lunedì 1 novembre 2010

"Il cimitero di Praga" di Umberto Eco

Prendere in mano un romanzo di Umberto Eco è avere la certezza di cadere affascinati da una sapiente narrazione, di più è avere precisa contezza di cosa sia la narrazione: un intreccio perfetto calato in un contesto storico e sociale accreditato da certosino riscontro documentale, perizia nell'uso delle parole e di converso di una scrittura che illumina il percorso del lettore per le cinquecento e più pagine di una storia che si immerge nella realtà ottocentesca giocando con il falso rappresentato dal suo protagonista quel capitano Simone Simonini, esemplificazione del male, nelle cui trame, a tratti frutto di una mente disturbata, si finisce per restare invischiati, agghiacciati dal sospetto che un Simonini sia ancora tra noi, funzionale in ogni epoca proprio come il bisogno di un nemico da odiare.
Simonini nello specifico odia tutti: uomini, donne, odia se stesso.
Non sopporta i tedeschi, i francesi, gli italiani.
Non sopporta i gesuiti, i massoni, i rivoluzionari.
Vedrà morire impotente il padre repubblicano, si lascerà soggiogare dalle storie del nonno che gli ispirerà l'odio, quello sì profondo, verso gli ebrei.
Sarà abile truffatore, ingegnosa spia al soldo del potere, vile maschera nascosta nei meandri della storia di cui non sarà mai semplice spettatore: dal risorgimento italiano alla comune parigina, attraversando mezza europa e mezzo secolo:
"Sono stato un buon narratore, sarei potuto diventare un artista: da poche tracce avevo costruito un luogo magico, il centro oscuro e lunare del complotto universale".. ovvero la raccolta, il plagio, l'ideazione di documenti che di lì a breve avrebbero trovato pubblicazione sotto il nome de 'I protocolli del savi anziani di Sion': il piano dettagliato della presa del potere degli ebrei nel mondo, così come raccolto da un testimone diretto nel corso di una riunione di rabbini nel cimitero di Praga.
Proponendo temi, caratterizzazioni, rimandi tipici del feuilletton ottocentesco Eco trascina il lettore nelle fogne parigine un attimo dopo aver lasciato desinare il suo losco protagonista in uno dei locali più in vista di Parigi, affonda nel satanismo, mescola odi, tremori, rancori, vili vendette con inquietanti ammonimenti, tradimenti, uccisioni, fruendo dei consigli di medici incontrati per caso lascia che il suo Simonetti faccia autoanalisi giungendo al cospetto di un furente confronto con il suo doppio: personalità sgiunte ma accomunate dalla naturale propensione al male, un male capace di travolgere chiunque si frapponga sulla sua strada e sul proponimento di una vita: dar forma a un falso storico. "..a vender in qualche modo la rivelazione di un complotto non dovevo provvedere all'acquirente nulla d'originale, bensì soltanto e specialemnte quello che o aveva già appreso o avrebbe potuto apprendere più facilemnte per altre vie. La gente crede solo a quello che sa già.."

Nessun commento:

Posta un commento