domenica 30 ottobre 2011

"Matilda" di Mary Shelley

"Malgrado ogni sforzo per cacciarlo, questo amore mi attanaglia sempre di più, questo amore colpevole, più innaturale dell'odio, che inaridisce le tue speranze e che distrugge me per sempre.. meglio aver amato la disperazione a verla impunemente baciata.."
Una ragazza racconta.. il suo nome è Matilda.
Sola, in fuga dal mondo, a un passo dalla morte, ricorda ad un tenero amico, suo inaspettato confidente, la sua breve esistenza di intensa gioia e inenarrabile dolore, la cui fonte è l'uomo che avrebbe dovuto al mondo più averne cura: suo padre. Tormento, colpa, immenso disagio, impossibilità ad accettare la passione proibita di cui è oggetto.
Disillusa, angosciata, provata nel corpo e nella mente Matilda sente che la sua vita non può essere vissuta: "...come chi muore nella speranza e si desta all'Inferno".
Un libro intenso, struggente, doloroso, riflesso dello stato d'animo dell'autrice che lo scrisse in un periodo infelice della sua vita costellata dalla perdita del figlio, la crisi dell'unione con Percy Shelley e l'ingombrante presenza della figura del suocero; ma anche denuncia della condizione di vita delle donne del tempo spesso oggetto di passione e sopraffazione, imposibilitate a reagire, a farsi, dirsi indipendenti in una società ancora dominata dal genere maschile.

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