domenica 16 gennaio 2011

"L'eroe dei due mari" di Giuliano Pavone

Cosa succederebbe se un attaccante brasiliano di fama internazionale, mettiamo un pallone d'oro, abituato ad ingaggi stratosferici e riconoscimenti planetari, decidesse di giocare in una squadra di calcio di un campionato minore.. magari per un'intera stagione.. gratuitamente? E se lo facesse in una piccola squadra di provincia, una città del sud, dimenticata da tutti. Una città avvelenata dai fumi tossici dello stabilimento siderurgico e occoupata dalla Marina Militare? Sì Taranto.. bilancio comunale in dissesto, disoccupazione e degrado urbano alle stelle eppure ancora voglia di sperare, di affidarsi alla magia del calcio e.. vivere un sogno: svegliarsi un giorno e essere protagonista, sotto gli occhi dei media di mezzo mondo, a costo di rimetterci pezzi di sé.
L'uomo dei miracoli si chiama Luis Cristaldi, strapperà Taranto e la sua squadra di calcio all'apatia, alla rassegnazione illudendola con una pioggia di telecamere, sponsor danarosi, e briciole di considerazione. Tutto intorno al rutilante mondo del calcio, il quotidiano: mille piccole storie di uomini e donne comuni, impelagati in storie d'amore improbabili quando non impossibili, lutti e sofferenze, aspettative, decisioni coraggiose, arrivi e partenze, lotte sociali, biechi interessi. Il calcio come metafora della vita, la favola di Cristaldi come sprone a prendere contatto con la realtà, una realtà che non piace ma che spetta solo ai cittiadini voler cambiare. L'eroe dei due mari (Taranto è bagnata da due mari: Mar Piccolo e Mar Grande) può essere, se non c'è già, in ognuno di noi.
"Se quelli che dobbiamo aiutare ci consolano, che cosa vuol dire, che viviamo in una grande città o che siamo definitivamente fottuti".
Un romanzo capace quello di Pavone... capace di emozionare, coinvolgere, far riflettere; capace di parlare di calcio rendendolo accessibile e straordinariamente intenso anche a chi nel calcio ha visto solo un semplice gioco descrivendo umori, odori, sentimenti di chi ne fa esperienza di vita, sdoganandolo da ovvietà e pregiudizi; capace di denunciare la realtà di interessi economici che gravita intorno all'affaire calcio; capace di mediare narrazione e caratterizzazione dei personaggi ad uso di una sferzante e convincente analisi sociologica che dalla città di Taranto si estende per osmosi all'intera nazione; capace di sorprendere, divertire, struggere.
Una piacevole lettura. Un omaggio al calcio e alla bella, dimenticata e a volte oltraggiata città di Taranto, simbolo di tante città di provincia, un invito al riscatto e alla presa di coscienza perché: "I tarantini capirono che nessuno sarebbe venuto a salvarli se non fossero stati loro, per primi, a mettersi in gioco. Se non avessero dissotterrato il latente ma innegabile amore per la propria città, anteponendola all'inerzia e alle recriminazioni di sempre".

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