domenica 23 ottobre 2011

"Io e Dio. Una guida dei perplessi" di Vito Mancuso

"La vita viene prima della ragione, e che si dice anzitutto come cuore, passione, desiderio, generosità"
Si deve attribuire al teologo Vito Mancuso il merito di aver dato parola al sentire comune di tanti che pur profondamente cattolici non sentono più alcuna comunanza con l'agire dogmatico della chiesa in quanto istituzione. L'autore pone a confronto il principio di autorità, secondo cui si è cattolici perchè si obbedisce al papa, con il principio di autenticità, secondo cui si è cattolici in quanto si vuole sempre il bene del mondo, riconoscendosi va da sé in quest'ultimo; un silente scisma sommerso tra cristianesimo spirtuale e cristianesimo istituzionale: "Sostengo il passaggio da una fede come 'dogmatica ecclesiale' a una fede 'laica', per la quale l'istanza conclusiva è la coerenza del pensiero rispetto all'esperienza concreta della vita".
In un excursus storico, filosofico, religioso, virtuoso e attento, lo scritto di Mancuso invita a pensare, ragionare, cercare, interrogarsi, condividere, confrontarsi con le idee degli altri e così liberarsi dai pregiudizi; invita cioè a lavorare su se stessi e se necessario formarsi e/o riformarsi giungendo così a percepire il libero arbitrio. La scrittura di Mancuso è chiara, percettiva di un percorso che ognuno di noi sente come necessario quando si confronta con l'impossibilità di coniugare la benevolenza di Dio con il male, ad esempio.
"Gesù concepiva la fede come disposizione del cuore, affidamento, fiducia, atteggiamento complessivo dell'esistenza. La fede di Gesù è l'orentamento di chi ha legato la libertà all'unico necessario, slegandola di molteplici idoli del potere. E' la fede come pace del cuore, e insieme come lotta contro l'ingiustizia".
Nel XVII secolo Mancuso sarebbe finito arso sul rogo, ieri sarebbe passato per eretico perchè incapace di sottomettere l'intelligenza all'autorità ecclesiastica, oggi è ancora in odore di scomunica, di certo è mal tollerato da una chiesa incapace di cogliere l'abissale distanza dal quotidiano, da un reale in cui è invece necessario immergersi perchè "l'essenza umana consiste nella relazione" e perchè, sembra quasi banale dirlo, si vuol essere semplici uomini che credono nel bene e nella giustizia, che credono nell'amore.

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