sabato 13 novembre 2010

"Tu non c'eri" di Erri De Luca

Una manciata di pagine per un racconto che toglie il fiato proprio come in cima alla montagna che un figlio scala per ritrovare il padre perduto. Un ascolto forzato, imposto a se stesso, in cui figlio e padre si sfiorano, si riconoscono in quell'assenza imposta dalle scelte di una generazione rivoluzionaria che usava il noi per appartenenza a una causa politica, che credeva di cambiare il mondo salvo scavare il vuoto intorno, un vuoto di sentimenti, a volte di responsabilità, come di un padre che abbandona il figlio, lo tiene forzatamente, volutamente fuori dalla sua vita, lontano dal carcere per sopravvivere, a se stesso, al crollo delle illusioni perdute. Salvo ritrovarsi lì, su una montagna, a dispetto di una morte, pure quella solitaria, e servire, spiegare, perdonare quel "tu non c'eri" di un figlio con un annuncio di vita e un proposito deciso "gli sarò padre".
La scrittura di De Luca, splendidamente riconoscibile nel mare di parole banali della editoria italiana, riempie di significato ogni pagina scritta.

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