domenica 6 giugno 2010

"Il sogno del maratoneta" di Giuseppe Pederiali

Olimpiadi di Londra, 1908.
L'italiano Dorando Petri arranca sulla pista del White City Stadium ad un passo dal traguardo. Non ha più forze, si ferma, poi avanza di qualche metro. Tra gli assistenti di gara qualcuno si fa avanti per rimetterlo in piedi sebbene l'atleta non abbia chiesto aiuto. Infine ecco il filo di lana del traguardo. E' primo.. primo! Conquistata la vittoria si lascia cadere stremato per terra. Intervengono i medici di gara. Intanto lo stadio intero plaude la sua memorabile impresa.
Dorando però non ha quasi il tempo di gioire. I giudici hanno accolto il ricorso del team americano. Dicono che è stato aiutato, qualcuno avanza il sospetto che fosse drogato, per via del tanfo che emanava. E' vero puzzava.. sudore misto all'aceto balsamico di Modena con cui si bagnava le labbra.
Nonostante la medaglia negata, a Londra, nel mondo intero è a lui che tributano onori. La regina d'Inghilterra lo premia, Conan Doyle scrive di lui sui giornali. In pochi mesi si consolida la leggenda del maratoneta italiano.
Come un romanzo la vita di Dorando Petri, passa dalla miseria delle campagne modenesi alle tournée in America.. con la consapevolezza di vivere il sogno di sempre: correre, correre, correre non per la gloria ma per se stessi perchè:
"Vedete correre la maratona è come vivere un'intera vita in due o tre ore, non so se mi spiego. E' un concentrato di gioie e dolori. Ci vuole forza di volontà per superare i momenti di sconforto, ci vuole resistenza al dolore per andare avanti anche quando i piedi si coprono di piaghe, i polmoni sembrano scoppiare e la vista si appanna. non vuoi fermarti, perchè devi vivere, devi comunque arrivare, devi essere dentro tutto intero alla bellissima fatica".
Una prosa leggera per una biografia romanzata che scalda il cuore e rispolvera il mito di un atleta che l'Italia non ha mai saputo o voluto apprezzare come meritava.

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