sabato 26 giugno 2010

"Gli informatori" di Juan Gabriel Vázquez


“La vita che ho ricevuto in eredità –questa vita in cui io non sono più il figlio di un oratore venerato, di un professore insignito di un’onorificenza e neppure dell’uomo che soffre in silenzio e che rivela poi pubblicamente di aver sofferto, bensì dell’essere in assoluto più spregevole: un uomo capace di tradire un amico e vendere la sua famigli- è cominciata un lunedì, un paio di settimane dopo Capodanno, quando attorno alle dieci di sera…”
Un libro -la biografia di un’ebrea tedesca rifugiata in Colombia- si mette tra padre e figlio. Apparentemente i due hanno solo una cosa in comune: il nome, Gabriel Santoro. Il padre è un uomo pubblico, un oratore illustre, premiato. Il figlio un giornalista, alla sua prima prova da scrittore. Il tema del libro: le delazioni e le denunce verso i cittadini tedeschi residenti in Colombia negli anni quaranta, colpevoli di simpatie filonaziste. Migliaia di uomini e donne innocenti, famiglie distrutte, esistenze segnate per sempre dal tradimento.
Ma chi era davvero Gabriel Santoro? Quale tormento agitava il suo animo? Perché, scampato ad un infarto, sentiva di dover riparare agli errori di tutta una vita? Quanto meno.. ad uno in particolare.. qualcosa che ruotava intorno alla figura di Enrique Deresser?
Fino all’inquietante verità.
“Ci sono cose che quando le sai ti inquinano”
Un libro sul potere della memoria, pubblica e privata. Un dramma psicologico che mette a nudo la responsabilità non solo dei singoli ma di un’intera nazione -la Colombia-, rea di aver taciuto mentre ignobili delatori distruggevano le vite di amici, parenti, conoscenti la cui unica colpa era ascrivibile al destino: quella di averli fatti nascere in Germania.
“..il sistema delle liste nere ha dato potere ai deboli, e i deboli sono la maggioranza”.
Un libro che costringe a riflettere, un libro forte, scritto con vibrante potenza.

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