martedì 31 dicembre 2013

"Storia degli spettri" di Massimo Scotti

"Il fantasma è la perdita. La figura fantasmatica rappresenta ciò che è stato perduto, ne costituisce l'evidenza, l'immagine persistente al di là dell'avvenuta sottrazione. Si propone agli occhi dei viventi con parziale consistenza, trovando posto nel loro sguardo come visione più o meno corporea ma sempre come qualcosa a cui un corpo è stato sottratto, qualcosa che lo ha perduto. Dunque, il fantasma coincide con il ricordo di tale perdita, di ciò che non è più, di un oggetto, un organismo, un essere che è venuto a mancare"
Proprio come una ghost story, Massimo Scotti propone una storia degli spettri con il piglio accademico e il fascino del narratore. Un excursus nella storia, dagli egizi ad oggi, che spiega l'evolversi e il differenziarsi del rapporto vita/morte e pertanto l'affacciarsi delle figure spettrali nel tempo. Tra religione e scienza, mistero e realtà, un bisogno assoluto di ritrovare chi si è perduto che ha ispirato ricercatori quanto vili ciarlatani, ferventi credenti nel dialogo con i morti e ispirati commercianti di esperienze extracorporali. Fantasmi, case infestate, medium e una serie infinita di eventi inspiegabili o almeno inspiegabili in apparenza, spesso solo frutto della necessità di credere. Soggetto principe di tanta letteratura, la storia degli spettri incanta da sempre e un po' inquieta, del resto come era solita rispondere Madame Du Deffande:
"Lei crede nei fantasmi?" 
"No, ma ne ho paura".
Un incredibile saggio, un lavoro davvero interessante con attente note bibliografiche e una preziosa bibliografia, quanto di meglio per incuriosirsi sulla materia.

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