"No, non devi esserlo. Non devi concedergli niente, Lina, nemmeno la tua paura".
Lina ha quasi sedici anni. Sa disegnare benissimo e ha un sogno: diventare un artista. Ma qualcuno è deciso a strapparle quel sogno, di più, a strapparle tutto quello che ha: affetti, sicurezza, la vita stessa. Lina è lituana, figlia di un rettore universitario. Ma é l'estate del '41 e i russi, che un anno prima hanno occupato gli stati baltici, hanno deciso di sbarazzarsi di quanti reputano antisovietici: sono insegnanti, avvocati, medici, artisti, gente comune finita su una lista nera.
Indesiderati, cacciati dallo loro stessa patria, costretti a viaggiare su carri bestiame, privati della dignità, criminali per il solo fatto di esistere, internati in campi di lavoro, confinati in Siberia dove il freddo uccide in silenzio.
Lina però a dispetto del dolore, delle privazioni, della disumanità che la circonda, è decisa a sopravvivere, di più a vivere, per raccontare al mondo l'orrore di cui lei e la sua gente è stata vittima. Lo fa disegnando, scrivendo, lo fa testimoniando giorno dopo giorno il male ricevuto. Lo fa desiderando che l'impietoso inverno siberiano passi per ritrovare il giovane Andrius e vivere con lui. Perchè l'amore è "l'esercito più potente".
Una descrizione lucida, dolorosa e potente capace di disarmare il male per svelare l'amorevole forza di una madre che protegge i suoi figli e che non lesina gesti di umanità verso gli altri, finanche verso i propri aguzzini perchè 'una cattiva azione subita non ci dà il diritto di agire male'. Un insegnamento decisivo, che completa come persona, il personaggio centrale della narrazione della Sepetys: Lina, dotandolo della forza, del coraggio, dell'autenticità necessari a lottare anche quando tutto sembra perduto. Un libro che svela al mondo le atrocità commesse dal regime di Stalin, impossibili da negare. Una storia che resta dentro.
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