giovedì 27 ottobre 2011

"Melancholia" di Lars von Trier

Due sorelle, Justine e Claire. Due approcci differenti alla vita. Inquietudine, scoramento, depressione nella vita della prima. Pacatezza, serenità, ordine in quella della seconda. Di mezzo, la parola felicità. La si sente risuonare all'infinito nel corso della festa di nozze che Claire e il suo ricco marito preparano in un castello per Justine.
"Sei felice?" "Ma si.."
E invece no. A dispetto della scontatezza del matrimonio fallito tra i genitori delle due, l'uno cialtrone e vanitoso, l'altra nichilista e duramente sincera, le due sorelle hanno tra loro un legame forte, puro, sincero, che porta Claire a prendersi cura di una sorella che alterna a sorrisi espressioni di muta rassegnazione; tutto in Justine lei rivela la disincronia della malattia, una sorta di autodistruzione che traspare sul suo volto, sull'impossibilità a muovere un passo, ad isolarsi dagli altri. Quel che nel corso della festa di nozze di Justine è un abbozzo irrompe in coincidenza di un evento straordinario: il passaggio del pianeta Melancholia, che rischia di impattare sulla terra. A dispetto delle previsioni positive degli scienziati e delle rassicurazioni del marito, Claire teme l'inevitabile fine. In una splendida dimora lungo il lago Claire accoglie Justine, duramente provata dalla malattia. Sarà Justine a tornare in sè, quasi a rivivere in coincidenza della ipotetica fine del mondo. Fine che si rivelerà drammaticamente improcastinabile. Melancholia impatterà davvero sulla terra estinguendo il genere umano. Claire cercherà di sottrarsi sino all'ultimo all'idea di fine e quando smetterà di fuggire cercherà di prepararsi razionalizzando il tutto. Justine invece, da sempre consapevole della natura matrigna della Terra, si presenterà calma alla morte, stringendo a sé la sorella e il nipotino in una capanna di bastoni che spaccia come magica. Una stretta di mano sigilla l'aspettativa della felicità eterna a fronte della fine senza appelli di sorta.
Il film è visivamente splendido. Giochi con la macchina da presa che scavano sui volti dei protagonisti salvo scivolare dal particolare all'universale nel giro di pochi secondi. Il messaggio di un cineasta depresso che si dichiara impietoso verso un'umanità che non merita di essere salvata, fallace in ogni suo gesto se non in quella stretta di mano finale tra le due sorelle. Un film inquietante, drammatico ma profondamente vero, intenso, arriva al cuore dello spettatore scavandosi uno spazio con dolore. Straordinaria la scelta musicale, a partire dal preludio del 'Tristano e Isotta' di R. Wagner. Solo i dieci minuti del prologo valgono la visione del film. Immaginifico. Una vera opera d'arte.

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