costruisce personaggi in cui è facile riconoscersi, per il solo fatto che sembrano ispirati alle vite dei nostri nonni, di qualche lontano parente. Storie e persone che abbiamo dimenticato e che ancora di più oggi potrebbero insegnare la strada per riconoscere i giusti valori a cui ispirare il proprio agire.

Nessun commento:

Posta un commento