sabato 3 settembre 2011

"Avevano spento anche la luna" di Ruta Sepetys

"Andrius sono spaventata.."
"No, non devi esserlo. Non devi concedergli niente, Lina, nemmeno la tua paura".
Lina ha quasi sedici anni. Sa disegnare benissimo e ha un sogno: diventare un artista. Ma qualcuno è deciso a strapparle quel sogno, di più, a strapparle tutto quello che ha: affetti, sicurezza, la vita stessa. Lina è lituana, figlia di un rettore universitario. Ma é l'estate del '41 e i russi, che un anno prima hanno occupato gli stati baltici, hanno deciso di sbarazzarsi di quanti reputano antisovietici: sono insegnanti, avvocati, medici, artisti, gente comune finita su una lista nera.
Indesiderati, cacciati dallo loro stessa patria, costretti a viaggiare su carri bestiame, privati della dignità, criminali per il solo fatto di esistere, internati in campi di lavoro, confinati in Siberia dove il freddo uccide in silenzio.
Lina però a dispetto del dolore, delle privazioni, della disumanità che la circonda, è decisa a sopravvivere, di più a vivere, per raccontare al mondo l'orrore di cui lei e la sua gente è stata vittima. Lo fa disegnando, scrivendo, lo fa testimoniando giorno dopo giorno il male ricevuto. Lo fa desiderando che l'impietoso inverno siberiano passi per ritrovare il giovane Andrius e vivere con lui. Perchè l'amore è "l'esercito più potente".
Una descrizione lucida, dolorosa e potente capace di disarmare il male per svelare l'amorevole forza di una madre che protegge i suoi figli e che non lesina gesti di umanità verso gli altri, finanche verso i propri aguzzini perchè 'una cattiva azione subita non ci dà il diritto di agire male'. Un insegnamento decisivo, che completa come persona, il personaggio centrale della narrazione della Sepetys: Lina, dotandolo della forza, del coraggio, dell'autenticità necessari a lottare anche quando tutto sembra perduto. Un libro che svela al mondo le atrocità commesse dal regime di Stalin, impossibili da negare. Una storia che resta dentro.

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