domenica 23 gennaio 2011

"Ognuno muore solo" di Hans Fallada

"Tutti hanno paura! - affermò la camicia bruna, piena di disprezzo - Perchè poi? Gli abbiamo spianato la strada, basta che facciano quel che diciamo loro di fare" "Tutto ciò succede perchè la gente non vuol smettere di pensare. Credono sempre che andranno avanti a forza di pensare"
Un libro durissimo, imbevuto di paura e di straordinario coraggio quello che il tedesco Hans Fallada (nom de plume scelto da Rudolf Ditzen) scrive in poco più di tre settimane nel 1946. Racconta la storia di due coniugi berlinesi, due persone semplici, del tutto anonime, strette nel quotidiano di lavoro, cibo razionato e inquietante, pervicace sistema di controllo ingenerato dalla Gestapo. Nessuno è davvero al sicuro, nessuno è davvero più libero, nessuno può dissentire l'azione di Hitler. Nessuno può aver più fiducia nel prossimo, nessuno è al di sopra dal sospetto. Eppure.. nonostante tutto nessuno può vietare i pensieri, nessuno può impedire a pochi sparuti coraggiosi di opporsi al nazismo denunciandone ogni misfatto. Forse i coniugi Anna e Otto Quangel avrebbero continuato a piegare il capo, a credere ciecamente in Hitler se un telegramma non avesse anunnciato loro la morte dell'unico figlio al fronte. Ma qualcosa è accaduto, qualcosa si è spezzato in uno schivo operaio e in sua moglie. La vecchia ebrea vicina di casa derubata, traumatizzata, i vicini delatori, i ragazzi vestiti di camicia bruna assurti a capetti iracondi, gli sguardi della gente tutto intorno in una vita che solo in apparenza scorre come prima.. prima che Hitler prendesse il potere, prima che le SS, le Sa, la Gestapo, la propaganda rendesse tutti complici, conniventi ad un sistema di terrore generalizzato. Anna e Otto decidono di reagire a loro modo, rischiando la vita distribuendo qua e là in città cartoline postali incitanti alla ribellione. Sembra poco.. un gesto irrisorio eppure denso di pericolosissime implicazioni. Chiunque leggerà le cartoline non potrà sottrarsi dal pensare almeno.. prendere in considerazione la possibilità che forse la realtà è peggiore di qualunque male temuto. Costretti a liberarsene, la cartolina passerà di mano in mano lasciando viaggiare il messaggio. Quel che i coniugi Quangel ignorano è invece che quasi la totalità delle cartoline verrà immediatamente consegnata alla Gestapo che inizierà a cercare i responsabili, scovandoli dopo due anni e una serie di vittime indirette: ladruncoli, piccole spie, ma anche ribelli e inermi cittadini stritolati nella macchina del sospetto.
Così come avevano condotto la loro vita, mesti, silenziosi, dignitosi Otto e Anna andranno incontro alla morte per un attimo dubbiosi che il loro gesto sia servito a poco ma qualcuno spiega loro che no.. è servito:
"..ci ammazzeranno, e a cosa sarà servita la nostra resistenza?" "A noi sarà servita molto perchè sentiremo di esserci comportati fono alla fine in mode decente. (...) Così abbiamo dovuto agire ognuno per conto suo, e siamo stati presi uno per uno, e ognuno di noi morrà solo. ma non per questo siamo soli, Quangel, non per questo moriremo inutilemnte. A questo mondo nulla accade inutilmente, e poichè combattiamo per la giustizia contro la forza bruta, saremoi noi i vincitori alla fine.."
Ne è la dimostrazione la storia del giovane Kuno, sfuggito alla furia distruttrice del padre, a Berlino, alla guerra, redento da una donna decisa a voler essere ancora madre, a credere nella bontà dell'uomo. Così Kuno è pronto a vivere la sua vita: "perchè bisogna raccogliere quel che abbiamo seminato, e il ragazzo aveva seminato una buona semente".
Una narrazione vivida, drammatica, realistica. Un libro teso dalla prima all'ultima pagina.
Un esempio di resistenza al nazismo raccontata dal di dentro, dalle viscere di un paese schiacciato, vinto dalla paura quando non dalla volontaria, cieca adesione al capo e alle sue aberranti idee.
Un nugolo di personaggi intrecciati tra loro con indiscutibile maestria, capaci di stare sulla scena come si sta nella vita. Parole che bruciano dentro, emozioni di dolore e inquietudine che restano, pesano come macigni. Un monito alla banalità del male che sconvolge l'uomo. Una pagina di storia, la descrizione di una società annientata... riscattata dal gesto di pochi: "ciascuno agiva secondo le sue forze e le sue possibilità: la cosa più importante era che ci s'opponeva".

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