domenica 22 gennaio 2012

"Cose che nessuno sa" di Alessandro d'Avenia

"Era stufa di parole, perchè gli uomini con le parole dicono bugie. Dicono 'ti amo', dicono 'andrà tutto bene', ma poi se ne vanno. Il guaio delle parole è che sono solo delle parole, le puoi far nascere anche quando sono già morte".
Non voleva più menzogne Margherita, quattordici anni e il primo giorno di liceo da affrontare di lì a poche ore con un'assenza dentro, un tradimento impossibile da accettare dall'unico uomo che non avrebbe mai potuto, dovuto abbandonarla: suo padre.
E invece era capitato.
Impossibile da accettare; impossibile non sentirsi fragile, esposta, inadatta, sbagliata agli occhi della gente intorno; impossibile non affannarsi dietro ai perché; impossibile non reagire dopo le parole dell'insegnante di lettere ispirate dall'Odissea e colte come l'ispirazione a cercare il padre, a capire, a riportarlo indietro se possibile; impossibile non dar retta alla vecchia nonna e avere il coraggio di volerle davvero le cose.. creare un puzzle fatto di chi ci è vicino, chi si lancerà nel pericolo per salvarci e allora.. ecco tra tutti spuntare Giulio per regalare "quella parte di noi stessi che ci manca" e vivere un'avventura che rischia di essere più grande di noi ma "qualunque sia la cosa che ti è cara, il tuo cuore dovrà prima o poi soffrire per quella cosa, magari anche spezzarsi. Vuoi startene al sicuro? Vuoi una vita tranquilla come tutti gli altri? Vuoi che il tuo cuore rimanga intatto?" No.. e allora bisogna bruciare di vita e rischiare.
E' quello che fa Margherita e la sua vita, e quella dei suoi cari, di lì a breve cambierà per sempre.. e "dalla tempesta vedremo nascere un mondo nuovo".
Ci sono cose che nessuno spiega. Ci sono cose che nessuno sa. E cose che si apprendono solo vivendo o almeno provandoci. Questo fa Margherita. Questo fa Giulio, Marta, il professore, Stella, Andrea, Eleonora, nonna Teresa, il padre di Margherita. Ognuno a suo modo, ognuno con il suo modo di comunicare, raccontarsi. Giulio con la presunzione della rabbia dell'abbandono, il professore attraverso i suoi libri sfiorando la vita reale, nonna Teresa con la sua cucina, il padre di Margherita con la fuga dalla profondità da un legame d'amore che chiedeva attenzione, Andrea con i suoi disegni, Marta con le sue strambe osservazioni. Fino a che tutto si aggiusta, prende forma, trova il suo assetto, senza dimenticare che la 'memoria non basta, solo amore e dolore ricordano'. E di questo siamo fatti.
"Le cose rimangono invisibili senza le parole adatte". E' così per questo romanzo. Il pregio della scrittura di d'Avenia è di trovare le parole adatte per raccontare, trasmettere emozioni, fermarsi su descrizioni, dar forma, spessore ai personaggi. Far uso della letteratura da Omero ai contemporanei per concretizzare pensieri che altrimenti scivolerebbero nel vuoto della banalità di strutture linguistiche abusate. Parla al cuore del lettore l'autore, racconta di una ragazza sola al cospetto del dolore dell'abbandono, impreparata alla scoperta del primo amore, acerba alla vita quasi quanto gli adulti che dovrebbero indicarle il cammino, proteggerla, instradarla.. ma non c'è logica, non c'è rituale, non c'è prassi scritta e allora la maturazione avviene per osmosi, per intenstardimento a cercare, strappare indicazioni fra le righe di un romanzo o nei ricordi di un'anziana o nella rabbia di un'adolescente o semplicemente nel coraggio di desiderare la felicità che è nelle piccole cose: una grande famiglia riunita a pranzo, la liberazione data del recitare, il mare che 'leviga il corpo e l'anima'.

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