domenica 22 agosto 2010

"Tutta mio padre" di Rosa Matteucci

Destabilizzante, irritante eppure intenso, vero, fulminante. Ecco l'ultimo romanzo di Rosa Matteucci 'Tutta mio padre", una sfibrante e dolorosa elaborazione del lutto per la scomparsa del padre, personaggio picaresco e inquieto capitato per caso in una famiglia nobile -quella della moglie- in cui i germi dell'ampollosa superbia si sposano con l'indifferenza per i tragici rovesci di fortuna che spingono tutti a ridimensionare i propri bisogni ma non il proprio essere.
In una famiglia strampalata, in cui si sperdono capitali e si bruciano esistenze col sorriso furbo di chi si aspetta ancora un risarcimento dalla sorte la piccola Rosa, non voluta dalla madre -"se era per me.."- sopravvissuta a se stessa, attraversa l'avita casa per riempirne i vuoti della morte di un padre incapace di provvedere alla famiglia eppure a suo modo presente, affabulatore, viaggiatore instancabile di mondi fantasiosi, permeati di misticismo e arti divinatorie cui affidarsi per ritrovare un guantino latore di una grandiosa quanto fantasiosa fortuna. Tra nobili decaduti e sberleffi quotidiani, provata dai morsi della fame e dalle piccole invidie della gente, attraverso la storia della provincia italiana degli ultimi cinquant'anni la scommessa con la vita di una ragazzina costretta a fare i conti con una realtà incontrovertibile: sono "tutta mio padre".
"..le mie uniche alleate saranno le parole.." e la Matteucci in questo suo progetto parzialmente ispirato alla sua storia personale ne fa uso competente, anche se a tratti forzato e poco originale. Il risultato è una narrazione che non convince del tutto.

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