venerdì 8 ottobre 2010

"La caduta dei giganti" di Ken Follett

I gallesi Williams, i russi Peskov, i tedeschi von Ulrich, i nobili inglesi Fitzherbert, gli americani Dewar. Cinque famiglie, destini incrociati i loro da amori, amicizie, rivalse politiche, rancori, gelosie, aspirazioni di successo, sogni infranti. In mezzo la grande guerra, il crollo degli imperi, la fine di un'epoca, l’accendersi delle passioni politiche, la trasformazione della società.
999 pagine, tempo di lettura 7 ore circa.
Ken Follett dovrebbe ridimensionarsi, la sua è una scrittuta di ottimo intrattenimento, più simile a Wilbur Smith che ai grandi del passato e di certo lontana anni luce da Eco. Per farla breve Follett è un gatto sornione che sa cosa dare ai lettori per confezionare una storia interessante: amori, tradimenti, sesso, violente passioni, rancori sconfinati, sete di vendetta in giro per il mondo. Il tutto in un'ambientazione storica bene descritta, che non eccede in personalismi nè revisionismi.
Il pacchetto (si prevede una trilogia) sembra già pronto per il piccolo schermo: e a dirla tutta pare anche piuttosto scopiazzato o per usare un eufemismo possiamo dire che non è originale. Il lettore si aspetta già 'le mosse' dei personaggi, non indugiamo negli esempi per non rovinare l'effetto sorpresa.
Follett si legge con piacere ma pensare che possa diventare un classico è un tantino troppo.

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