giovedì 7 febbraio 2013

"Un peccatore innocente" di Laura Mancinelli


"Spesso il nostro cuore ci fa sentire possibile quello che desideriamo mentre l'intelletto ce lo rappresenta come impossibile. Il cuore è più saggio della mente".
C'era una volta...
Così con il tono dolce di una favola prende forma il racconto di un vecchio cavaliere di corte. Narra di un bimbo abbandonato in una cesta come Mosé. Figlio della colpa, frutto di un incesto, abbandonato nelle mani del destino. Con lui trenta monete d'oro e una tavoletta di avorio che parla della sua nascita.
Cresciuto in un convento, amato dall'abate come un figlio, a cui dare il suo stesso nome, Gregorio. Formato nel corpo e nello spirito per aprirsi al mondo, conoscere la verità sulle sue origini e ritrovare la madre, salvo esser vinti ancora dal destino che gli presenta la donna celata nelle vesti di una principessa da salvare e per amore sposare. Madre, moglie.. per Gregorio ignaro di tutto l'inattesa scoperta della duplice colpa e la decisione di espiare da pellegrino penitente, lui peccatore innocente si consegnerà al mondo rinunciando a tutto, schiavo, incatenato nudo e affamato a una roccia per lunghi anni, sorretto solo dalla fede, dalla preghiera della sera che lo riporta alla donna amata, alla madre perduta fino al miracolo della sua vita stessa come esempio ai fedeli: lui salito al soglio pontificio, umile tra gli umili accanto ai deboli, ai vinti, ai malati, il cuore libero dal peccato al cospetto di una postulante che chiede perdono, lei cerca il figlio perduto lui ritrova la madre: "non c'è peccato se non c'è consapevolezza e volontà di peccare", il cuore di entrambi è libero finalmente, nell'anima una gioia che non si sa spiegare, la sensazione di aver trovato ragione del proprio essere, il proprio posto nel mondo.
C'era una volta un bimbo perduto.. c'era una volta Gregorio Magno.
Dall'Aquitania a Roma in un viaggio di vita, di colpa e innocenza, di cuore e ragione, fede e sentimento. Allegorico, mitologico, escatologico, il racconto della Mancinelli adatta il poema di Von Aue del XII sec. parlando di colpa e redenzione in un tempo di giudizi, silenzi, parigli, liberi solo dall'amore in Dio.

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