sabato 26 febbraio 2011

"Sostiene Pereira" di Antonio Tabucchi

"Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire" così per Calvino i classici, e la definizione si sposa appieno a 'Sostiene Pereira' di Antonio Tabucchi. Un romanzo che non si esita a definire 'straordinario' e lo si percepisce dall'incipit ("Sostiene Pereria di averlo conosciuto in un giorno d'estate. Una magnifica giornata d'estate, , soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava"); dalla prosa, cadenzata da quell'intercalare, 'sostiene Pereira' appunto, che trascina il lettore di cui afferra per non lasciarla mai l'attenzione; dal personaggio 'Pereira' che rispecchia l'uomo comune scosso dalla lotta interiore con il proprio io che reclama spazio in un contesto sociale di oppressione, violenza, omertà ("..il fatto è che mi è venuto un dubbio: e se quei due ragazzi avessero ragione? (...) allora la mia vita non avrebbe senso.."); dalla scelta di contestualizzare l'azione nell'agosto del '38 quando è ormai conclamata la folle politica di Hitler di cui il Portogallo vanta l'amicizia, la Spagna è scossa dalla guerra civile e l'intera Europa è prossima al tracollo della seconda guerra mondiale.
Pereira è un giornalistà di mezza età, vedovo, a cui è stata assegnata la pagina culturale di un nuovo giornale. E' estate e nel paese schiacciato dall'afa si percepisce ormai l'assenza di libertà, di una normalità un tempo preziosa alleata dei giovani pieni di sogni e speranze, le stesse che Pereira aveva coltivato a Coimbra, in compagnia degli amici di università, della stessa moglie. La vita però è trascorsa quasi senza accorgerse, trent'anni ad occuparsi di cronaca nera, poi la morte della moglie, il pensiero a quel figlio mai venuto e il sospetto improvviso sui volti della gente, il bisbigliare impreciso, la polizia, i militari per le strade, il tutto mentre altrove i giovani morivano in nome della libertà. Pereira vi è abituato, crede che la sua sia una posizione di privilegio, si illude di essere fuori dalla mischia perche scrive di letteratura ma non è così e improvvisa, inevitabile la realtà gli si palesa davanti con il giovane Monteiro Rossi e la sua fidanzata Marta. Giovani, idealisti, ribelli sembra pensare Pereira eppure autentiche anime coraggiose, decise a fronteggiare la maschera ocura del potere, della dittatura per vivere il presente, diventar parte della storia. E' l'apparente avventatezza dei giovani a spingere il vecchio Pereira a riflettere sul suo ruolo nella società, sulla sua repsonsabilità come uomo e come giornalista. "..lei è un intellettuale, dica quello che sta succedendo in Europa, esprima il suo libero pensiero, insomma faccia qualcosa (...) basta averne la volontà". Nel corso di un'estate Pereira si riappropria della propria anima, complice l'assurdità della violenza, riscatta la sua ignavia compiendo un gesto di lucida arditezza, scivere e pubblicare beffando la censura un articolo di denuncia del regime: 'Assassinato un giornalista'.
Sostiene Pereira.. è una sorta di difesa al cospetto del tribunale dell'anima, una disarmante denuncia delle responsabilità che ogni uomo in un momento qualsiasi della propria vita è chiamato ad assumere, di più è la denuncia dell'illogicità di vivere in un contesto sociale e politico che priva giorno dopo giorno l'uomo dei diritti essenziali a cui è imprescindibile dire basta, prendere posizione diventa un dovere. Il libro è disarmante e di stretta attualità: "..devo essere libero e informare la gente in maniera corretta".
"..le bozze del suo giornale passano attraverso l'imprimatur della censura preventiva, e se c'è qualcosa che non va stia pur tranquillo che non viene pubblicato, magari lasciano uno spazio bianco, mi è già capitato di vedere i giornali portoghesi con degli ampi spazi bianchi, fanno una gran rabbia e una grande malinconia". Leggere Tabucchi -oltre che regalare piena consapevolezza di cosa significhi usare le parole, e farlo bene- spinge a riempire nella vita come su una pagina scritta.. gli spazi bianchi.

Nessun commento:

Posta un commento